Blabla dei grandi, femminicidi e infanticidi.
postato il 18 Nov 2021Post Cop 26 e G20 italiano senza futuro rispetto alla situazione internazionale, ai profughi e ai migranti che cercano scampo da guerre e da disastri climatici, Afgane in primis, e alla catastrofe ambientale ormai in atto. Post elezioni deludenti come prevedibile visto che pressochè tutti i sindaci, di sinistra e di destra, sono maschi, lottizzazione nelle nuove nomine Rai dove la promozione di donne, che salutiamo con soddisfazione, è anche un alibi per penalizzare e ridisegnare la distribuzione di poteri tra partiti nelle segrete stanze.
Già nel mio precedente post avevo messo insieme fragilità e determinazione, ferite e amore, solidarietà e tradimento, empatia e violenza, speranze e paura. In un quadro di uragani mediterranei che travolgono ogni giorno i nostri terrori con morti e gravi danni, mentre sono in risalita i contagi pandemici. In una situazione in cui la violenza maschile è ormai senza freni e causa ogni giorno vittime. Accoltellamenti, botte, branco contro chi capita, mariti e conviventi che rivendicano il loro possesso con femminicidi e infanticidi in un crescendo che ormai lo stato a livello centrale e decentrato, le forze dell’ordine, i servizi sociali, la magistratura, la scuola, la sanità e chi dovrebbe prevenire e garantire almeno sicurezza fisica paiono non essere in nessun modo in grado di farlo.
Emblematici i casi successi ieri mentre noi ecofemministe stavamo cercando di capire cosa sta succedendo nei nostri territori dopo le elezioni recenti, dopo il G20 e la Cop 26, gli scenari del potere maschile nel nostro paese e nel mondo. Un uomo ricoverato per covid fugge dall’ospedale per andare ad uccidere il figlio di dieci anni in provincia di Viterbo mentre a Mantova, un altro confessa al bar ad un amico di aver appena ucciso a freddo la madre. Il giorno dopo a Sassuolo un padre, che la moglie stanca di violenze aveva abbandonato per tornare dalla madre con i due figli piccolissimi, li raggiunge e li uccide con moglie e suocera. Non c’è territorio italiano dove femminicidi, infanticidi e violenze intollerabili di uomini su donne e piccoli inermi siano impediti. Tutto lo stato è complice perché immerso in questa cultura da padre padrone.
I luoghi delle donne a Roma, la casa internazionale, Lucha y Siesta e Differenza donna si trovano finalmente riconosciuto il loro lavoro e la loro autonomia, e il nuovo sindaco Gualtieri si presenta in assemblea a riscuotere la gratitudine e ringrazia le femministe del loro supporto elettorale. La precedente sindaca Raggi, da cui ci saremmo aspettate riconoscenza e provvedimenti verso le donne che l’avevano votata e avevano sperato in lei, aveva pensato bene di sfrattarle. Aveva anche costretto ad andarsene a metà legislatura l’assessora ecofemminista Pinuccia Montanari, con una lunga esperienza di deleghe all’ambiente a Genova e a Reggio Emilia, che stava operando con grande determinazione. Paolo Berdini, assessore all’urbanistica che aveva tentato di attuare le sue convinzioni ecologiste, era stato costretto ad andarsene dopo pochi mesi. E di lì la decadenza romana si era accelerata e le donne che l’avevano votata erano ormai delusissime. Si doveva aspettare la sconfitta. Il voto delle donne, soprattutto se coscienti, autonome ed ecofemministe è determinante. Come l’astensione. Non stupisce che i candidati non ne tengano conto ma mi preoccupa che neppure candidate ed elette non siano capaci di capirlo.
