E quelli come lui, li tolleriamo?
postato il 16 Lug 2021
Laura Marrucci, una amica di cui apprezzo la capacità di vivere e di scriverne con passione, ha scritto ad un suo contatto quello che condivido qui per farlo sapere a tutte e tutti voi e aprire un confronto con chi continua a sostenere che sex work is work e a non mettere mai in discussione la sessualità predatoria di chi va a prostitute.
Grazie Laura è un conforto sapere che ci sono giovani donne con la tua chiarezza e il tuo coraggio di non cedere mai di un millimetro a questa modalità di rapporti umiliante. ho omesso il cognome non per fare un piacere a questo individuo ma perchè tutti gli uomini come lui si possano riconoscere più facilmente senza illudersi di non essere lui. Sono tutti Fulvio, stupratori a pagamento.
Ecco:
Dei delirii e delle pene.
Un contatto pubblica uno scritto dove, a mo’ di battuta, racconta di quando è andato con una prostituta. Parlava d’altro, il cammeo dell’uso della prostituta era appunto solo un cammeo. Una nota di colore, come se io mi mettessi a raccontare un certo evento e ci inframmezzassi lì, chessò, che il cielo era azzurro. Sì può dissentire sul fatto che il cielo possa essere azzurro, in determinati momenti della giornata? No, e dunque lo stesso vale per l’abuso delle donne nella prostituzione. Da che mondo è mondo, voglio dire. Il mestiere più antico della storia. Poi ora abbiamo l’empowerment, l’autodeterminazione. La cara Carla Lonzi si rivolta nella tomba, ma tanto è morta, quindi chissenefrega.
Cioè ragazzi, una novità incredibile quella di vendere il corpo sessuato per il potere maschile. Roba da urlo, Che Guevara scànsati. Un empowerment pazzesco, quello di fare gioiose quello che il patriarcato ci ha sempre detto di fare.
Vabbè. Carla, riposati, ti chiamiamo quando c’è qualcosa di nuovo all’orizzonte.
Allora succede che una stronza come me risponda a quel post chiamando per nome l’enunciatario dello stesso. Gli ho chiesto se fosse uno stupratore a pagamento. Perché tali sono, i compratori di prostitute. Apriti cielo.
Il tipo, fino a 2 secondi prima così attento e partecipe alle cause delle donne, punto sul vivo, si è risentito. Ma come non mi capisci? Ma come mi dici queste cose? Uno stupratore, io? Quando mai?
Ed è sincero. Questi stupratori a pagamento sono convinti che non ci sia nulla di male nell’usufruire del corpo di una donna a disposizione. Poi, perché sia a disposizione quel corpo, non frega a nessuno. Serve, quindi basta.
Un commentatore del post originario ha scritto qualcosa tipo: “Eh, se frequenti le TERFS…”E l’autore a dire tipo: ”Sono loro che vengono”.
Qui c’è un po’ tutta la faciloneria estrema con cui si trattano i temi urgenti.
Che caspita c’entrano le terfs – Trans Exclusionary Radical Feminists – con la critica alla prostituzione? Niente. Ma ormai terf prova ad essere un insulto, come puttana. Terf è il novello troia e puttana. Al femminile, naturalmente. Ohmmioddio quanta liberazione, quanta autodeterminazione. Guai a smantellare il sistema veramente.
Fulvio, vieni a ragionarne in casa mia. Se ti va. Io non ho bisogno di likes, ma ho bisogno di cambiare il mondo. Tu?
