I NODI DELL’INSOSTENIBILITA’

postato il 19 Mag 2010
I NODI DELL’INSOSTENIBILITA’

Voglio affrontarli all’indomani della marcia per la pace Perugia Assisi dove questi nodi sono stati espressi in molti dibattiti e durante il corteo, da associazioni e comitati che hanno un’alta presenza di donne.
Hawken, un simpatico miliardario americano in un libro di grande successo, tradotto qui “Moltitudine inarrestabile”(2009), ne ha fatto una banca dati di tutti quelli che agiscono nel mondo e sostiene che basta metterli in rete e averne coscienza per modificare radicalmente questa società ingiusta. Ecologia e diritti legano questi nodi politici. La moltitudine, tra cui operano moltissime associazioni di donne, li ha già delineati con molta chiarezza e ne ha individuato anche obiettivi e processi per risolverli.
Carolyn Merchant aveva scritto una critica della scienza e della tecnica già nel 1980, pubblicata da noi dopo Cernobyl con una bella prefazione di Elisabetta Donini (La Morte della Natura, Garzanti)
Il lavoro dei collettivi donne e scienza ne ha approfondito l’analisi anche nel nostro paese, alla fine degli anni ottanta.

Proviamo a ricordare i nodi più evidenti che rendono il nostro sviluppo insostenibile.
Le rapine e l’ impoverimento dei popoli indigeni e dei contadini, le guerre per il petrolio e per l’acqua, le crisi delle risorse energetiche, alimentari e idriche che, insieme al surriscaldamento del pianeta, che ne è concausa ed effetto, costituiscono la più grave crisi ecologica di cui il disastro petrolifero del golfo del Messico non è che l’ultima tappa..
Vanno indagate dal nostro punto di vista le radici della crisi finanziaria, economica ed ecologica che ha accresciuto ulteriormente il divario tra ricchi e poveri: l’80% della ricchezza, secondo la Banca Mondiale, appartiene a un miliardo dei 6,6 che compongono oggi l’umanità, la cui metà vive tra 1 e 2,5 dollari/giorno.
Un americano ha un’impronta ecologica 13 volte maggiore di un brasiliano e 280 volte un haitiano.
All’aumento della popolazione mondiale corrisponde un crollo della disponibilità di terra, dai 7,9 ettari di inizio sec x persona a 2 ettari di oggi, una diminuzione dell’ossigeno e un aumento della CO2, da 280 ppm a 350ppm. Per il surriscaldamento conseguente all’effetto serra i ghiacci polari e delle montagne si stanno sciogliendo, aumenta la siccità: California, Texas, Argentina, Brasile, Cina del Nord, Australia, Medio Oriente e Asia Centrale con la rete irrigua in situazione critica.
Si dimezzano le riserve di cibo e una persona ogni 6secondo muore di fame mentre si spendono ogni anno 1,2 miliardi di miliardi in armamenti e guerre.
Obiettivi per invertire questo trend drammatico possono essere la promozione e gli incentivi per il risparmio energetico e fonti rinnovabili, la riduzione drastica e riciclaggio dei rifiuti dalle fasi di progettazione, produzione fino al consumo. Occorre fermare il consumo irresponsabile del territorio, dell’acqua, degli spazi agricoli ll’inquinamento di aria, acque e terra.
Nell’economia è ora di passare da “shareholder a stakeholder philosophy “che persegua benessere e salute.
La cartolarizzazione finanziaria, la bolla speculativa che sta ancora trascinando l’economia mondiale al disastro ha fatto di banche e assicurazioni, e dei loro operatori ai livelli top, uomini senza scrupoli che si sono e si stanno ancora arricchendo in modo spropositato, i veri agenti economici del mondo. Le scelte dell’alta finanza hanno spiazzato governanti e produttori, oltre che consumatori e risparmiatori.
Loretta Napoleoni nel suo Maonomics (2010) fa il parallelo tra quello che è successo con la crisi in Islanda che, dopo il crollo del muro di Berlino ha abbracciato il credo neoliberista al punto da essere considerata il miracolo economico del secolo, fino ad essere nel 2005 la nazione con il secondo più alto reddito al mondo, e quello che succede in Cina a partire da Tienanmen fino al dopo crisi, subita per appena un trimestre e poi immediatamente superata con una crescita economica inarrestabile.
In Europa le speculazioni stanno ancora portando al rischio di fallimento dei paese dell’area mediterranea a partire dalla Grecia, e minacciano seriamente la stabilità dell’euro.