Bla,bla,bla e grande delusione il giudizio dei giovani di FFF con le quattro dirigenti mondiali, Greta Thunberg, Vanessa Nakate, Dominika Lasota, Mitszi Tan, che a Glasgow hanno manifestato ogni giorno e ricordato il loro piano d’azione. Lo stesso vale per gli ecologisti provenienti da tutto il mondo o quelli che hanno seguito giorno per giorno i continui ricatti e aggiustamenti dei capi di governo, naturalmente quasi solo maschi, e dei poveri sherpa che hanno trattato giorno e notte. Certo illustri ecologisti come Tozzi o capipartito come Bonelli hanno espresso il concetto di Greta con qualche parola in più, ma bisognerà mettere in discussione tutti questi incontri, che producono un topolino, e che inquinano con i mezzi di trasporto e le loro corti. Avete visto Biden al G20 con il corteo di auto (decine) fino dentro al Quirinale? Le dichiarazioni di Draghi sono diventate fumo e neppure l’Europa ha avuto un qualche ruolo dopo l’accordo Usa-Cina.
Cosa possiamo fare noi, così frantumate e emarginate dai luoghi decisionali? Il partito subito diranno le amiche che ci stanno lavorando dopo la convenzione di Lamezia, e questa via si sperimenterà immagino almeno in Sicilia e a Palermo il prossimo anno, come ci ha confermato Pina Mandolfo, presidente di “il femminile è politico, potere alle donne” intervenuta nell’incontro di ieri, chiedendo appoggio che sicuramente ci sarà da tutte noi. Ho sentito moltissime amiche in questi giorni, che appartengono a mondi e storie diverse. A me piacerebbe approfondire anche con loro, partendo dalle nostre fragilità. I nostri corpi, con la terra che abitiamo e le specie che si stanno estinguendo velocemente, sono sempre più fragili. Nei vari territori vorrei imparare da chi si sta muovendo. Pinuccia Montanari con i due ecoistituti a Genova e Reggio Emilia. Luisa Carminati e Rosangela Pesenti a Bergamo dopo il corso di formazione ecofem con Legambiente, Daniela Padoan e i verdi, o gli altri che stanno con Sala a Milano, animaliste vegetariane come Maria Rosa, Laura, Serena, che lottano soprattutto contro gli allevamenti intensivi, Gabriella Taddeo, che ha visto sfumare per poco più di mille voti la coalizione di sinistra in cui era candidata, grazie al voto strumentale dei no green pass triestini, portuali e di sinistra convinti dai fascisti che strumentalizzano tutto il movimento a votare per la destra, Monica Lanfranco, ecofemminista da una vita, direttora di Marea che da sempre porta avanti questi confronti, le amiche calabresi impegnate in una terra bellissima e governata dalla ndrangheta. Ho scelto tre articoli, di cui trovate qui sotto i link, ma nel frattempo ne sono usciti molti altri che affrontano il fallimento della Cop 26, e vi suggerisco di discuterli insieme nel prossimo incontro e nei dibattiti che continuano ovunque. L’importante ora è rafforzare le reti, articolate nei territori, e sostenere chi ci è amica nelle istituzioni e nella informazione. Auguri quindi anche a Monica Maggioni, neo direttrice del TG1, Simona Sala, neo direttrice del TG3, a Alessandra De Stefano, neo direttrice di Rai Sport, e buon lavoro a tutte noi.
Ora anche la lotta ai cambiamenti climatici diventa “femminista”
Gli accordi della Cop26 di Glasgow sul clima in 10 punti
Mi piace riprendere l’avvertimento del premio Nobel Giorgio Parisi nella sua lezione di ieri ai giovani :”Non credo che il pianeta sia in pericolo ma noi lo siamo […] Non si tratta di salvare il pianeta ma di salvare noi stessi”.
Commenti:
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Carissima Laura anche in questo articolo hanno riassunto la realta’ che ci cicrconda e cio’ che mi dispiace e’ la pochissima voglia di unirsi e pensare ad una possibile risoluzione. Tutti parlano ma nessuno ascolta. Nessuno si ferma ed osserva il mondo che lo circonda e di come questo sta morendo ogni giorno sempre di piu’. Se penso alla questione climatica bisogna ammettere che e’ un vero problema dell’umanita’ perche’ sta portando solo ad un continuo miscuglio di stagioni rendendoci sempre piu’ invulnerabili. La colpa di tutto cio’ e’ di chi ci governa ma anche di quelli che continuano a dare fiducia a coloro che hanno la capacita’ di distruggere quel che di buono si e’ fatto.