Primum vivere: la rivoluzione necessaria
postato il 14 Mag 2012
È stato un piacere ritrovare tante amiche a Bologna nella sede dell’associazione Orlando, nello stesso convento in cui un mese fa mi sono ritrovata a discutere di lavoro con SNOQ. E’ iniziato, grazie all’invito di Lea Melandri di preparare un convegno in un luogo simbolico come PAESTUM, un confronto libero tra tante esperienze femministe storiche di cui c’era un grande bisogno in questo momento.
C’era il rischio, subito sventato, che paresse un’iniziativa di risposta alla caduta di vivacità e di incisività di SNOQ, il cui aspetto emancipazionista da qualcuna non è mai stato condiviso. C’era la preoccupazione fondata di non essere capaci di mobilitare le migliaia di donne giovani che trentacinque anni fa, alla fine del ciclo di crescita del movimento, avevano invaso quel luogo mitico. Oggi è tanto più simbolicamente importante anche per ricordare che la Grecia è la nostra madre con il cui pensiero e le cui esperienze democratiche ci confontiamo da secoli e dai cui miti è anche nata quell’Europa che oggi la sta massacrando.C’è stato il dubbio, non abbastanza chiarito, se aprire alla partecipazione maschile e la decisione per ora di approfondire le differenze generazionali e di esperienze e pratiche tra donne.
Radicalità e continuità femminista il desiderio condiviso, insieme alla necessità di individuare pratiche efficaci ricontestualizzando il confronto non solo sulle idee e facendo di nuovo agire i conflitti su diversi piani per rispondere ai bisogni.
In attesa del manifesto/invito che si sta elaborando questi sono i nodi politici che hanno colto la mia attenzione.
Il mio intervento è iniziato evidenziando che gli uomini stanno perdendo la parola e i segnali sono tanti: dall’articolo di fondo di Luigi La Spina “La parola negata” su La stampa di ieri dove si denuncia la fine del dialogo che porta alla dittatura dell’autorità e alla vittoria del potere imposto con la forza all’intervento, di Recalcati che addebita alla mancanza di parola degli uomini la violenza terribile rovesciata sulle loro compagne, alle tre serate registrate nella mia città da Fazio e Saviano “quello che non ho sono le tue parole”.
Il rischio è che molte giovani che frequentano i centri sociali e non vogliono il separatismo ne siano influenzate, ad esempio la campagna in rete promossa da FBC contro la manifestazione pro-life di Roma, fatta di parti di corpi, tette e culi, per creare conflitto e scandalo.Con loro dobbiamo dialogare, come con le donne delle pari opportunità e le politiche nelle istituzioni e nei partiti. Dobbiamo pretendere ricerche e dati su come le donne si orientano politicamente e tenere conto che i fondamenti della democrazia e delle istituzioni dello stato oggi sono in rapido cambiamento e dobbiamo saperli leggere.