Il riscatto di Prodi2: la liberazione degli ostaggi

postato il 19 Mar 2007

Dopo tutta la vicenda del secondo incarico a Prodi che ha dimostrato la debolezza non solo numerica del suo governo, e la incoerenza della cosiddetta sinistra radicale, finalmente un sospiro di sollievo e nuove prospettive in politica estera per l’Italia.
A darle non è si/no alle truppe ma la capacità di negoziazione dimostrata, che ha consegnato, come è giusto, un ruolo di primo piano in Afghanistan a Gino Strada. Anche l’opposizione ha saputo comportarsi correttamente e solo la dichiarazione di Calderoli di oggi esce dalle righe.

L’immagine che abbiamo dato in quel paese e in quell’area martoriata, nel mondo islamico, in Europa e anche nei confronti degli USA è di un’Italia che, proprio perchè all’art.11 della sua Costituzione prevede la risoluzione pacifica dei conflitti, ha saputo salvare il giornalista Daniele Mastrogiacomo e il suo interprete e con loro la capacità di negoziato, arrivando a proporre come hanno fatto Cossiga prima e Fassino poi, la necessità di far sedere al tavolo della Conferenza di pace proposta, i talebani.

D’altra parte si è rivelata l’incapacità dell’etnia Pashtun a cui, su indicazione anche dell’ex-re allora in esilio in Italia, la conferenza presieduta da Joska Fisher con l’accordo Usa aveva consegnato il governo del paese occupato, di esercitare la sua autorità al di fuori della capitale Kabul. I talebani, rafforzatisi in questi anni in Pakistan grazie alla ambiguità di Musharraf, come è stato ripetuto in questi giorni da tutti, non sono banditi anche se non conoscono la democrazia ma hanno vinto l’armata sovietica oltre che la guerra contro l’oppio che Karzai, per guadagnarsi il sostegno dei signori della guerra che governano le altre provincie, ha tollerato diventasse la prima fonte di reddito.

Dunque il paese si può tentare di pacificare se l’investitura a Karzai viene fortemenete condizionata dagli occupanti, e trovata la via condivisa per la pacificazione, si attua il più presto possibile un’exit strategy.

Tutte le chiacchere che si faranno sui media e nelle aule dei palazzi sul prezzo pagato in termine di liberazione di prigionieri talebani, di riscatto, di proposte politiche che favoriscono i talebani, dovranno partire dalle prime considerazioni sulla capacità di negoziazione e sulla credibilità che il nostro paese si è conquistata nel mondo. Grazie al lavoro di Emergency e delle altre Ong, agli interventi umanitari dei nostri soldati sotto l’egida Onu e ora Nato, e non certo dell’occupazione sotto il comando USA, della capacità dei nostri servizi di non farsi condizionare dai diktat Usa, capacità che a Calipari è costata la vita.

Anche la vicenda degli ostaggi liberati in Nigeria, lavoratori Eni che sfrutta una risorsa fondamentale per quel paese come il petrolio, andrà capita meglio e dovrà portare a proposte di politica estera e industriale del nostro paese in Africa, molto più chiare.

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