Complessità, rischi e speranza

postato il 19 Mar 2023
Complessità, rischi e speranza

Seguo con attenzione e con il nostro sguardo ecofemminista ciò che sta succedendo e i commenti dei media e in rete. Ieri le incriminazioni Putin eTrump ma anche le manifestazioni francesi, quelle di Milano, arcobaleno e anarchica, e quella di Napoli degli ultras ma anche scuolabus e pulmini delle Poste bruciati a Roma, e così via. Da coordinatrice provvisoria di un gruppo fondamentale come quello di clima e ambiente, che necessariamente dovra’ interfacciarsi con tutti gli altri, migranti, scuola e differenze, devo cercare di capire qualcosa di più dei fallimenti di banche e della riforma del sistema fiscale che per me sono difficili da interpretare.

Provo a scrivere questo post come se pensassi a voce alta nel tentativo di spiegarmi perché, come il colibrì di Wangari Maathai, abbiamo la presunzione di spegnere incendi e violenze in quattro gatti fuori dai partiti ma interloquendo con il nostro decalogo con tutta l’opposizione e persino con chi governa. Questo governo è molto pericoloso, tutto teso com’è ad affermare la sua cultura sovranista e post fascista ma mi preoccupa non tanto la disponibilità verso Meloni di Landini o Calenda, quanto quella nei confronti di Roccella, di formazione radicale e femminista, che colgo continuamente anche tra donne che lottano per la nostra liberazione.

Sono una convinta sostenitrice del pensiero complesso e devo a Prigogine e alla Stengers, a Lazlo e soprattutto a Morin, il tentativo di sistematizzare il metodo scientifico che toglie l’osservatore dalla tribuna e lo pone coinvolto nelle situazioni. Dal club di Roma avevo imparato il senso del limite, che metteva in discussione il modello capitalistico di sviluppo dall’interno. Barry Commoner con il suo approccio olistico e antiriduzionista e Rachel Carson con la sua passione per riportare i suoni nei boschi mettendo fuori legge il DDT, mi avevano convinta a fare il salto politico con il mio interesse ecologista e femminista. Su questi temi ho scritto persino un’unità didattica per allievi delle scuole professionali, dove ho insegnato per decenni finché non sono stata eletta in Parlamento dopo Chernobyl. Petra Kelly e Alex Langer ci hanno indicato la via per organizzarci in modo empatico, aperto e coinvolgente.

A partire da Manifest, quella serie che ci ha coinvolto dal 2018, è diventato abituale raccontarci che tutto è connesso e che le visioni possono turbarci ma anche farci capire. Ritrovarci tra differenti ma tormentati da responsabilità che non dipendono da noi ma dobbiamo risolvere per vivere. Con la speranza di farlo su Madre terra che ci ospita con tutte le altre speci.

Non so dire di più se non che in questa fase la realtà è proprio difficile da decodificare con tutto quello che abbiamo passato da tre anni a questa parte in cui nessuna autorità politica e tecnica ci ha più rappresentati e ha saputo coinvolgerci responsabilmente senza imporre, e non di rado in modo arrogante.

La determinazione di disertare il patriarcato per salvarci ci viene dalle nostre sorelle più oppresse in Iran, che hanno saputo coinvolgere anche giovani uomini nella loro ribellione, e in Afghanistan, dove il tentativo di cancellarle ha riportato ad una situazione tribale di estrema povertà. Ma dobbiamo trovare uomini alleati che, a partire dalla loro esperienza hanno raggiunto la consapevolezza che l’ecofemminismo apre la strada anche a loro. Cedo quindi la parola a Paolo Groppo, primo uomo che ha sottoscritto il nostro decalogo, e tenete anche voi occhi e orecchie aperte e aiutateci nel nostro tentativo di smontare il potere e la violenza patriarcale.

“Continuando la riflessione

Essendo il nome stesso del gruppo madre, Ecofemministe e sostenibilità, è evidente per me che la centralità del nostro gruppo “clima, ambiente …” si pone all’intersezione tra l’essere umano (con attenzione particolare e specifica al mondo femminile) e la Natura (intesa come qualcosa di più rispetto alle “risorse naturali”).

Sembra chiaro che vogliamo uscire da una visione dell’Uomo dominatore della Natura, per andare verso un rapporto armonico da inventare (anche se esempi non mancano). Quindi, per farla breve, sappiamo da dove veniamo (un mondo maschilista e patriarcale asimmetrico nei confronti di tutto quello che è “altro”, sia la Natura fisica, sia gli esseri femminili. Non vogliamo più questo mondo e, al contrario, abbiamo un orizzonte che è quello di andare verso un’armonia tra mondi maschili, femminili e Natura.

Un documento d riferimento chiaro, come già detto, è l’enciclica papale, che però pecca di essere stata scritta da uomini poco avvezzi a frequentare (e quindi capire) il mondo femminile. Ecco perché la Laudato Sì, per quanto interessante, resta cantonata nel discutere due dei tre mondi di cui sopra: il mondo maschile nel suo rapporto con la Natura. Resta fuori la questione centrale del rapporto uomo-donna, in particolare nella sfera domestica dove maggiormente pesa il patriarcato, forza trasversale ai vari colori politici.

Nella mia esperienza lavorativa, ogni volta che si entrava (nel mio mondo Nazioni Unite) a discutere di grandi questioni, tipo i diritti alla terra, ma anche i diritti dei popoli indigeni, la questione climatica con i crediti carbono, i servizi ecosistemici invece che la biodiversità, beh, ogni volta quando il gioco si faceva duro, sparivano sempre le riflessioni riguardo il rapporto donna-uomo.

Io ho sollecitato di entrare in questo gruppo proprio perché penso e spero che questo cardine strutturale non lo dimenticheremo per strada, si tratti di riflettere a una visione macro e mondiale oppure nell’accompagnare iniziative micro e nazionali.

Mi verrebbe anche da aggiungere, alla nota precedente, la questione delle possibili alleanze. Se vogliamo poter “pesare” nella nostra interlocuzione, abbiamo interesse, a mio modo di vedere, di provare a riempire la griglia anche con nomi di persone o gruppi che conosciamo, anche se i rapporti attuali non fossero idilliaci. Questo perché, indipendentemente da come vadano queste future proposte di dialogo, noi abbiamo interesse a tener chiaro chi fa cosa, per poi riflettere sul come avanzare, una volta chiarito chi siamo.

Tutta la mia vita professionale è stata permeata da questo andare verso gli altri, da cui il mantra del nostro gruppo di sviluppo territoriale: Dialogo, Negoziazione e Concertazione. Quanto maggiori saranno le capacità di fare massa critica, quanto di più peseremo. Voi sapete molto meglio di me chi altri giochi in questi campionati, per cui vi invito a reagire.”

Grazie a chi vorrà aiutarci e buon lavoro a tutte e tutti noi.

Pubblicato in: Ambiente, Donne, politica,

Commenti:

  • Gabriella Taddeo 20 Marzo 2023

    Benvenuto tra noi a Carlo Groppo, disertore del patriarcato.

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