chiese e prostituzione – le voci delle donne – recensione
postato il 20 Mag 2024Ho ricevuto dalla cara amica Paola Cavallari, fondatrice dell’Osservatorio religioso contro le violenze alle donne (OIVD), luogo fondamentale di confronto tra donne, questo libro che ho letto d’un fiato perché finalmente le testimonianze che sono raccolte porgono la visione in cui mi riconosco.
Il confronto è partito dalla domanda iniziale che si sono poste le donne delle varie religioni nei gruppi di discussione che hanno formato: Come si pongono le diverse religioni e le varie comunità di fede sulla prostituzione?
Già dalla seconda pagina di copertina è chiara la ricerca interreligiosa e collettiva tra donne. «In questo libro originale e audace, studiose, filosofe, teologhe affrontano il tema della prostituzione a partire dalle diverse fedi e dalla comune esperienza del femminismo. Cattoliche, buddhiste, evangeliche, luterane, metodiste, valdesi, pastore battiste, avventiste, esperte di studi ebraici, esperte di studi islamici, monache induiste si cimentano in una rilettura dei Testi sacri delle varie tradizioni religiose. Pensati e scritti solo da uomini, “tutti” questi testi, senza distinzione, sono radicati su modelli patriarcali di relazione tra i sessi e alimentano una narrazione che condona le violenze di genere, anzi le rafforza attraverso il sessismo. Eppure grande potrebbe essere il valore eversivo delle diverse religioni e fedi per il riscatto di Lilith. Rileggere insieme le scritture può rivoluzionare il punto di vista e rimettere in discussione quel privilegio sessuale maschile predatorio e violento.
Siamo partite dalla constatazione di come le istituzioni religiose possano essere anch’esse “portatrici di stupro simbolico” promuovendo modelli patriarcali di relazione tra i sessi che si radicano nel trascendente, attraverso teologie e interpretazioni dei testi sacri, pensate e scritte solo da uomini, che rafforzano stereotipi e luoghi comuni. […] Il ricorso alla prostituzione è sempre stato vissuto dalle religioni come un male minore. Le chiese e le organizzazioni religiose si sono mosse in un’ottica assistenziale, dedicando molta attenzione alla tratta e alle vittime senza però interrogarsi sulle vere radici del fenomeno, limitandosi spesso agli effetti, o sulle cause che risiedono nel privilegio sessuale maschile, perché lo scambio sessuale che muove una gran massa di “clienti” nasconde un ruolo di potere»
Il titolo che Paola Cavallari ha scelto per la sua testimonianza, che è il capitolo finale del libro, mi ha spinta a iniziare da lì la mia recensione. “Per un riscatto di Lilith”, a me, agnostica da quando ho finito la scuola che mio padre mi ha costretta a fare dalle suore, perché secondo lui per una bambina, e poi ragazza di buona famiglia, che avrebbe dovuto tenere gratuitamente la contabilità della sua ditta, la soluzione migliore era frequentare ragioneria al Sant’Anna di Torino. Il mio desiderio di andare al liceo, per poi accedere alla facoltà di filosofia, non era da prendere in considerazione perché per il mio destino che lui aveva deciso, mi avrebbe deviato inutilmente. Dalle suore non perché volesse per me una formazione religiosa visto che lui né pregava, né andava a messa, né mi aveva mai parlato di Gesù e della Madonna. Ad una bambina era utile frequentarle fin dalle elementari, avrebbe sicuramente aiutato a toglierle grilli dalla testa. Mica si poteva mandarla alle scuole pubbliche, in classe miste, al contatto quotidiano con maschi che, come lui sapeva per esperienza, l’avrebbero traviata. Quando lui aveva conosciuto mia mamma, di dodici anni più giovane e senza esperienze sessuali precedenti, le aveva chiesto subito di sposarlo. Lei era una modista che portava cappelli splendidi, creati da lei, sempre in contatto con la moda parigina. La fece diventare una casalinga ossessionata dalla pulizia offrendole come alternativa la possibilità di andare in negozio ad aiutarlo, Un negozio di accessori e ricambi auto in cui lei non volle mai andare a lavorare, e per di più gratuitamente.
Lui, contadino della bassa padania, con un fratello ucciso a Mauthausen dai tedeschi, aveva deciso di trasferirsi durante la guerra in città, portando con sé mio nonno che, rimasto senza figli ad aiutarlo, aveva abbandonato la sua cascina. In una città che non conosceva, frequentava probabilmente prostitute prima di sposare la giovane ragazza che poi ha amato tutta la vita. La paura che io, e Carla, la figlia del fratello ucciso che aveva adottato, in quel clima di dopoguerra cadessimo nelle mani di qualche uomo che ci avrebbe rovinate, anziché sposarci, lo tormentava. Quando Carla, meno controllabile di me, finì in collegio da cui scappò e rimase incinta, il suo parere sulle donne che, appena avvicinate da un uomo che non le sposasse, diventavano “puttane”, si rafforzò.
