Decrescita, acqua, petrolio e costi della politica
postato il 12 Lug 2007Il mio amico Maurizio Pallante presenta oggi su Tuttoscienze il suo ultimo libroCD “discorso sulla decrescita, manifesto di una felice sobrietà”. Sono ormai trascorsi 35 anni da quel rapporto del Club di Roma di Peccei sui limiti allo sviluppo, (sarebbe stato meglio tradurre limiti alla crescita) che allora venne preso poco seriamente dagli imprenditori e dai politici, ma la cui preveggenza stiamo verificando oggi.
La teoria del picco di Hilbert, applicata a quella che è stata la risorsa energetica fondamentale per la crescita del XXsec., il petrolio, ci ha già dimostrato che dal 2000 siamo in fase di declino per quanto riguarda questa fonte che si esaurirà nell’arco di pochi decenni. Le conseguenze climatiche dovute alle emissioni in atmosfera di CO2 sono misurabili ogni giorni dall’eccesso di piogge violente che provocano disastri e inondazioni e dalla carenza di acqua anche nel nostro paese, documentata dalla situazione di Taranto, città senza acqua grazie anche alla gestione dissennata di un governo di destra che ha portato la città al fallimento.
Maurizio si presenta come studioso dei rapporti tra le tecnologie ambientali e la letteratura e sostiene che occorre liberarsi dall’idea ossessiva che il fine delle attività produttive sia la crescita economica, quindi del PIL e dimostra come una maggiore efficenza energetica fa decrescere il PIL. Aggiunge che questa decrescita deve accompagnarsi al rifiuto del consumismo, quindi a un cambiamento radicale degli stili di vita al punto da rifiutare il concetto di consumatore per usare quello di utilizzatore. Valore d’uso e valore di scambio, una formazione marxista comune negli anni settanta, superata dalla storia che ha visto cadere il muro di Berlino e svelare gli orrori dello stalinismo.
Le guerre del petrolio sotto l’egida americano/capitalistica, per usare la terminologia di allora, ci hanno svelato le menzogne e gli orrori dei governo dell’altro mondo, quello della ricchezza e della democrazia, quello che ha permesso all’Europa di battere il nazismo e il comunismo, le “banalità del male” denunciate da Hanna Arendt.
L’Europa come terza via multipolare è crollata sotto il no referendario di Francia e Belgio e stenta assolutamente a riprendersi. Non si parla più di costituzione e sarà difficile anche mettersi d’accordo su un nuovo trattato.
Per quanto riguarda le identità politiche di sinistra e di destra, in particolare nel nostro paese,è evidente che la politica della decrescita dovrebbe essere abbracciata dai governi, nazionale e locali, di sinistra.
La vicenda della TAV è emblematica al riguardo: il dibattito con gli amministratori, tutti di sinistra, che è seguito alla relazione del Presidente Tazzetti all’assemblea dell’Unione industriale di Torino, vedeva come freno alla sviluppo, come condanna a “una marginalità insopportabile e colpevole” qualunque opposizione alla sua realizzazione
I costi ambientali e finanziari non vanno certo verso quel nuovo Rinascimento che auspica Pallante. Per tutto il sistema economico e politico l’imperativo è sempre quello di fare grandi, medie e piccole opere, senza misurare nè l’utilità per gli utilizzatori nè lo spreco di risorse ma solo profitti e guadagni che ne possono derivare più che alla società, per la propria casta.
Non voglio poi entrare in un altro discorso che bisognerà affrontare seriamento: quanto delle tasse che solo gli onesti e i dipendenti pagano e i disonesti evadono senza finire mai in prigione, se ne va per appetiti politici e imprenditoriali che non si pongono il minimo problema sulla reale utilità di quanto spendono?