Le donne del celodurismo

postato il 11 Apr 2012
Le donne del celodurismo

Quando finalmente venne alla ribalta lo scandalo del finanziamento dei partiti, con la vicenda della Margherita che aveva ricevuto milioni di euro di rimborsi elettorali pur non essendo più in Parlamento, come per altro tutti gli altri partiti, compreso quello dei Verdi in cui fino a sei anni fa militavo, mi sono chiesta com’è che queste vicende di ruberie sono passate inosservate alle militanti anche di partiti che si definiscono contro l’attuale sistema.
Mai sentito una denuncia su come venivano spesi allegramente i soldi pubblici senza necessità di essere rendicontati da parte di qualche politica che aveva potere nei partiti. Mai visto un documento collettivo di donne che chiedesse trasparenza, nè a livello nazionale nè a livello locale. Mai sentita una dichiarazione pubblica femminile che chiedesse di restituire il maltolto che il popolo italiano non voleva finisse nelle mani dei partiti.
La stessa Bonino che con i radicali aveva stravinto uno dei referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti ha lasciato passare quasi 10 anni di gestione vergognosa e di spreco incredibile di finanza pubbliche senza riprendere con forza la denuncia.
Da parte mia ricordo la proposta inascoltata che con Silvia Costa, quando ero coordinatrice del gruppo riforme Istituzioni della Commissione Nazionale PO presso la Presidenza del Consiglio, avanzammo con forza per chiedere al Parlamento che legiferasse sull’art 49 in modo che i partiti, diventati enti giuridici, fossero responsabili della democrazia interna e dell’uso delle risorse. Allora nessuno ne parlava, nonostante fosse già avvenuto lo scippo sotto il nome di rimborso elettorale, di una somma dieci volte superiore a quella che si era bocciata come finanziamento pubblico. Ma si sa che nel nostro paese le istituzioni di parità contano come il due di picche, e la Prestigiacomo si affrettò a togliere voce alla più autorevole ed autonoma, cacciando le politiche che facevano richieste scomode ai Ministri, e riducendola a un Forum al suo servizio.
Non è di certo un caso che nella storia della nostra Repubblica ci siano state poche donne alle più alte cariche dello stato, capigruppo in Parlamento e segratarie di partito e mai nessuna, proprio nessuna, tesoriera.
La gestione del denaro pubblico non è concessa alle donne in Italia e di questo parlerò anche nel seminario di Altradimora di giugno, promosso da Marea, grazie alla lungimiranza dell’amica Monica Lanfranco che ha voluto promuovere: “Prendi i soldi e scappa” (trovate il programma sul sito Marea e www.radiodelledonne.org)
Adesso con la vicenda Lega le donne sono purtroppo in primo piano.
Nel ruolo di mogli, madri e badanti che hanno corrotto, così si dice, quel condottiero senza macchia che ce l’aveva sempre duro: Bossi.
Per troppo amore famigliare ha ceduto alle richieste della moglie e dei figli. Ha finanziato con soldi pubblici diplomi e lauree false, auto di lusso, scuole e sindacati leghisti che ha regalato alla moglie, ai figli e alla badante.
Il cerchio famigliare si è allargato a pochi intimi, tesoriere compreso, ed è diventato quel cerchio magico contro cui l’altro condottiero senza macchia che ne era escluso, Maroni, si batte da tempo.
Bisogna riconoscere che le più avvedute sono state le segretarie che, sentita puzza di bruciato, si sono portate a casa quella documentazione compromettente che hanno potuto esibire davanti ai giudici che indagano. Sempre donne sono, che maneggiavano denaro, senza avere il potere di decidere. Sostengono di avere anche avvisato del rischio il boss, ma senza essere ascoltate.
Le altre donne della Lega, come alcune parlamentari che ho visto lavorare bene, non hanno mai avuto nè diritto di cronaca, nè potere nel partito, nè probabilmente informazioni. Se intuivano qualcosa si son ben guardate dal denunciare e sono state allineate e coperte, senza neppure prendere parte alle lotte intestine che agitavano il partito. Galleggiare e rendersi tecnicamente utili. Come per altro la maggioranza delle parlamentari di tutti i partiti.
Quando capiremo finalmente che per rompere i clan dobbiamo smetterla di portare acqua, di cercare un guadagno personale, di non avere voce in capitolo?. Mi piacerebbe che le donne con cui sono in relazione leggessero con un’ottica responsabile queste vicende penose, tantopiù in questo periodo in cui chi non ha soldi e non ha lavoro, cade nella disperazione e, se uomo, rischia più facilmente persino il suicidio. Nessuno di noi è fuori da questo fango se non ci diamo una mossa.

