Come si viveva prima

postato il 31 Dic 2021
Come si viveva prima

Mi rendo conto che nei miei pensieri si fa strada il pessimismo man mano che crescono i contagi e la confusione di chi dovrebbe dare indicazioni chiare. Basta leggere i miei post degli ultimi mesi per rendersi conto di come di pari passo alle delusioni “sempre peggio?” sia cresciuta l’empatia e la voglia di cercare le persone fragili mentre riconoscevo la mia fragilità. Ho costruito la mia vita sull’immagine di una me forte, capace di ribellarmi alle ingiustizie e alle oppressioni, alle predazioni e alle chiamate alla complicità dei maschi e delle cucce calde, come le chiamava Alex, i piccoli recinti dove ricercare false sicurezze che tranquillizzano al prezzo di tradire le nostre radici collettive. Due anni fa, qualche mese prima della pandemia, il mio cuore che si ferma improvvisamente al termine di una bellissima giornata nell’isola che amo, si risveglia con i ritmi alterati e di lì inizia la mia nuova fase che lentamente mi fa acquistare consapevolezza della malattia cronica e della possibilità della morte vicina. Comincio a rinunciare ad appuntamenti che ritengo importanti, come quello che alcuni giorni dopo mi aspetta a Napoli con le mie amiche vecchie e nuove che mi aspettano per un importante confronto politico e gli abbracci che riscaldano ogni volta che ritorno in quella città magica. Non mi rassegno e, appena ascoltato qualche parere specialistico che mi ripropone solo quelli che sono i protocolli imposti a tutte e tutti quelli che si trovano nelle mie condizioni, senza differenza di età, di sesso e di condizioni generali di salute decido di fidarmi del mio vecchio amico medico ecologista che mi conferma la giustezza delle mie diffidenze verso scienza e medicina generiche e mi consiglia una dieta sana e un cambio di vita. Il viaggio verso i paesi caldi che da quando siamo in pensione Piero ed io ci concediamo dopo Natale e Capodanno passati con i nostri figli, prevede Il mare delle Andamane e Il Kerala, due luoghi in cui da decenni desidero andare. Rinuncio solo al viaggio in Rajasthan, troppo faticoso per il mio cuore e simile a tutti gli altri fatti nella mia vita, spartano e senza comodità ma ricco di luoghi da attraversare ogni giorno, ma rischio il lungo volo scomodo pagato con i punti e mi godo due soggiorni rilassanti tra Phi Phi e James Bond island  e le terre ayuvediche che mi danno la carica di reggere quello che mi aspetta durante il ritorno e poco dopo.

Benvenuta a mia insaputa nell’era Covid. Il viaggio è a totale rischio tra tanti cinesi con mascherina che si misurano continuamente la febbre in aeroporto. Come lo è il mio primo appuntamento a Bergamo per una lezione affollatissima di ecofemminismo accolta da vecchie amiche su invito di Legambiente. Le successive si terranno in remoto perché dal giorno dopo inizieranno le terribili notizie di troppi contagi e morti. Sono le fibrillazioni o il mio forte sistema immunitario dovuto alla mia diffidenza verso chimica e farmaci che mi salvano? I confinamenti e la paura dilagano e ci costringono a cambiare totalmente le nostre vite.

Politici che annaspano e virologi esperti che si contraddicono, rigorosamente maschi, ci martellano con le loro certezze, aumentando vertiginosamente la mia insofferenza verso questa governance inaccettabile che ci ha portato fin qua. Comincia l’era dei webinar e, vista la mia esperienza ecofemminista, sono chiamata con tante sorelle a confronti sempre più ricchi che rafforzano la mia convinzione che sia giunto il momento di giocare la sfida del governodilei, giocata con la rete dei partiti europei di Iniziativa Femminista, promossa da Soraya Post e dalle svedesi alle europee in cui ci eravamo impegnate in tante in Italia nella lista proposta da Barbara Spinelli e tanti altri. Altra Europa è stata l’ultima esperienza vincente che ha visto tante care autorevoli amiche candidate e una mobilitazione incredibile di un mondo che poi si è frantumato grazie alla stupidità di capetti irriducibili che ancora insistono con i loro dogmi da zero virgola per cento.

