A che punto siamo?

postato il 16 Apr 2008

A questa domanda, che ci siamo poste l’11 marzo al circolo dei Lettori di Torino dopo 100 anniversari dell’ 8 marzo e nel sessantennale della Costituzione italiana, oggi dovranno rispondere in molti, uomini e donne che sono tutt’altro che soddisfatti del risultato elettorale.

In una interessante relazione storica sul ruolo delle donne e delle femministe rispetto al voto, tenutasi alla galleria Sofonisba di Torino, il venerdì sera di chiusura di campagna elettorale veniva analizzata anche l’autobiografia di Nadia Spano, scritta recentemente nel 2005, l’anno in cui morì.
Ho conosciuto Nadia dieci anni fa, in un seminario chiuso organizzato da Alessandra Bocchetti, allora responsabile del gruppo Cultura della Commissione Nazionale PO, e conservo il ricordo di quell’incontro con
grande emozione. Alle domanda che le posi: perchè voi donne dell’Assemblea costituente, non siete entrate nella definizione della seconda parte della Costituzione Italiana? mi rispose un pò piccata che di fronte a costituzionalisti insigni come Calamadrei loro, che erano tutte maestrine, non si sentirono in grado. Ma aggiunse che le donne, di diversa cultura politica, cattoliche, socialiste, comuniste el iberali, avevano disegnato la prima parte, quella importante, quella dei valori. L’avevano fatto con l’ascolto rispettoso degli uomini che avevano riconosciuto loro maggiore competenza.
Credo che se ricominciassimo con questo metodo potremmo creare un confronto interessante per le riforme necessarie oggi nel nostro paese. Purtroppo invece tutti i commentatori del risultato di queste elezioni sono uomini. Le donne dove stanno e cosa pensano?
Nella mia introduzione all’incontro dell’11 marzo, che riporto qua sotto, sollevavo proprio questa questione e altre analoghe mentre interpretavo il pre-elezioni. Chi vuole seguire altri contributi si trovano nel blog del sito
www.consiglieraparitatorino.it

Ecco l’introduzione di A CHE PUNTO SIAMO?:
11 marzo 2008

Laura Cima.
Autorità e autorevolezza femminile

 