Commenti:

  • Rosangela Pesenti 11 Aprile 2012

    Cara Laura, condivido le tue parole, anche perché da anni sostengo che le donne, anche in politica, non vanno oltre i ruoli tradizionali, compreso, le migliori, quello di vestale, chiamata a conservare i valori della tradizione mentre i corrotti hanno mano libera.

  • iaiacaputo 11 Aprile 2012

    La lega salva il capo-padrone e trova il capro espiatorio. Anzi, una strega.
    Era solo da qualche mese, ma ormai ci sembrava un’era geologica, che non assistevamo a raduni di popoli elettorali facenti parte della precedente compagine di governo. Ieri sera a Bergamo eravamo nella tradizione, sia pure nel suo momento epifanico: è morto il re, evviva il re, si potrebbe dire, nel senso che il senatur, dimessosi dopo un ventennio da segretario-padre-padrone-sovrano della Lega, tornava al suo popolo da Presidente-”Madonna pellegrina” del partito. E se in qualunque altro Paese di democrazia compiuta, quelle scope simbolo di pulizia, avrebbero avuto proprio lui, Bossi, come bersaglio, in questa Italia caratterizzata da una parte dal primitivismo politico, e dall’altra da una vera e propria cultura dell’irresponsabilità, siamo stati di nuovo spettatori di quella funambolica torsione del linguaggio per effetto della quale viene negato quel che si afferma.

    Così si invocava “pulizia, pulizia, pulizia” nel mentre ci si stringeva osannandolo all’unico vero responsabile del sistema corruttivo, in chiave familistico-padronale, che attanagliava la Lega: Umberto Bossi ha scelto il tesoriere Belsito; lui ha voluto, coprendosi di ridicolo, il figlio Trota alla Regione; lui e ancora lui era il sole intorno al quale si era costituito il cosiddetto “cerchio magico”, infine sua la moglie alla quale secondo i magistrati sono andati centinaia di migliaia di euro per sostenerne la scuola.

    E come è stato possibile questo compattarsi di virili orgogli, dall’antagonista Maroni al fido Calderoli, dal senatur al popolo leghista unito? Semplice, è stato trovato il capro espiatorio, anzi, la strega dai contorni medievali (epoca prediletta dalla Lega) pronta per il rogo purificatorio, “la nera”, come ormai la chiamano volentieri i giornali, o la badante, come pare la chiamassero tutti, al secolo Rosi Mauro, vice-presidente del Senato, la più fedele e dedita creatura bossiana, la donna che da quando il vecchio leader era stato colpito da ictus gli aveva dedicato vita e militanza, offrendogli il braccio e pulendogli il filo di bava che ne imbrattava costantemente il mento, facendogli da interprete e da consigliera, da infermiera e da amica. Ecco, ora è lei che deve pagare per tutti. E, ultima annotazione, soltanto della senatrice si fa nome e cognome dell’amante e si grida allo scandalo per il suo legame con un uomo più giovane. Niente invece ci è dato sapere del porcaio sessuale al quale, e nonostante malattie e menomazioni, si dedicano da sempre figure ben più autorevoli del partito.

