Felicità e speranza con Ingrid libera

postato il 3 Lug 2008
Felicità e speranza con Ingrid libera

Da ieri sera, quando si è diffusa la notizia che un blitz dell’esercito colombiano aveva liberato ostaggi delle Farc, tra cui Ingrid Betancourt, in tutto il mondo è corsa una scossa emotiva fortissima e stamane tutti i media aprono dando grandissimo rilievo a quella che è diventata
La Notizia. Vederla bella, emozionata, forte e in piena salute, quando solo poco tempo fa temevamo per la sua vita quardando la sua immagine, deperita e triste, nella foresta in cui è stata tenuta prigioniera per sei anni, ci ha fatto riscoprire la gioia per un avvenimento pubblico carico di significati. E’ come se improvvisamente emergesse qualcosa di molto più forte della violenza, della fame, delle guerre, delle mafie e delle caste, dei soprusi, delle arroganze, degli opportunismi e delle stupidità di cui sembra oggi fatto il potere economico e politico in questo mondo globale così difficile da sembrare fino a ieri senza un futuro.
Abbiamo tutti percepito che vale ancora la pena di credere e lottare per quello che lei, con la sua storia, oggi rappresenta: libertà, dignità, coraggio, umanità e solidarietà.
E’ come se la fiaccola della vittoria dei diritti umani sulla barbaria passasse da Mandela, simbolo altrettanto forte il cui compleanno è diventato una festa globale, a questa giovane franco-colombiana, leader dei Verdi, che ha lasciato la sua amatissima famiglia in Francia per candidarsi a presidente della Colombia, sua seconda patria, e salvarla dalla corruzione, dal narcotraffico e dal terrorismo.

E’ la stessa forza che ha portato Obama, un nero a candidato alla Casa Bianca e Hillary Clinton, una donna a contendergli la poltrona di presidente degli USA: che gli USA ritornino al ruolo di liberatori che hanno avuto finanziando Uribe e cancellino la vergogna di Afghanistan e Iraq.

Le Farc che hanno imprigionata la Betancourt in accordo con i narcotrafficanti e le forze più corrotte e reazionarie della Colombia, per impedirle di giocarsi il suo sogno. dopo la sua liberazione hanno finito di terrorizzare, fingendo di essere dei liberatori marxisti, come li ha peraltro ancora recentemente definiti Rifondazione Comunista.

Ricordo uno dei miei primi dibattiti nell’aula della Camera dei Deputati sei anni fa, quando chiedendo una forte mobilitazione per lei, accusai le Farc e il gruppo di Rifondazione che le sosteneva. Raul Mantovani tentò allora di arrampicarsi sui vetri per difendere questi guerriglieri corrotti e spietati, la cui regola è di uccidere immediatamente gli ostaggi se c’è un incursione in corso per liberarli.
L’esercito colombiano, che Ingrid ha rigraziato insieme a Dio, e già ciò è significativo per una pacifista convinta come lei,
ha saputo beffare le Farc facendosi credere guerriglieri e ha potuto liberare gli ostaggi senza spargere sangue. Onore anche a Sarkozy. Ma soprattutto grazie all’Unità che ha condotto nel nostro paese una campagna per candidarla al premio Nobel per la pace, obiettivo oggi più che mai raggiungibile.
Ingrid non solo testimonial ma ancora leader politica a cui unirsi per un forte movimento di liberazione, di democrazia, di pace che oggi, a quarant’anni dal Sessantotto, pare poter decollare e sfidare la grettezza e l’ingordigia del potere che anche nel nostro paese pareva ormai irremovibile.
La novità di oggi è che forti leader femminili si preparano a guidarlo. Alcune, come la leader dell’opposizione imprigionata in Birmania oggi hanno più speranze. E tutti noi più forza per contrastarlo e spazzare via quelli che millantando di essere la sinistra liberatrice hanno difeso dittatori, regimi e terroristi. Peccato che i Verdi abbiamo segnato la loro fine in Italia per non avere avuto il coraggio della Betancourt ed essersi adeguati ad un vecchio contenitore paleomarxista in cui non avevano ragione di stare.

Commenti:

  • Elvia Franco 7 Luglio 2008

    Carissima Laura,

    anch’io ho esultato alla notizia della liberazione della Betancourt.
    Quando la guardo in Tv, il suo sorriso, il suo volto mi fanno intimamente gioire.
    Sì, la Betancourt è una grande donna, una donna viva e forte. Una donna bella.
    La sua vicenda ci dice che la speranza è all’opera e che ci dobbiamo affidare a questa incredibile forza interiore, per creare un mondo personale e comune in cui scorrano finalmente i flussi della vita.
    E con loro, la coscienza di ciò che è bene e ciò che è male e la convinzione di essere capaci di scegliere e godere del bene e respingere il male, che si identifica sempre con la supponenza di sè e la morte dell’alterità, atteggiamenti presenti anche nei cosidetti movimenti di liberazione, come le Farc. E non solo.
    Spero che alla Betancourt diano presto il Nobel per la pace.
    E spero che ognuna/o di noi esca dal tunnel di una prigionia esistenziale, che rende il mondo triste e cattivo, ed esca alla luce del sole con la sua autenticità di vita, in un mondo comune che via via si libera e incomincia a fiorire.

    Un abbraccio
    Elvia

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