Appunti dagli States

postato il 5 Set 2006

Riprendo dopo la sosta estiva e ci sarebbero da affrontare problemi e fatti gravi e importanti.
Intanto la guerra in Libano, l’arrivo del nostro contingente e la propaganda che comincia a falsare la realtà. La situazione drammatica di Gaza, praticamente rioccupata, e della Cisgiordania invasa da nuovi insediamenti che, dopo il mura, la divideranno ancora in due,. Le guerre mai finite in Iraq, da cui ci stiamo ritirando e in Afghanistan dove rimaniamo impotenti a fare di fatto i guardiani di un immenso narcotraffico e di una produzione di droga che copre ormai quasi totalmente il mercato mondiale. Poi la finanziaria e le polemiche che ne accompagnano la stesura. L’impressione di una corsa tutta in salita di questo nuovo governo.

Fatti di cronaca terribili come il suicidio della donna indiana costretta dai suoi a sposare un cognato settantenne e a rientrare nel suo paese con i due figli. O il massacro della giovane pakistana da parte del padre perchè rifiutava di accettare un matrimonio combinato.

O il reportage di un vero giornalista come Fabrizio Gatti che dopo essere stato nei centri di accoglienza fingendosi immigrato ora ha passato una settimana da “schiavo” con chi raccoglie pomodori nella provincia di Foggia e ha scoperto un’altra vergogna italiana.

Tornerò su questi ed altri avvenimenti ma prima di rientrare completamente nella realtà italiana voglio mantenere qualche giorno di distacco e raccontare il mio viaggio negli Stati Uniti, in agosto durante la massima allerta per il presunto complotto terroristico che avrebbe dovuto far saltare 10 Boeing diretti da Londra a New York e alla California.
La voglia di vedere i grandi parchi e immergermi nella natura, ma anche capire se all’involuzione del suo governo corrisponde una svolta nella cultura, nella società e nella storia del popolo americano, mi ha portata per un mese attraverso le Hawaii, la California, il Nevada e l’Arizona, lo Utah e New York scambiando due settimane di multiproprietà e cercando voli low-cost e hotel o motel su internet con un costo competitivo alle vacanze italiane.

Comincio da Los Angeles per spiegare meglio come sia più centrale oggi di New York e corrisponda al profilo che ne dà il sindaco di origine messicana nella scritta di benvenuto all’aeroporto: la città in cui incontri il mondo.
L’ albergo Kawada di Downtown, scelto perchè una stanza costa 50 dollari in due, a due passi dalla Walt Disney Concert Hall, ci ha permesso di tuffarci subito nella differenza profonda della parte alta, oltre la Grand Avenue con i grattaceli delle grandi banche che è proibito fotografare, dalla parte più bassa di Dowtown, con i vecchi grattaceli art-deco e tudor, mescolati alle case messicane di un piano della Brodway. Quanti homeless di tutte le età con il loro carrello da supermercato come casa, agli angoli delle strade con il loro bicchiere di carta per raccogliere le monetine o nel parco di Santa Monica, proprio di fianco al lunapark del molo. Ma anche quanti giovani messicani, che parlano spagnolo e inglese indifferentemente nella giornata, ben inseriti.e che hanno trovato una casa non troppo cara nel quartiere di Melrose, quello di Madonna, tutto a case di un piano o due.

Anche di qua si capisce come a Chicago possa succedere che quattro bambini bruciano vivi con le candele perchè i genitori hanno disdetto il contratto con l’azienda energetica perchè troppo caro. Nel paese della guerra preventiva gli americani vivono spesso nella miseria più nera e gli altri, quelli integrati lavorano sempre, senza feste e ferie per non essere espulsi dal mercato del lavoro.

Pubblicato in: Donne, Esteri
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