GOVERNO BERLUSCONI e governo ombra

postato il 12 Mag 2008

Oggi sapremo anche i nomi di altri viceministri e dei sottosegretari e poi, dopo la scontata fiducia in Parlamento il governo Berlusconi si metterà in moto. Per ora il programma più popolare l’ha annunciato in due parole Tremonti intervistato dalla Annunziata: “anche i petrolieri e i banchieri dovranno cominciare a fare un pò di sacrifici” visto che finora a pagare sono sempre stati quelli a reddito più basso.
Dunque tasse e potere d’acquisto degli stipendi come prima richiesta. Di conseguenza taglio dei privilegi. Per sapere dove tagliare basta usare i due libri di Stella e Rizzo “la Casta” e “la deriva”, quest’ultimo corredato da una trentina di tabelle che dimostrano con le percentuali e le graduatorie la decadenza dell’Italia in Europa e nel mondo.
I tanto vituperati Grillo e Travaglio, odiosi e fuoritempo nei modi, visto che oggi la sinistra veltroniana sconfitta insegna a tutti le buone maniere, hanno una miniera di informazioni su cos’è che rovina la competitività italiana. Sarebbe molto utile che strutturassero la loro controinformazione più seriamente e senza vaffa e attacchi ulteriori alla sinistra visto che ormai è fuori gioco grazie anche grazie alle loro denunce, come a quelle di chi ha denunciato caste politiche, giornalistiche e sindacali senza ottenere nessuna seria autocritica, nè da sinistra nè da destra, e tantomeno il mettere mano agli scandali denunciati per invertire rotta.
La Prestigiacomo all’ambiente senza esperienza minima al riguardo, come affronterà il problema dei rifiuti a Napoli e delle emissioni Kyoto che ci faranno pagare multe salatissime?<br />
Alitalia e rifiuti a Napoli dovranno essere risolti a tempi strettissimi perchè non possiamo più permetterci costi economici e di immagine che finora abbiamo dovuto pagare, vergognandoci del nostro paese all’estero.
Consiglio anche una rilettura di Gomorra, adesso è in circolazione anche il film, per capire i meccanismi della nuova criminalità organizzata visto che chi va al governo magari ottiene ottimi risultati nelle retate, come Amato ha ottenuto, ma non riesce minimamente a intaccare il business e l’intreccio con la politica locale. Maroni ed Alfano nei loro ministeri dell’interno e della giustizia avranno molto da fare al riguardo. Che Alfano sia l’avvocato di Berlusconi, come Previti prima, si spera non ne limiti l’attività a parare colpi scomodi della giustizia sugli affari del premier che potrebbe finalmente, se vuole passare alla storia con un’immagine migliore, autorisolvere il suo conflitto di interessi.
Sul programma della Gelmini, l’altra ministra con portafoglio, non ho nulla in contrario ad introdurre la meritocrazia nella scuola: ricordo solo che l’unico che tentò seriamente questra strada fu Berlinguer e finì male, cancellato dal suo stesso partito. Auguro a lei di riuscire nell’obiettivo di imporre un sistema meritocratico per allievi e insegnanti senza dimenticare che l’integrazione oggi passa attraverso le aule elementari dove i figli degli immigrati iniziano il loro percorso con mille difficoltà, ma possono essere anche una molla che facilita l’integrazione dei loro genitori. Allo stato attuale della scuola italiana, arretrata di secoli rispetto alle scuole europee, occorrono soldi per locali e strutture, a cominciare da reti e pc, e idee per attirare l’interesse del mondo produttivo più responsabile e di studenti stranieri per uscire dalla provincializzazione. Insegnamo matematica, informatica e telematica in modo interessante dall’asilo all’università. E indirizziamo studentesse e studenti verso facoltà scientifiche trovando sbocchi lavorativi già durante i percorsi scolastici.

Per ora mi fermo qui rispetto al governo reale e stendo un pietoso velo sulla nomina della Carfagna alle pari opportunità, più per rispetto a lei e alla sua storia di conduttrice televisiva che per preoccupazione di tutte quelle che da anni si battono per rompere soffitti di cristallo e avvicinarci alle medie europee. Sono curiosa di vedere cosa succederà.
Di governi ombra o penombra per ora accenno solo la necessità di ridefinire l’identità smarrita di un riformismo progressista nel nostro paese (ottima lettura come sempre quella dell’ultimo libro di Marco Revelli), di una rigorosa analisi del voto e del definitivo affossamento di tutte le arroganze e le mode copiate all’estero.
Per la sinistra extraparlamentare sarà salutare stare fuori dal palazzo e iniziare ad ascoltare chi crede che sia il suo elettorato in realtà passato alla Lega.

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