    Ieri Maroni, che ha prontamente adottato il barbarico linguaggio bossiano, la invitava da dove era venuta, cioè in Terronia (essendo la Mauro meridionale), e non tralasciando di definire Culonia la Tanzania, ha però omesso di rimandare a casa la consorte del capo: anche lei, a quanto ci risulta, nata al Sud e fruitrice costante del denaro pubblico. Si capisce, all’ex segretario si deve rispetto. E non importa se quell’inesausto rispetto può essergli elargito solo a patto di ritenerlo un coglione, un marito, un padre e un leader così incapace di intendere e di volere, che di tutto ciò che gli accadeva intorno, a casa propria e nel suo partito, non poteva proprio accorgersi. Dunque, evviva Bossi, a morte la Mauro.

    Beh, mai nella vita avrei pensato di dover prendere le difese di Rosi Mauro. Se Bossi non è un povero rimbambito, quanto la Mauro è colpevole, allora se ne vadao insieme: non si dà la Presidenza del partito all’uomo responsabile della corruzione della Lega.

    Se invece il povero Umberto è un deficiente e quindi incolpevole, gli si dia pure il contentino della Presidenza della Lega, però la Mauro, sua fedele sodale, deve avere come minimo la vicepresidenza, e non quella del Senato, ma proprio quella del partito. O no?

  • suny 11 Aprile 2012

    Cara Laura
    condivido in pieno tutto ciò che hai scritto. Grazie

  • laura cima 11 Aprile 2012

    cara iaia, anche la Perina ha scritto e ha dichiarato cose simili a quelle che tu scrivi. ma non è difendendo a spada tratta la strega che si affronta il problema- Perina si batte perchè il suo partito non prenda la nuova tranche? e che dire di Finocchiaro e di Sereni che dichiarano che il PD non rinuncia, mentre bersani, Franceschini e altri fanno dichiarazioni molto più defilate. Adesso ci rqaccontiamo che senza quei finanziamenti farebbero la politica solo i ricchi? Con che faccia, quanti soldi le donne hanno visto dai partiti? smettere di portare acqua, SNOQ?

  • marella narmucci 11 Aprile 2012

    Laura, ti ricordi quante volte come responsabile donne verdi (nomina mi pare mai ufficializzata ma sempre sfruttata a loro piacimento!) hai avanzato la richiesta al partito di un fondo per organizzare iniziative per loro nazionali o sul territorio? E quante volte è stato concesso? Mai. Non ce ne erano mai a sufficienza per noi.
    Solo slogan

  • Laura Cima 11 Aprile 2012

    e poi quando sono diventata troppo scomoda mi hanno cacciata

  • Ferdinanda Vigliani 11 Aprile 2012

    E che dire del fatto che solo ieri sera, ascoltando disgustata il Porta a porta di Vespa, ho scoperto l’esistenza di una “legge mancia”? Già il fatto che venga chiamata così mi sembra mooolto significativo. Ma insomma se ho capito bene con la legge mancia i partiti, legalmente, possono finanziare enti educativi o altre iniziative di loro scelta. In pratica finanziare quello che pare loro senza nessun controllo da parte di nessuno…
    Qui il benemerito seminario di Monica forse servirà a farmi capire che cosa è stato a rendermi cieca e sorda su un’informazione come questa. Io i giornali li leggo e anche con una certa attenzione. Come è che, citata così en passant nel salotto di Vespa, ne prendo coscienza solo adesso? C’è davvero qualcosa che ci blocca. Per tradizione millenaria il nostro accesso alle risorse è stato accuratamente limitato. E l’operazione è riuscita così bene che riusciamo anche a limitarcelo da sole?
    Infine vorrei sottolineare che i politici sono la sola categoria in Italia a decidere del proprio stipendio.
    Quanto vogliamo prendere in busta paga ragazzi? Chiedono gli operai di una fabbrica o di un cantiere. E poi decidono loro la cifra, la arrotondano magari ancora un po’ con qualche indennità, qualche integrazione speciale, e questo li rende molto contenti. Basta seguire l’esempio dei nostri politici e abbiamo scoperto la ricetta della felicità.

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