L’esecuzione di Saddam Hussein
postato il 4 Gen 2007Tra le ultime immagini di questo 2006 che se ne andava ci rimarranno impresse a lungo quelle terribili di Saddam con il cappio al collo, le guardie e i boia che gli parlano, non per prepararlo alla morte ma per insultarlo e urlargli il nome del suo nemico Al Sadr, da lui fatto assassinare, e di Moqtada al Sadr che ora si gusta la vendetta, grazie a Bush e alla sua guerra preventiva.
Una guerra assurda e preparata con indecorose bugie ( ci ricordiamo tutti le prove delle armi di distruzione di massa alla cui montatura avrà contribuito qualche nostro 007 berlusconiano) che ha prodotto la distruzione dell’Iraq, la morte di centinaia di migliaia di civili (duemila solo nel mese di dicembre) e di tremila militari USA, più dei morti delle torri gemelle.
Così la guerra tra sciiti e sunniti ha ricevuto una spinta tale che diventa difficile contare i morti di ogni giorno:se le ultime parole di quel brutale dittatore sono state davvero “restate uniti e non fidatevi dell’Iran” alla dignità dimostrata si aggiunge anche lucidità politica perché ora l’Iraq rischia il massacro civile e lo smembramento.
I commenti e le giustificazioni antitirannide si sprecano.
Maliki, il premier iracheno, fa dire agli italiani che sono i più compatti nel condannare l’esecuzione, che i partigiani non sono stati più civili con Mussolini a piazzale Loreto. Il mio amico Adriano Sofri, con l’onestà intellettuale che gli è propria, fa autocritica al riguardo senza chiarire però qual è ora la sua posizione sulla giustizia di Stato e di popolo contro i tiranni. Pannella, che se non erro era a favore dell’intervento in Iraq, ora sciopera a rischio della sua vita perché l’Italia segni subito il suo ingresso nel consiglio di sicurezza ONU con una mozione per la moratoria della pena di morte in tutto il mondo mentre l’ambasciatore Spadafora spiega l’ovvio: senza essersi conquistati i numeri necessari per farla approvare si rischia di perdere e ciò sarebbe molto grave.
Ovviamente sull’esecuzione di Saddam Bush è stato isolato non solo da tutta l’Europa, ma anche dal suo alleato Blair e dal suo ex-alleato Berlusconi. Putin, che non è certo una mammoletta come i recenti assassinii e avvelenamenti di suoi oppositori dimostrano, ha preso le distanze.
Quando si parla del diritto di dare morte, si tratti di Welby o di Saddam, le coscienze di tutti noi sono chiamate a pronunciarsi, e il dibattito che ne nasce misura una coscienza collettiva e sociale che segna la storia. Il passaggio tra il vecchio e il nuovo anno ha aperto una fase di approfondimento in Italia che vorrei non si perdesse subito nel solito chiacchiericcio politico, stigmatizzato anche da Napolitano, appena si riapre il Parlamento.
Poiché non c’è modo per rimettere indietro l’orologio della storia e riparare agli errori che hanno causato tante morti, per rendere inoffensivi i potenti che hanno scatenato la barbarie, dobbiamo non rimuovere nulla del passato.
Certo Saddam era un testimone scomodo per i presidenti americani che l’hanno armato. Pinochet, appena morto di vecchiaia, altrettanto. Nell’ultimo periodo la situazione dell’America Latina ha potuto evolversi in senso democratico e popolare, grazie anche alla disattenzione USA, in Somalia le corti islamiche sono state momentaneamente sconfitte a favore dei signori della guerra e si chiede che a vigilare sia una forza multilaterale africana ma il medio Oriente pare senza via d’uscita.
Gli errori politici di Bush, di Israele e dei Palestinesi, le ambiguità e gli opportunismi del mondo arabo si potrebbero correggere in questa nuova fase.
Ma ciò che ci fa paura è l’irriducibilità di un fondamentalismo islamico violento, con leggi tribali, che spesso ci pare tutto unito contro noi ricchi occidentali che abbiamo la pretesa di essere democratici nonostante le morti per fame che il nostro modello di vita aumenta ogni giorno.
L’esecuzione di Saddam ha diviso questo fronte: quelli che hanno esultato come Al Sadr e Ahmadinejad come si rapporteranno con Hamas? L’imbarazzo della lega araba ma anche di Al Qaeda segna la difficoltà di guidare sia il fronte moderato che quello fondamentalista in un momento in cui la guerra tra sciiti e sanniti pare prevalere.
Bene l’iniziativa italiana all’Onu contro la pena di morte ma quale iniziativa politica l’Europa, che ha appena sospeso l’ingresso della Turchia, saprà prendere nei confronti del mondo islamico?