Se non ora, quando?
postato il 15 Feb 2011
L’incredibile successo delle manifestazioni del 13, promosse dal collettivo “di Nuovo” che ha saputo aggregare tante realtà, mi sollecita a caldo alcune riflessioni.
Tutto ciò è partito dall’indignazione per la politica italiana, in primo luogo quella governativa, e dal rilievo che i pochi appelli di donne non erano molto significativi. C’era infatti un silenzio assordante da parte di intellettuali e politiche storiche.
Le Comencini hanno scritto e fatto girare per l’Italia uno spettacolo che ha riempito i teatri questo autunno e che riallacciava il filo della memoria al femminismo degli anni ’70 e riapriiva il dialogo tra le generazioni.
Il documento ” Vogliamo DI NUOVO la nostra libertà” che è stato distribuito evidenziava che “i possenti movimenti di emancipazione e liberazione femminili, che avevano espresso nel corso degli anni ’60 e ’70 cultura e forza politica, hanno portato alla conquista di ampi diritti di cittadinanza per le donne italiana, ma si sono bloccati nel passaggio all’esercizio pieno della decisione politica, lasciandone ancora una volta la responsabilità nelle sole mani degli uomini”
L’appello era promosso da “un gruppo di donne diverse per età, professione e opzione politica.”
Era quindi come allora trasversale, senza distinzioni di appartenenze politiche.
L’essersi preparate per la mobilitazione con una felice capacità comunicativasemplice, efficace e comprensibile a tutte e tutti,il tam tam in rete, il divieto di simboli di partiti e sindacati, l’aver chiamato anche uomini, ha permesso, dopo l’ultima incriminazione del premier per concussione e prostituzione minorile, di mobilitare un milione di donne, e di uomini in una iniziativa di donne, in tutta Italia con una presenza capillare in decine e decine di città grandi e piccole, con un legame anche internazionale visibile in presidi e manifestazioni.
Tutto ciò ha smosso finalmente un dibattito molto approfondito tra donne e non solo che ha accompagnato la preparazione e che ha permesso bellissimi interventi in piazza dove è stata rigorosamente mantenuta la possibilità di parlare solo alle donne. Avvenire, Radio vaticana, l’Osservatore romano, Famiglia Cristiana,
l’azione cattolica, don Ciotti sono intervenuti nei fatti a sostegno e l’intervento bellissimo di suor Eugenia Bonetti ha svelato come all’interno delle gerarchie sia stata portata avanti una discussione che ha fatto cambiare di 180 gradi l’iniziale ambigua posizione espressa dal cardinal Bagnasco.
Quasi due anni fa ho iniziato anche il percorso con gli ecologisti italiani che avrebbero voluto, riprendendo lo spirito di Alex Langer ( Nè destra nè sinistra ma oltre, Lento, profondo, soave)) e imitando la capacità di aggregazione di Cohn Bendit, unire tutti i mille rivoli dispersi in comitati movimenti, nuove 8Grillo e Sel) e vecchie formazioni (ecodem) politiche dare vita ad un nuovo soggetto ecologista e civico che riprendesse nache il sogno dell’anticasta e dei comuni virtuosi e superasse quello che era rimasto dei vecchi Verdi.
I primi passi sono stati molto promettenti ma da subito si notava un protagonismo maschile che lasciava ben poco spazio reale alle ecologiste.
Queste speranze si sono incagliate a Bologna su una semplice questione: dobbiamo essere fuori da ogni partito, da ogni coalizione e i Verdi debbono sciogliersi? Questo quesito che era da riproporre insieme e molto concretamente nelle situazioni locali, in particolare dove si stanno per svolgere le amministrative, è stato giocato a livello nazionale come una questione ideologica per dividere i supposti puri da quelli considerati più disponibili a compromettersi.
In questo travaglio non ci si accorgeva di cosa si stava muovendo e credo che come per tutte le altre formazioni politiche, anche per questa in erba, il 13 sia arrivato come un ciclone a dimostrare che si può. E che occorre esserci da subito.
Mi piacerebbe che si aprissero immediatamente collegamenti perchè non si può disperdere nessuna energia e l’entropia delle inutili discussioni deve essere subito elminata in favore di un “CHe fare,ora?” che deve accomunarci tutte e tutti quelli che non si identificano più in questo governo ma neppure in questa opposizione incapace di mandarlo a casa.