Piombo fuso e bombe al fosforo

postato il 6 Gen 2009
Piombo fuso e bombe al fosforo

Entrambe le parti hanno un legame molto stretto con la religione ma questo non ha impedito che si scegliesse il periodo del Natale per rompere la fragile tregua, bombardare tunnel, lanciare razzi e avviare un massacro programmato di enormi proporzioni che sta coinvolgendo la popolazione civile della Striscia di Gaza.
L’operazione Piombo fuso è partita il 27 dicembre, il giorno prima Israele aveva consentito l’ingresso nella Striscia, isolata per rappresaglia contro i rudimentali razzi lanciati da Hamas, di più di 90 TIR con aiuti alimentari e carburante. Anche ieri l’ambasciatore israeliano a Roma, Gideon Meir, ha assicurato che altri 73 TIR carichi di aiuti umanitari sono entrati a Gaza. Aiuti umanitari per tacitare la comunità internazionale, bombardamenti e invasione di terra per ‘distruggere le infrastrutture di Hamas’.

Naturalmente in questi casi si dice che si tratta di bombardamenti chirurgici, rivolti ad obiettivi specifici, i capi e le installazioni militari di Hamas, e non alla popolazione civile. Già in altre situazioni si è visto che spesso il bombardamento chirurgico è tale soltanto nei videogames, mentre nella realtà è un bombardamento e basta, che colpisce nel mucchio la popolazione civile.
Come ha dichiarato Nicolas Sarkozy, Israele sta facendo un uso sproporzionato della forza, l’operazione Piombo fuso comporta costi in termini di vite umane assolutamente sproporzionati rispetto agli effetti dei razzi di Hamas. Vale la pena di ricordare che nella terminologia militare, la differenza tra razzo e missile sta nel fatto che il missile ha un sistema di guida, come dire che la precisione e quindi anche la pericolosità sono ben diversi.
Ma il fatto è che Israele ha dovuto stringere i tempi: l’era del suo amico George W: Bush sta per finire e, con questa, forse anche l’era dei veti americani garantiti sempre e comunque al Consiglio di Sicurezza dell’ONU potrebbe essere arrivata a un punto di svolta.
Il Presidente eletto Barak Obama per ora tace, Per ora tace e Hillary Clinton insieme al marito Bill ha scandito il conto alla rovescia del capodanno a Times Square a New York.
Obama tace e fa ripetere ai propri portavoce che in America ‘c’é un presidente alla volta’ e fino al 20 gennaio si chiama George W. Bush. E Bush dichiara che è legittimo il desiderio israeliano di difendersi, visto che la colpa delle violenze è inizialmente di Hamas.
Ma la posizione di appoggio pieno dell’amministrazione Bush a Israele é condivisa anche dai democratici che controllano il Congresso e si apprestano a ereditare la Casa Bianca. E nello scorso luglio Obama aveva dichiarato: “If somebody was sending rockets into my house, where my two daughters sleep at night, I’m going to do everything in my power to stop that.” (Se qualcuno stesse mandando razzi nella mia casa, dove le mie due figlie dormono la notte, farei qualsiasi cosa in mio potere per fermarlo). Non facciamoci troppe illusioni quindi sul dopo 20 gennaio.

L’Unione Europea è spaccata tra un ex-Presidente di turno, Sarkozy, che parla di uso sproporzionato della forza da parte di Israele e un nuovo Presidente, l’”euroscettico” Vaclav Klaus.
La Repubblica Ceca, dal primo gennaio presidente di turno della Ue, ha fatto sapere di considerare l’azione di terra “difensiva e non offensiva”, la Francia si è distanziata, condannando sia Israele sia Hamas.
In seguito, però, per bocca del ministro degli Esteri ceco Schwarzenberg, è arrivata una parziale correzione da parte di Praga: “Il diritto inalienabile di uno Stato a difendersi non lo autorizza a compiere azioni che coinvolgono massicciamente i civili”, ha dichiarato il capo della diplomazia ceca. Al contrario degli Stati Uniti, qui da noi è il Presidente entrante ad avere una posizione simile a quella dell’uscente Bush.
La troika europea, guidata dal ministro degli esteri ceco Schwarzenberg, che è affiancato dai colleghi francese e svedese, ha invece affermato che l’Ue che vuole un immediato cessate il fuoco a Gaza e ha respinto la posizione di Israele per il quale una tregua sarà possibile solo dopo che l’ esercito avrà realizzato tutti i suoi obiettivi a Gaza.

