Il coraggio delle donne: MARIA vince la Chevron
postato il 28 Feb 2011
Quando “sono cominciati a venir fuori i pozzi con i residui tossici la nostra vita è cambiata. Niente più caccia, nè pesca e tante malattie. Devono pagare per gli animali che abbiamo perso, per l’inquinamento dei nostri fiumi e della nostra foresta”. Con determinazione Maria Aguinda ha tradotto la sua rabbia contro la compagnia petrolifera, prima Texaco e ora Chevron, che ha inquinato i fiumi della foresta amazzonica nella regione di Sucumbìos in Ecuador.
Maria ha organizzato trentamila indios per denunciare l’inquinamento dei fiumi e della terra conseguente alle trivellazioni petrolifere iniziate quasi cinquanta anni fa.
La compagnia petrolifera ha riversato più di 68miliardi di litri (è difficile anche immaginare una simile quantità) di rifiuti tossici inquinando acque e terra, dove sono state abbandonate un migliaio di pozze con i residui dell’estrazione e si sono dispersi 64 milioni di litri di greggio a causa di perdite degli oleodotti.
Quindici giorni fa un tribunale ecuadoregno ha condannato la Chevron al pagamento di 9,5 miliardi di dollari per danni ambientali.
Maria non sa parlare altro che il suo dialetto e vive in una capanna di paglia tenuta insieme dal fango ma non si à fatta intimidire ed ha deciso che doveva difendere la sua terra per le generazioni future.
Mi piacerebbe che noi donne italiane che siamo scese in Piazza il 13 febbraio, negli stessi giorni della sentenza, per chiedere dignità e denunciare gli scandali del premier, cominciassimo a richiedere stop al consumo del nostro territorio, portato avanti dai comuni italiani per sanare bilanci in rosso con oneri di urbanizzazione come sta succedendo nella mia città, anche gli ultimi giorni del governo Chiamparino (salvaitalia61@fastwebmail.it sta raccogliendo firme). Il Palazzo Nervi, nel parco di Italia ’61, sarà trasformato, se non ci opponiamo, in un ennesimo centro commerciale. Per fare il parcheggio si taglieranno 250 alberi che ho visto crescere dalla mia finestra e che segnano, con i loro colori, il passaggio delle stagioni. Alberi preziosissimi anche per contrastare un po’ il terribile inquinamento dell’aria di Torino, che è al primo posto in Europa per le polveri sottili, PM10, e per il biossido di azoto. Si cementificherà il prato del laghetto. Questo si intende per “riqualificazione”.
E’ vero che la nostra normativa ambientale è andata peggiorando con l’esclusione dei Verdi dal Parlamento e la politica berlusconiana. La legge 152/2006 puniva solo con contravvenzioni chi inquina aria, acqua e rifiuti favorendo le ecomafie di fatto.I DL Prodi del 2007 delitti contro l’ambiente rimase lettera morta e la direttiva UE 98/08, che obbligava gli stati membri ad inserire nel penale gli inquinamenti con gravi conseguenze all’integrità fisica, rimase di fatto non recepita perchè il DL 2010 che ha previsto norle per la semplificazione della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), ha riordinato il ciclo idrico, continua a non prevedere delitti ambientali ma solo sanzioni amministrative. Come è vero che il diritto a costituirsi parte civile nei processi che era consentito alle associazioni ambientaliste e agli enti locali quando è stato istituito il Ministero dell’Ambiente nel 1986 non è più stato riconosciuto dal DL 152/2006, vent’anni dopo.
Per questo occorre di nuovo mobilitarsi in nome del popolo inquinato. Le donne italiane è bene che non dimentichino nei loro obiettivi quelli di una conversione ecologica dell’economia (ultimo libro di Guido Viale), non solo quella privata, ma anche quella dello Stato, delle Regioni e degli enti locali.
Commenti:
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Sono pienamente d’accordo con te. Sono anche del parere che urge parlarne ai prossimi incontri del Collettivo delle donne!
Condivido subito questo articolo!
Francesca. -
Cara Francesca leggi anche il mio ultimo post sull’ecofemminismo. E poi troviamo i posti dove parlarne. Uno potrebbe essere l’appuntamento di Roma il 21 e il 22 maggio per la nascita del nuovo soggetto politico ecologista