Caro Fulvio, registro che nel tempo che è occorso da che ho scritto questo post con invito al confronto, tu ti sei esentato dal partecipare, non certo senza avere mancato di lasciare una faccina che sghignazza, ma nel contempo ti sei speso prima a dire di essere stato tipo accerchiato da un manipolo di SWERF – oh, gli acronimi li sai tutti eh; deficiti un pochetto di approfondimento. Ma almeno dopo hai usato quello giusto, dacché eri partito col bolso TERF – e poi a lasciare il racconto strappaconsensi della tua prima volta con una prostituta. Prostituta, non escort. Ti ricordi la storia di Shakespeare e della rosa e del profumo? Una cosa, anche se le cambi il nome, sempre quella resta. Perché hai bisogno di chiamare escort una prostituta? È allora a te che fa schifo la prostituta, non a me. Io non ci do giudizi di sorta, tu sì, perché hai bisogno di chiamarla in un altro modo più edulcorato, che nasconda il fatto che se fa sesso con te, o meglio, subisce sesso da te, è perché tu hai un potere che lei non ha. Se sei tanto convinto di essere nel giusto, perché non ti operi per riabilitare il termine “prostituta”? Perché, tu e compari e compare, avete così tanto bisogno di parlare di sex work e non di prostituzione? Perché quello è, ragazzi, potete inventare qualsiasi nuova formula, ma la realtà è quella. Non ti fa voglia di accettarla, e lo credo bene. La vita è dura, ancora non lo sai, ragazzino? E sì, anche a 40 anni si può essere ragazzini, che sarebbe anche un bene, se si pensasse come i ragazzini. I ragazzini non sentono che gli altri possono essere usati. Ti sei risentito quando ti ho chiamato ragazzino, ma in realtà ti ho fatto un complimento. Ora torna a riempirti la bocca di acronimi e di ricerca di consensi. Stai sereno che come tu vai avanti nel propagandare lo sfruttamento del corpo delle donne “perché la libera scelta”, noialtre, e altri – non so se hai notato che, incredibile dictu, anche addirittura uomini come te aborrono la prostituzione in sé, e non certo le prostitute – seguiteremo a raccontare la realtà. Te lo ripeto, io voglio cambiare il mondo, tu? Ora copio questo commento anche sotto i tuoi post, perché a differenza di te non ho paura di mostrarmi in territorio non favorevole. Me li prendo volentieri gli insulti a caso dei compratori di potere attuato col sesso acquistato, mi prendo gli insulti di tutte quelle che il secsuorc è un lavoro come un altro, ma loro stesse si ammazzerebbero prima di farsi stuprare da un cliente. Non siamo un manipolo, non una frangia estremista, niente di quello che tu dici per salvarti la faccia. Siamo. Ti aspetto sempre davanti una boccia di vino per confrontarci. Ma certo non mi piego innanzi ai tuoi sghignazzi.
Commenti:
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Un film profondamente immorale quello dell’immagine.
Uno dei tanti modi per trovare il marito danaroso? Quello che voglio dire è che alcuni matrimoni non sono molto diversi dalla prostituzione. E’ proprio il concetto della donna al servizio delll’uomo che deve essere scalzato. Prendi una donna di scarsa intelligenza e cultura che riesce a conquistarsi un marito con una buona situazione economica. Quando mai potrà essere solidale con le lotte femministe? Dovrà per forza essere docile e remissiva avendo solo alternative svantaggiose. -
Sono assolutamente convinta che il sex work non è un lavoro. Sono altrettanto convinta che non è una conquista fare “liberamente”, per scelta, ciò che il patriarcato ha sempre chiesto a una categoria di donne per propria convenienza. Tuttavia trovo fuorviante chiamare la prostituzione stupro a pagamento tout court. La prostituzione è una realtà molto antica ma anche variegata. Si può parlare di stupro solo per donne sequestrate, sottoposte a tratta o ricatto da malviventi. O (come può avvenire più facilmente in paesi del terzo mondo) di donne socialmente emarginate costrette a battere per sopravvivere. Ma non possiamo nasconderci l’esistenza sempre più frequente – e la differenza – di persone che si prostituiscono pur potendo benissimo evitarlo, per guadagnare di più e più rapidamente, magari solo per un periodo della propria vita. A me interessa moltissimo capire le cause per cui una donna finisce per prostituirsi – la reputo una sconfitta e un errore in caso di scelta volontaria – ma proprio per questo non posso non distinguere tra prostitute più o meno costrette e prostitute che non sono costrette affatto. Questo costituisce un problema per noi femministe, che non possiamo eludere. Sempre più spesso ci si trova di fronte a donne evolute, istruite e indipendenti che dicono: decido io tempi e luoghi, se un cliente non mi piace lo rifiuto, non sono in balìa di nessuno, sono socialmente svalutata ma è proprio questo che deve cambiare, trattandosi di puro pregiudizio; voglio pagare le tasse ecc.. Mi sembra che nel caso di questo sex work rivendicato
(che certo rappresenta una parte minoritaria della prostituzione femminile), ci sia, da parte di certe donne, non riconosciuta e rovesciata di segno, un’acquiescenza a mettersi a disposizione del desiderio maschile più codificato, paragonabile a quella introiezione dei valori patriarcali che conduceva tante donne a voler “liberamente” essere spose devote e sottomesse in quanto in questo vedevano la realizzazione della propria femminilità. Ma questo equivoco di base esclude appunto, a mio avviso, che si tratti di stupro, perché viene vissuto diversamente dalla donna stessa, oltre che dall’uomo che si rivolge alla prostituzione.