L’Italia avrebbe allo studio un’iniziativa sul Medio Oriente in qualità di presidente annuale del G8. Secondo alcune indiscrezioni della Farnesina, si aspetterebbe solo l’insediamento alla Casa Bianca del nuovo presidente Barack Obama per ufficializzare la proposta diplomatica. Meglio aspettare che parli Obama per potersi accodare devono aver pensato Frattini e Berlusconi. Sarà interessante vedere la proposta italiana confezionata da un Ministro che conosce così bene la situazione che fino a pochi giorni fa dichiarava che non ci sarebbe stata una iniziativa di terra

L’Egitto pare che sia stato informato preventivamente (e la cosa è assolutamente credibile) e si dice anche che abbia dato il suo assenso e ora proponedi dispiegare una propria forza al confine con la Striscia di Gaza al fianco di alcuni osservatori stranieri

E Abu Mazen? Nelle dichiarazioni ufficiali il leader palestinese e i suoi collaboratori hanno deciso di mantenere un atteggiamento cauto per non dare apertamente l’impressione di voler trarre vantaggio dall’offensiva israeliana. ‘Non decideremo di tornare a Gaza sulla base dei risultati di questa guerra’. Torneremo solo a seguito di un’intesa tra tutte le fazioni palestinesi’.
Quanto al Ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni, ha respinto oggi, affermando “di non vederne l’utilità”, una proposta europea per lo stazionamento di osservatori internazionali nella striscia di Gaza subito dopo la conclusione di un cessate il fuoco. “Vogliamo cambiare le cose in quest’area. Noi combattiamo i terroristi e non faremo accordi con loro”.

Mentre la diplomazia internazionale non riesce ad ottenere un cessate il fuoco a Gaza Israele sta usando proiettili al fosforo bianco (Lo afferma il quotidiano britannico ‘The Times). Il fosforo bianco, causa ustioni gravissime se entra in contatto con la pelle. I proiettili al fosforo servono per coprire con schermi fumogeni l’avanzata delle truppe israeliane nella Striscia di Gaza.. Questi proiettili, provocano nubi che assomigliano a tentacoli che si allargano verso terra da un’esplosione in cielo.
Secondo il Trattato di Ginevra del 1980, le armi al fosforo bianco non possono essere usate in aree abitate da civili, perché possono uccidere molte persone: Il fosforo bianco continua a bruciare fino a quando non si esaurisce per mancanza di ossigeno, elemento al contatto con il quale si innesca la fiamma. Gaza è una delle zone più densamente popolate al mondo, e anche se viene usato solo per la cortina fumogena che crea, ci sono forti possibilità che faccia vittime tra i civili. Le nubi al fosforo non sono certo chirurgiche.
Le forze israeliane hanno smentito che queste armi siano state usate nell’attuale conflitto, affermando tramite il loro portavoce che Tsahal ‘sta usando munizioni consentite dal diritto internazionale’.

Credo di fronte a tanto orrore che la strada da percorrere sia quella indicata da Massimo D’Alema: negoziare una tregua con quelli che stanno li’ perche’ sono stati votati dai palestinesi, cioe’ con Hamas, perche’ ‘Hamas e’ una forza reale, e non si distrugge con la guerra, a meno che non si metta in conto di uccidere decine di migliaia di persone, un partito con 25 mila militanti che sono mariti, figli e nipoti di chi vive li’.’

Credo anche che sia utile, per capire l’orrore di questi giorni a Gaza, riportare tre brani ripresi da Ansa, il Manifesto e The Independent:

Bambini impazziti di paura, parla il parroco Musallam (di Anna Lisa Rapanà – Ansa)

I bambini di Gaza vedono tutto, sentono la guerra e impazziscono di paura. “Sono inconsolabili”. E’ il parroco di Gaza, monsignor Manawel Musallam, a raccontare il terrore in cui i più piccoli e i più innocenti vivono in queste ore, tra i boati delle bombe, sempre troppo vicine. “Questi bambini vedono e sentono tutto, le esplosioni, i bombardamenti, e ad ogni boato scoppiano in un pianto disperato e non smettono più. Sono terrorizzati, sono come impazziti, impazziti di paura”, dice all’ANSA padre Musallam, raggiunto telefonicamente a Gaza.

“Ha sentito? – dice – sono queste, sono bombe sganciate da F-16. Ecco, è questo il rumore che fanno”. Lo stesso che ogni giorno sentono i bambini di Gaza, anche i piccolissimi lo conoscono e lo riconoscono. “Ogni volta è un nuovo trauma per loro – continua – è un grande spavento. E questi sono bambini che vedono e sanno quello che succede, sono bambini che non hanno solo paura per sé, ma per i genitori, per il papà. Mi chiedono cosa succederà al loro padre”. E a molti non si possono raccontare ‘storie’: “c’é chi mi ha detto, ‘padre sei un bugiardo’ perché ricordano quando nel 2002 fu colpito un asilo e temono che possa accadere di nuovo”.
Monsignor Musallam è dal 1995 a capo della parrocchia della ‘Sacra Famiglia’, l’unica cattolica a Gaza, parte di un comprensorio nel quartiere di El Zaytouneh a Gaza City che include due scuole con oltre 1.100 alunni, la gran parte musulmani. Le scuole sono adesso chiuse da giorni, i bambini vengono protetti dalle famiglie per quello che possono, dice il parroco, ma è difficile proteggere dalla paura e dal terrore: “In questi giorni due bambini sono morti di paura: uno dopo aver visto bombardare una casa, aveva 12 anni, l’altra ne aveva 16, era in casa, ha sentito arerei sganciare missili. Sono morti di spavento. La situazione per loro qui è infernale”.

