Potere politico e popolo

postato il 17 Mar 2010
Potere politico e popolo

Nadia Urbinati e Paul Ginsborg hanno portanto interessanti contributi alla critica della democrazia italiana contemporanea che vorrei riassumere per non perderne memoria.
La Urbinati ha analizzato i rischi attuali alla democrazia garantita dalla nostra costituzione che derivano dall'”opinione pubblica mediatica” il cui potere non era stato previsto dai nostri costituenti nè da tutti i fondatori delle democrazie costituzionali classiche. Nei decenni si erano elaborati anticorpi alla “tirannide” e alle oligarchie attraverso la democrazia rappresentativa ed i suoi meccanismi per difendersi dallo strapotere dei “pochi”, quella che ora chiamiamo la casta, perchè la partecipazione e il controllo dei molti, a cui non interessa esercitare il potere ma chiedono semplicemente di non essere dominati, erano comunque garantiti innanzitutto dal voto e dai meccanismi interni alle istituzioni di autocorrezione.
Ginsborg molto concretamente ha portato due esempi di rafforzamento della democrazia spostando dalle stanze del potere a livello collettivo le decisioni, come nel modello di bilancio partecipato praticato da 15 anni nella città di Porto Alegre ed ora esteso in altre 170 città in Brasile. I delegati dei cittadini eletti nel consiglio di bilancio non hanno potere se non quello della procedura trasparente di adesione e delle proposte alla giunta che ne emergono: nessuna giunta si è mai sentita così potente da ignorare le indicazioni del consiglio di bilancio.
L’altro esempio è stato quello che a NY ha portato 3000 cittadini a decidere come ricostruire Ground Zero, riunendosi in tavole rotonde di 10 persone e un facilitatore e mettendo poi a confronto le idee emerse.
La necessità di sperimentare forme nuove di democrazia dal basso è tanto più evidente nel nostro paese dove i partiti ottengono solo 8,6% di credibilità e il parlamento il 18,3% secondo i dati del C.C.S.C.S. citati da Ginsborg, mentre è in forte crescita la credibilità e l’attività della società civile che ci colloca al 4° posto nel mondo e che si occupa di ambiente, valori e diritti. Di fatto esistino due società che non comunicano più: da una parte la casta politica e dall’altra la società civile.
Quali proposte possiamo far emergere e in quali sedi per guarire questa democrazia italiana malata?

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