La marcia dei monaci contro il regime militare birmano

postato il 25 Set 2007

In tempi in cui infuriano le polemiche di Grillo e dei suoi commentatori politici e giornalisti, si litiga per le liste verso il PD, e Mastella sposta i PM scomodi ai boss del suo partito (rimando all’articolo di Barbara Spinelli “Il vero antipolitico? E’ il Palazzo” su La Stampa di domenica scorsa, articolo che condivido totalmente) mi sembra importante fermare l’attenzione su ciò che succede in Birmania.

In questo paese che immagino bellissimo e abitato da una popolazione pacifica e molto povera, la cui maggioranza vive con meno di un dollaro al giorno, una giunta militare governa illegittimamente dopo aver cancellato le regolari elezioni politiche del 1990 vinte dalla Lega nazionale per la democrazia (Ldn) la cui leader è una donna coraggiosa Aung San Suu Kyi, costretta al silenzio e agli arresti domiciliari.

Questo governo Prodi, che vorremmo più coerente anche in politica estera non ha trovato di meglio che continuare ciò che Berlusconi aveva deciso :un dialogo con questa giunta corrotta e violenta e un finanziamento di corsi di formazione dei suoi funzionari in contrasto con la politica di tutta la UE.

Di qui l’imbarazzo di D’Alema e il silenzio dei nostri politici sulla manifestazione pacifista dei monici buddisti, a favore della quale si è pronunciato anche il Dalai Lama e ha deciso il totale appoggio la CISL (http://www.dossiertibet.it/).

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Vorrei che Grillo e tutti i nostri eroi della sinistra radicale e riformista chiedessero a gran voce che questa giunta se ne vada e ritorni il governo legittimo e l’amatissima Aung Suu Ky, che è andata a salutare il corteo accompagnata da due donne, anzichè spendere soldi dei contribuenti per finanziarlo, come fanno i nostri governi.

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Vorrei che tutti noi sostenessimo in tutti i modi questi monaci che marciano da una settimana sotto la pioggia con le tradizionali ciotole per raccogliere il riso offerto dai fedeli, rovesciate verso terra. Marciano non solo nella capitale Rangoon, ma anche a Moulmein, Molgok, Douk Oo, Phyar Pon e in tutto il paese sono accompagnati e difesi dai cittadini vessati da ulteriori aumenti dei prezzi.

Il ministro delle religioni li ha tacciati di essere elementi distruttivi che si oppongono alla pace in Birmania e i militari minacciano i manifestati ma sono frenati dalla totale impopolarità. La precedente protesta dei monaci nel 1988 creò speranze e la possibilità di fare elezioni democratiche che furono subito cancellate da una repressione sanguinosa.

Hanno bisogno di tutto il nostro appoggio.

Pubblicato in: Donne, Esteri,

Commenti:

  • Angelo Borghi 27 Dicembre 2007

    Ho seguito la marcia silenziosa dei monaci, pensando da una parte a una simile manifestazione dei preti cattolici in qualche area del mondo ma in specie in Italia, dall’altra a una bambina del luogo che si segue a distanza e con la quale non si può comunicare se non attraverso complicate strade. Sai che una volta, più di 50 anni fa, anche a Lecco i frati cappuccini camminavano senza calze d’inverno e elemosinavano un passaggio sui carri, allora ancora molto numerosi? Li vedi i preti della città oggi? Ma sulle montagne ve ne sono di impegnatissimi e poverissimi, dove la domenica si mangia ancora solo insalata e formaggio. Questa abbondantissima Italia, dove tutti si lamentano di tutto; dove in questi giorni le prediche, fra i canti, si sprecano in verbosità, quando basterebbero poche parole e tanta testimonianza. Cara laura, quante nostalgie di tempi in cui si era più poveri e lo spirito infiammava le idee, la zucca e il cuore erano più importanti di ogni apparenza. A un’altra volta. Ma i monaci che si battono in silenzio perché la gente abbia una vita più umana e serena, forse anche più democratica se il vocabolo abbia ancora per noi il significato di un tempo, resta un esempio che fra noi non ha eguali nella storia. Ciao. Angelo.

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