La nostalgia per il mio stato di nomade, anche per presentare la mia autobiografia politica e quella collettiva di noi ecofemministe dagli anni di Chernobyl, la nostalgia per il mio impegno politico di una vita tra movimenti e istituzioni, ritorna spesso a questi tempi in cui speravamo che saremmo state capaci di cambiare radicalmente quel paradigma diventato invivibile in tutto il mondo, con la consapevolezza di tutte e tutti che così non si poteva continuare. Mi illudevo che l’esigenza fosse così sentita e l’entusiasmo e la responsabilità di lavorare insieme verso quello che ormai veniva riconosciuto come il nuovo paradigma della cura, avrebbe aiutato a superare resistenze e presunzioni, dipendenze e arroganze, per stare dallastessaparte, come ci avevano invitato a fare due leader femministe storiche, Turco e Bocchetti insieme come ai tempi della Carta delle donne che,  durante il cambiamento di Occhetto, traumatico per tanti comunisti di varie tendenze, aveva fatto sperare tante donne di sinistra di essere protagoniste. Ma le sfide collettive delle donne sembrano ormai resistere per tempi sempre più brevi, senza incidere radicalmente neanche nei movimenti che coinvolgono giovanissime, oppure rassegnarsi alle lotte in un sistema politico e burocratico in posizioni sempre più gregarie e insignificanti.

Forse è proprio questa nostalgia fortissima che, insieme a questa pandemia e queste catastrofi climatiche inarrestabili, mi causano il pessimismo attuale che non mi permette di aprire un anno nuovo con le speranze che mi hanno tradizionalmente sostenuta nel passato. Aspetto da voi, mie care amiche di sempre, con cui ultimamente ci siamo confidate le reciproche fragilità che non desideriamo più nascondere e da cui dobbiamo partire e mi aspetto da chi si affaccia alla vita e alla politica, insofferente giustamente dei blablabla che non usiamo più da quando abbiamo interiorizzato che morti per malattia, fame e persecuzioni o muri, che estinzioni di specie viventi al ritmo attuale, ci costringono ad assumerci tutte insieme, responsabilità concrete e realistiche da domani, quando inizierà il terzo anno pandemico. Le mie nipotine adolescenti mi aiuteranno certamente, come il mio piccolo nuovo nipote bellissimo, che ride di notte quando si sveglia e che ha compiuto due mesi a Natale, si merita. Ora che sto meglio, dopo l’ablazione al cuore, vi invito al confronto sul mio blog, sulle nostre pagine Fb, nel nostro Google group ecofem e in tutta la rete per mettere a fuoco e convenire sulle le nostre proposte. E inaspettatamente autorevoli uomini politici e università credono in quel che diciamo. Amiche di un recente passato se non ora quando?

Questi sono i miei auguri non rituali che vi invio con tanti abbracci

Pubblicato in: Ambiente, Donne, politica, salute,

Commenti:

  • rossana garau 31 Dicembre 2021

    carissima Laura,credo di poterti com-prendere e di potermi riconoscere -ancora una volta -nelle tue riflessioni odierne , in attesa di anno -nuovo ?-che a mio avviso non apre ad alcuna sostanziale novità, sia per noi, sia per la terra. questa volta,però amica cara e straordinaria , ti ho anticipato alla grande nel confronto con temi quali la fragilità ,l’impotenza , la dipendenza, lo stato di debolezza, i brandelli di dignità nella malattia,il cambiamento per la sopravvivenza, il dubbio, le riconquiste percettive ed emotive, i tagli , le ferite , gli ascolti e tutte le balle che ruotano intorno allo stare seduta in solitaria su un trono a rotelle … ma da “regina stro-nata”,da circa dieci anni, paralizzata a sinistra . E a me se non da quella parte , dove ?
    Ah, amiche care , quanto si paga caro a veder oltre la nebbia, dovendo pure ancor ragionar da Cassandra senza essere pagata, con tutti i rischi di morire moralista e povera come accadrà a me.

  • Simona 2 Gennaio 2022

    Mentre mi accingevo a leggere l’articolo di Laura per un attimo la mia mente tendevo ad isolarsi ripercorrendo contemporaneamente tutti i momenti vissuti di questo lungo ed ormai patetico periodo di pandemia. Dico patetico perche’ ad oggi non capisco le persone che non accettano di vaccinarsi e poi sono proprio loro che permettono alle varianti di questo sconosciuto virus di far collassare i reparti di terapia intensiva o addirittura procurare la morte di una miriade di persone. A parte le innumerevoli delusioni di persone da cui non mi aspettavo tali gesti mi sono resa conto che la mia bella Calabria non cambiera’ mai perche’ vige il concetto delle battaglie di nicchia quindi nessuna apertura alle novita’ e di conseguenza al cambiamento. Credo che ascoltando un po’ di piu’ e dando modo anche agli altri di proporsi nella costruzione di un mondo migliore ed onesto siamo le armi vincenti e non di sottomissione. Mi sento di possedere una mente ricca di idee e fortunato sara’ colui che riuscira’ a captarle nella sua interezza perche’ non sono per tutti. Buon 2022

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