Credo che molte di noi, abbiano ricordi famigliari che confermano la nostra necessità di riscattare Lilith, la nostra antenata libera, come facemmo nel movimento femminista degli anni ’70, per liberarci da quella Eva tentatrice a cui la religione cattolica ci aveva costrette come nostra progenitrice.
Lilith abbandonò Adam perché non voleva fare sesso con lui quando e come voleva. Si sentiva uguale e i rabbini la consideravano “insolente” per cui raccontarono che Dio ne creò una più docile, la quale però, offrendo la mela tentatrice, e adescando Adamo, precipitò gli umani via dal Paradiso. Quindi entrambe inaffidabili e origine di tutti i mali. Adamo è una vittima, il fratello di Carla e il mio non hanno bisogno di andare dai preti secondo mio padre perché a loro basta insegnare che si deve diffidare delle femmine.
Abramo che fa prostituire Sara per usare i suoi guadagni e Salomone che dovrà giudicare le due prostitute che si contendono il neonato sopravvissuto, sono due esempi ricordati per dimostrare che la prostituzione non era condannabile perché la compravendita persino delle mogli, dà all’uomo che è marito il ruolo di padrone di donne, anche prostitute, che quindi non rappresentano un modello sessuale che minaccia il patriarcato. Sono anzi funzionali, se si mettono al servizio della sessualità predatoria maschile, e per questo non sono condannate.
Quando il popolo eletto si dimostra infedele, i profeti lo paragonano ad una prostituta. Quando una giovane si innamora i fratelli che la sorvegliano, la giudicano e la puniscono con lo stupro, come racconta il Cantico dei cantici. Ma il suo coraggio di liberarsi riapre il paradiso e la speranza di relazioni non soggette ai condizionamenti patriarcali. Nel nuovo Testamento a casa di Simone una prostituta lava i piedi a Gesù piangendo, lui la solleva e le dice “vai in pace” e, nella parabola dei due figli chiamati a lavorare la vigna afferma “i pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno dei cieli”.
Ma “le chiese hanno zittito il racconto della prostituzione. Hanno perso la libertà narrativa delle scritture […] e hanno rimosso la prostituzione di cui anche i maschi credenti sono clienti”. Elisa Salerno, femminista cattolica e sostenitrice della legge Merlin per l’abolizione della prostituzione, fino allora in mano allo stato, scrive nel suo libro “le tradite”, in cui denuncia l’iniquità della chiesa, una testimonianza terribile di una tenutaria di un bordello: “ne ho conosciute che furono produttive dodici anni, ma era raro. Poi noi ce ne sbarazziamo. Dove esse vadano è una cosa che non ci riguarda” e poi lascia intendere che spesso sono pescate cadaveri nei fiumi.[1]
Grazie alle sollecitazioni delle associazioni che lavorano sulla ‘tratta’ si comincia a empatizzare con le donne costrette alla prostituzione e a condannare trafficanti e clienti. Libri come questo vanno letti e discussi collettivamente anche nelle scuole. Il confronto maturato negli incontri dell’osservatorio interreligioso da voce alle donne buddiste, cattoliche, ebraiche, induiste, islamiste e protestanti rispetto alla prostituzione e svela l’omertà e la complicità di tutte le chiese al riguardo, nel nascondere i protagonisti maschi e gettare al pubblico ludibrio le donne sfruttate e stuprate a pagamento dai maschi. Le testimonianze sono fondamentali per rovesciare il racconto e fare emergere come la sessualità predatoria e malata dei maschi sia l’origine dell’oppressione di tutte le donne, siano esse dipinte come puttane che come madonne. Uno degli slogan femministi più liberatori che gridavamo nei cortei degli anni Settanta era appunto “né puttane, né madonne, finalmente solo donne”. Non a caso in quegli anni manifestavano con noi, e partecipavano anche ai gruppi di autocoscienza donne che si prostituivano. Poi è arrivato Berlusconi con le sue olgettine e Mediaset e siamo tornate a manifestare in tante in tutta Italia e non solo, per segnarne il declino.
Perché oggi siamo tornate alla complicità di sex work is work? Ringrazio tutte le testimoni e le curatrici di questo libro importante, da leggere, diffondere e discutere anche con giovanissimi dove è indispensabile contrastare un’altra deriva sessuale pericolosa che ormai coinvolge adolescenti, la pornografia on line.
[1] Cfr. Salerno Elisa, Donatella Mottin (a cura di), Le tradite. Prostituzione, morale, diritti delle donne, Effatà Editrice, Cantalupa, 2015