Proprio per entrare nel merito del secondo focus vorrei prima spiegare perché ho voluto proporre questo incontro in un momento di scoramento in cui si preannunciano elezioni che, al di là delle apparenze non porteranno alcuna novità sostanziale,capace di ribaltare la situazione di vergognoso monopolio maschile del potere e della politica nel nostro paese: l’Italia nel 2007 è arretrata all’84° posto nel mondo per le politiche di Pari Opportunità.
E’ proprio perché le donne e i loro saperi non hanno spazio sulla scena pubblica che il degrado del sistema politico ha ridotto i politici ad una casta (Rizzo e Stella) spesso complice o funzionale alla criminalità organizzata come la vicenda dei rifiuti e delle grandi opere pubbliche dimostrano e ha aumentato la nausea di questa politica (blog di Beppe Grillo). Quella dei “ma anche”, (l’industriale ma anche l’operaio) ha eliminato la volgare conflittualità di urla e sputi per approdare allo sbadiglio e al calo drastico di audience. Oggi fa ascolto la Santanchè.
Ascrivo Ferrara e le sue iniziative ad una crisi profonda dell’intelligenza politica maschile che non sa più come rappresentarsi sulla scena e che mostra invidia dell’utero e insicurezze sempre addebitate all’isteria delle donne “se faccio perdere Berlusconi mi ammazzo”
Noi invece invidiamo non solo più i paesi scandinavi, ma gli USA, la Spagna e persino la Francia., non solo per le donne che assumono ruoli importanti e cambiano con la politica la società, ma perché lo scontro politico appare vero e estremamente interessante.
Faccio parte del forum Donne e Politica e di solito partecipo ai dibattiti come quest’ultimo che ha preparato il corteo dell’8 marzo.Mi piace questo pieghevole che si sta preparando, 8 marzox 11 aprile, mi piace scendere in piazza ma sento che sia i punti proposti ai candidati/e, che le parole d’ordine della manifestazione non rispondono alla nostra ricchezza di esperienze. Forse sono anche un po’ difensivi.. Come se reagissimo anziché agire. Ogni ridiscesa in piazza rivela “un’incapacità creativa di ridefinire lo spazio dell’azione politica”(A.Sarlo)
“La cultura politica delle donne è frammentata e incide poco sul contesto” (Lea Meandri)
A Torino ci sono l’udi, emily, telefono rosa, la casa delle donne, alma terra, il pensiero femminile e una miriade di associazioni che lavorano ad affermare il pensiero,la cultura e le pratiche delle donne e delle pari opportunità, ci sono donne che guidano sindacati, associazioni imprenditoriali e imprese, ospedali, che fanno le assessore . .C’è una forte spinta verso la centralità della scena.
Perché non riusciamo ad esprimere i nostri desideri e trasformarli in idee, pratiche e obiettivi vincenti?
Perché riconosco a poche donne l’autorità di una visione del futuro che ribalti questa situazione e non ho voglia di affidarmi e di sostenere nessuna parte politica in cui pure militano queste donne che rispetto? Eppure ho incontrato donne splendide nella politica, nella mia vita e tuttora nel mio ruolo pubblico.
Ho ripreso in mano due vecchi libri che storicizzano in modo molto parziale il percorso di molte di noi “vecchie”, quello di Piera Zumaglino sui Femminismi a Torino e quello di Maria Schiavo, ho comprato il libro della Ribero e mi sono resa conto che non abbiamo trasmesso alle nuove generazioni un’esperienza esaltante come quella degli anni 70 nella nostra città, forse perché non l’abbiamo più elaborata collettivamente, e aggiornata in base alle successive esperienze di vita, ma l’abbiamo semplicemente rimossa, per ripescarla ad ogni attacco.
All’interno del partito in cui ho militato, sono state vincenti le battaglie che hanno visto donne leader e che hanno portato nella prima legislatura dell’87 a un gruppo parlamentare paritario e poi, a un direttivo di sole donne e nel congresso di rifondazione di dieci anni fa alla presidenza di Grazia Francescato.. Quelle sono state fasi di forte crescita e di entusiasmo.Con i leader maschili si è tornati a stallo o involuzione.
Oggi più che la voglia e la speranza del futuro, prevale nelle giovani e nei giovani (ormai il 10% degli anoressici) la paura che domani sia peggio.
Nonostante ciò c’è curiosità e ascolto da parte loro come chiunque di noi che insegna sa. C’è voglia di capire il mondo, di impegnarsi per contrastare le ingiustizie e le disparità, il degrado del pianeta.
Non sono in grado di valutare cosa succede nel PD e negli altri partiti rispetto alla promozione di giovani e donne nelle liste ma per ora mi sembrano più operazioni di immagine. Ancora una volta le donne non decidono agende, programmi e liste ma neppure fanno saltare situazioni bloccate. Forse solo a Rosi Bindi e a Emma Bonino viene riconosciuta una capacità visibile di autonomia.
Dove ci giochiamo l’emancipazione portiamo agio ma il disagio ritorna con il dominio maschile, sorretto da complicità anche femminili. Allora ce ne andiamo in quell’altrove che ognuna di noi trova quando non c’è più spazio politico. “La vita è fuori dalla politica ma la passione è nostra” Bia Sarasini
Ricordo sempre con nostalgia una situazione in cui le donne, insieme agli operai, rovesciarono una Lotta Continua incapace di uscire dalle strettoie del 1977 che preparavano gli anni di piombo.
Le donne diventarono leaders collettive, con una crescente fiducia reciproca che ci diede la forza di mettere in crisi logiche di partito ingabbianti e perdenti fino alla vittoria nel congresso di Rimini che portò alla scioglimento del partito.
Ho visto sciogliersi e rifarsi tante forze politiche da allora, ma mai con il protagonismo femminile: le donne si sono fatte dividere e hanno portato acqua ai loro leaders maschi.
Per riprenderci la passione e la capacità di confronto e azione collettiva sui nostri desideri, sulla complessità del mondo, quando dobbiamo separarci dal mondo per ritrovare le parole che hanno significato? Quando e come dobbiamo ritornarci per vincere? Ci sono alleanze che possiamo praticare? Ci sono buone pratiche che possiamo diffondere?
www.consiglieraparitatorino.it.

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