Deregulation, privatizzazione e smantellamento dello stato sociale, delocalizzazione sono le parole chiave della politica neoliberista che i Chicago boys e M.Friedman sperimentano nel Cile di Pinochet , cancellando i vantaggi della dottrina keynesiana, nel Cono del Sud America battezzata teoria dello sviluppo, che proprio a Santiago aveva visto il suo laboratorio.
Il neoliberismo si diffonde rapidamente dopo il crollo del muro di Berlino ed è all’origine della spaventosa crisi finanziaria, monetaria ed economica attuale. Il rischio del fallimento di interi Stati di tante attività produttive, il licenziamento di un numero crescente di lavoratori e lavoratrici in tutto il mondo e ad un peggioramento a volte drammatico delle condizioni di vita è il prezzo che sta pagando quella che fino a pochi anni fa era considerata la classe media e che ora si sta avvicinando alle condizioni di povertà e miseria della fetta di quelli che non hanno mai avuto. Le donne capofamiglia monoreddito sono in condizioni di fortissima difficoltà, spesso costrette a lasciare il lavoro per badare ai figli vista la riduzione di investimenti nel welfare pubblico e la poca disponibilità delle aziende italiane, grandi e piccole, a investire per la conciliazione e la flessibilità.
Ne tratta ampiamente Naomi Klein nel suo Shock Economy (2007). A questo sviluppo “dei disastri” si riferisce anche Vandana Shiva, già leader del movimento Cucko contro la deforestazione in India nel suo ultimo libro “Semi del suicidio”2009.
Questo interessante ricerca della Rfste, la fondazione diretta dalla Shiva, documenta i costi umani dell’ingegneria genetica nell’agricoltura. L’edizione italiana è stata curata da Laura Corradi che riprende nella introduzione le affermazioni che A.Roy ne “Il genocidio che verrà, Ascoltando le cavallette” Leggendaria n.69, 2008.fa rispetto all sua amata India. “ un enorme mercato, ricco di biodiversità da rapinare e immenso bacino di lavoro a basso costo”
Il primo episodio chiaro di questo sfruttamento fu l’incidente chimico di Bophal , che uccise e rese cechi molti lavoratori edi cui non sono stati ancora rifusi i danni.
La lotta contro le grandi dighe, contro la rivoluzione chimica e genetica nell’agricoltura, contro Monsanto e Novartis che brevettano sementi, contro l’industrializzazione forzata voluta dalla Tata-Fiat e da BM,FMI e WTO le cui politiche commerciali e creditizie spingono al suicidio decine di migliaia di contadini, hanno portato a sperimentazioni di progetti per conservare la biodiversità, promuovere un’agricoltura biologica e insieme i diritti dei contadini che costituiscono uno sviluppo ecocompatibile.
Da noi i suicidi di cassaintegrati (170 dopo gli accordi Fiat capestro del 1980) e oggi, dei piccoli imprenditori e artigiani a seguito della crisi, hanno poco spazio nelle cronache di una informazione controllata ma sono una drammatica realtà
Che fare per invertire la tendenza al suicidio insita in questo modello di sviluppo?.
Daniela Del Boca firma la prefazione dell’edizione italiana di “Why Women Mean Business” 2009, qui appena uscito con il titolo Rivoluzione womenomics, termine introdotto da K.Matsui, analista della Goldman Sachs, agenzia di intermediazione finanziaria statunitense da cui proviene Draghi e la gran parte dei guai che stiamo scontando nella crisi in atti.. Womenconomics viene ripreso nel 2006 dall’Economist “per definire la tesi secondo la quale il lavoro delle donne costituisce oggi il più importante motore dello sviluppo mondiale” “Dimenticate la Cina, l’India e Internet: la crescita economica è trainata dalle donne”
Le autrici sostengono che occorre imparare nelle aziende un”bilinguismo di genere”per essere in grado di vincere le sfide della globalizzazione. Una di loro risponde così a un collega che le consiglia di uniformarsi ai comportamenti aziendali se vuole fare carriera”Io mi ostino a essere diversa perché sono diversa, perché è proprio quella diversità ciò che fa si che io aggiunga valore”
Luisa Pogliana nel suo Donne senza guscio”,2009 ha raccolto le testimonianze di trenta dirigenti d’azienda che riconoscono la loro diversità. I percorsi femminili che emergono “mostrano una grande capacità di mettersi in gioco continuamente… senza perdere il senso di sé…Ognuna di queste donne,dunque, nell’affermare un proprio modo di pensare, di agire, di essere nel lavoro, si muove attivamente per piegare le strutture ai propri fini..”

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