Cinque anni dopo

postato il 11 Set 2006

Credo che tutti abbiamo cercato negli spezzoni della giornata di seguire i servizi dei media su quell’11 settembre di cinque anni fa che ha cambiato la storia, aprendo una guerra globale che ogni giorno porta vittime e distruzione tra civili inermi che non hanno nulla a che spartire con i terroristi islamici o con il governo Bush. I militari americani morti hanno superato il numero delle vittime di Ground Zero.
Quanti morti giovani e senza che si sia ritornati al livello di sicurezza di prima. Quando non si doveva convivere con la paura e con l’orrore che questa guerra ha generato. Quando l’integrazione era un processo storico che aveva eliminato schiavismo e apartheid. Quando lo scontro di civiltà o tra religioni sembrava fuori della storia e sicuramente lo era dalla nostra esperienza di vita.

Io ho concluso il mio viaggio negli Stati Uniti a Ground Zero, una decina di giorni fa, dove sono tornata, insieme a tanti da tutto il mondo, a rivedere il buco, a leggere i nomi delle vittime, a guardare le fotografie di quelle giornate e i disegni degli scolari che hanno perso il loro papà o la loro mamma.
Mi ha molto impressionato il fatto che la CNN proponesse ogni sera un servizio su Bin Laden, come è sorprendente tutto il gran sbandieramento di misure di sicurezza nuove negli aeroporti (bevande, dentifrici, sciroppi, medicinali e gel buttati) quando si potevano comprare fiammiferi e accendini dopo il controllo nella zona d’imbarco.

Oggi sono tornati a Ground Zero i newyorkesi, ci sono tornati i parenti a piangere ancora una volta i loro cari, ci sono andati a manifestare quei lavoratori immigrati e precari, ammalati perchè usati senza nessuna precauzione a rimuovere le macerie.
La ferita nella città di New York rimane dopo cinque anni un buco nero dentro la storia di ciascuno di noi e rispetto ad un futuro a cui non possiamo guardare serenamente se non rispondiamo insieme e in concreto ad alcune domande fondamentali che tutti noi ci siamo ripetuti tante volte dando risposte diverse e provvisorie, a seconda dei contesti e delle contingenze.

Sono alcune di quelle discusse due giorni fa a Berlino sulla Bebel Plaz, poste da 52mila persone di tutto il mondo, soprattutto giovani, al regista Ralph Schmerberg (www.droppingknowledge.org). Ne scrivo qui poche, molto semplici, che faccio mie:

Come sarebbe il mondo se usassimo la creatività e il sapere di tutti e tutte?
Come possiamo convincere i nostri governi a non fare più guerre?
Chi è responsabile della gestione delle risorse della terra?
Perchè la società tollera che alcuni nuotino nell’oro e altri muoiano di fame?
Perchè la bomba atomica iraniana è considerata più pericolosa di quella americana (già usata a Hiroshima e Nagasaki) o di quella israeliana?

Pubblicato in: Esteri

Commenti:

  • Paolo Cima 14 Ottobre 2006

    Cara Laura,
    siamo parenti?
    Io mi chiamo Paolo Cima. Anche io ho un blog e anche io sul mio blog mi occupo di politica.
    http://www.paolocima.it

  • Laura Cima 16 Ottobre 2006

    Caro Paolo, non credo di avere parenti in Lazio, complimenti per il blog ma ti segnalo che qualcuno ti ha mandato un commento a nome mio e vorrei capire chi si permette di fare questi stupidi scherzi

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