Telefonia militare (di Alessandro Robecchi – il Manifesto)

Buongiorno, shalom. Sono il telefonista dell’esercito israeliano di turno dalle 8 alle 21. Lavoro noioso. Mi danno una lista di numeri di telefono di Gaza, io li chiamo e gli dico: ehi, gente, tra cinque minuti vi tiriamo un missile. Al resto pensano i ragazzi dell’aviazione. È un lavoro nuovo, ne parlano tutti i giornali del mondo. All’inizio c’è stata un po’ di confusione amministrativa per capire se ero in forze all’esercito o all’ufficio propaganda, e sono stato tre giorni senza buoni pasto. Seccante. Secondo la nostra propaganda, siamo in grado di ammazzare un signore barbuto in casa sua, senza svegliare i bambini che dormono nella stanza accanto. Certe volte non si svegliano proprio più. Quindi nessuna emergenza umanitaria, l’unico problema è che crollano i muri della casa. Lo so che i missili intelligenti non li abbiamo inventati noi, ma è una scemenza che viene utile quando li tiri. Insomma, io telefono a questi palestinesi, ma la cosa è più complicata di quanto sembri. Certe volte è occupato, certe volte non sentono il telefono perché stiamo bombardando la casa di fianco. Certe volte non li chiamo neanche, o faccio degli scherzi telefonici, o sbaglio numero apposta. Dopotutto è irrilevante che io telefoni oppure no, basta che lo dicano i telegiornali. Poi hanno deciso: sono in forze all’ufficio propaganda, e i buoni pasto sono arrivati subito. Comunque, non è un lavoro pesante, e rischio pure di diventare famoso: mi sto ritagliando tutti gli articoli che dicono quanto siamo bravi a avvisare la gente prima di ammazzarla. È una cosa che dà soddisfazione. Ma scusate, ho chiacchierato troppo, ora devo lavorare. Pronto? Chi sei? Passami mamma… papà è in casa? In che stanza? Va bene, dì a mamma che avete sei minuti per lasciare il palazzo. Quattro, anzi… forse uno… Pronto? Pronto?

Drammatica testimonianza di Fares Akram, reporter dell’ ‘Independent’ a Gaza, che oggi in prima pagina sul quotidiano britannico racconta la morte di suo padre, Akram al-Ghoul, giudice e avvocato oppositore di Hamas, ucciso dalle bombe israeliane sabato mentre era nella sua fattoria presso Beit Lahiya, nel nord della Striscia.

“Era la fattoria piu’ vicina al confine nord con Israele”, scrive Akram. “Ironicamente, noi abbiamo sempre pensato che il pericolo maggiore non venisse dalle truppe israeliane, che normalmente passavano oltre, quando facevano le incursioni, ma dai razzi fuori bersaglio di Hamas, diretti verso le citta’ israeliane a nord della fattoria”. Ma sabato un missile sparato da un F-16 israeliano “ha spento la vita di mio padre, che aveva 48 anni”.
“La casa era ridotta a poco piu’; che polvere, e anche di papa’ non era rimasto molto. ‘Solo un mucchietto di carne’, ha detto mio zio, che lo ha trovato tra le macerie, con brutale onesta”.
……
L’ultima volta che Akram ha visto suo padre, giovedi’ scorso, hanno parlato della nascita della nipotina, e come portare la moglie Alaa all’ospedale, tra bombe e caos. Suo zio, giunto alla fattoria sabato, ha trovato le mucche morte e il corpo di un parente adolescente, Mahmoud, che era con suo padre, scagliato 300 metri piu’ in la’. Il funerale c’e’ stato ieri, con i tank israeliani a soli 3 chilometri. “Sentivamo il fuoco delle mitragliatrici, durante il funerale”, scrive ancora.
“Gli israeliani potranno dire che c’erano militanti nella zona della fattoria, ma non ci crederò”, aggiunge. “Il punto piu’ avanzato dei lanciarazzi e’ a 6 chilometri a sud”.
Suo padre, racconta Fares, era un uomo pacifico che odiava l’islamizzazione della giustizia operata da Hamas.
“Il mio dolore – conclude – non e’ accompagnato da desiderio di vendetta, che e’ sempre vana. Ma in verita’, da figlio addolorato, trovo difficile distinguere tra coloro che gli israeliani chiamano terroristi e i piloti e i carristi israeliani che invadono Gaza. Che differenza c’e’ tra il pilota che ha fatto a pezzi mio padre, e il militante che lancia un piccolo razzo? Non ho risposte, ma mentre sto per diventare padre, ho perso mio padre”.

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