L’America Latina sta cambiando velocemente
postato il 5 Dic 2006A distanza di otto anni dalla prima sua affermazione Chavez è stato riconfermato per la terza volta alla guida del Venezuela da quel popolo di descamisados che ha visto ridursi del 10% in quattro anni l’enorme numero di coloro che vivevano in povertà nonostante le immense ricchezze derivanti soprattutto dai giacimenti di petrolio.
Molti italiani vivono in Venezuela e probabilmente molti di loro hanno votato per Rosales, il candidato di destra che ha riconosciuto subito la vittoria di Chavez, prima ancora del conteggio definitivo dei voti e che ha promesso di condurre una battaglia democratica in Parlamento a differenza di quanto l’opposizione ha fatto in questi anni.
Un colpo di Stato durato 48 ore, una continua campagna di delegittimazione che ha costretto Chavez a misurarsi con il referendum di metà mandato in un clima da guerra civile. L’indio Chavez è riuscito a portare avanti con successo il suo socialismo bolivariano all’interno puntando su semplici obiettivi sociali: scuola, salute, pensioni e sulla nazionalizzazione del petrolio che gli ha permesso di disporre delle risorse necessarie.
L’Italia non lo ha appoggiato nella sua battaglia per il seggio all’ONU ma per ora lui si concentra sull’alleanza con il neo eletto Rafael Conca in Equador e con Morales in Bolivia, che ha nazionalizzato il gas e attuato la riforma agraria dando le terre dei latifondi ai campesinos entrambi indios come lui e con il vecchio rivoluzionario Daniel Ortega che si è affermato in Nicaragua.
Il tentativo di riportare fuori dall’isolamento Cuba pare già avviato ora che, Fidel Castro gravemente ammalato, il fratello Raul lancia l’apertura di dialogo agli Stati Uniti.
Questo gruppo di “estremisti” che ha contrastato duramente l’Alca, la zona di libero scambio promossa dagli USA e già defunta, non solo ha rafforzato il Mercosur a cui partecipano anche Brasile, Argentina, Paraguay, Uraguay ma ha avviato un “trattato di commercio tra i popoli” che si pone in alternativa totale al WTO e alle sue clausole commerciali ponendosi l’obiettiìvo della solidarietà, dell’occupazione, del rispetto degli ecosistemi e della sicurezza alimentare anzichè della libera concorrenza.
Le organizzazioni indigene che hanno portato alla vittoria i loro presidenti e il popolo che li ha votati, non vogliono assolutamente rifarsi al modello Cuba, come in un referendum ha chiarito l’84% dei venezuelani che, pur ritenendo in gran maggioranza, il 64%, che Chavez sia autoritario, lo ha voluto riconfermare.
Il governo cileno della socialista moderata Michelle Bachelet che ha voluto con sè il 50% di ministre, potrà giocare insieme a Lula, che ha ricevuto dal suo popolo una lezione non di poco conto nelle ultime elezioni in cui è stato costretto al secondo turno dalla parte più a sinistra dei suoi sostenitori, un ruolo non di poco conto nel dialogo con gli USA post Bush e con l’UE verso la stabilizzazione e la democratizzazione di un continente così sfruttato e torturato come l’America Latina.
Commenti:
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