cosa vogliamo noi ecofemministe
postato il 2 Ago 2022Oggi abbiamo lanciato questo documento che spero interessi, vogliate commentare e diffondere.
Ci rivolgiamo alle donne e agli uomini che disertano il patriarcato e che, in tutte le formazioni che si presenteranno, vorranno il voto di tante donne (e anche uomini) che da tempo si astengono perché non rappresentate.
Siamo interessate a ricevere le vostre considerazioni e continueremo il confronto durante la campagna elettorale.
Abbiamo vissuto due anni di pandemia e pensiamo che qualsiasi emergenza possa essere gestita attraverso responsabilità condivise tra istituzioni e cittadinanza, con le pratiche dell’informazione e della partecipazione senza ricorrere a forme autoritarie che non hanno alcuna utilità nella gestione dei bisogni concreti e inducono invece paura e diffidenza.
Questa è l’ora di un cambio di paradigma, richiesto anche dagli obiettivi trasversali dell’Agenda ONU 2030, ratificati dall’Italia e ispirati dalla Piattaforma di Pechino del ’95, ancora vigente, le cui finalità sono riprese nel Piano NGEU e nei PNRR nazionali e soprattutto nella nostra Costituzione.
Vogliamo affermare quello di cui le donne sono esperte: relazioni eque tra le persone nel rispetto delle differenze, una società della cura, l’abbraccio alla Madre Terra e alle specie che la abitano.
Il cognome materno ai figli e alle figlie ne è l’attuazione simbolica e reale a un tempo.
Tutto questo ha bisogno di un Parlamento in cui l’esperienza delle donne trovi ascolto e spazio per poter contribuire ad una politica capace di rispondere alle esigenze reali, con un governo democratico ed ecologista, attento alle donne e alle giovani generazioni, piuttosto che impegnato a riprodurre caste e perseguire interessi di lobby.
Diventa prioritario ora pensare a un nuovo modo di abitare il mondo e utilizzare le risorse, a nuove regole di convivenza.
Noi ecofemministe in questa prospettiva ci stiamo impegnando da decenni. Voteremo chi ha la stessa nostra urgenza e lavorerà con noi per realizzarla.
I nostri propositi di buon governo:
1. La cura come stile politico complessivo e il riconoscimento concreto e formale del lavoro di cura, che venticinque anni fa a Pechino l’Italia si impegnò a conteggiare nel PIL, per ritrovare nelle politiche di spesa pubblica la necessaria e dovuta attenzione alle priorità delle donne e delle famiglie, ovvero dell’intera società nella quotidianità e concretezza dell’esistenza.
Il BES (Benessere equo e sostenibile) va considerato nella sua interezza a integrazione del PIL (Prodotto Interno Lordo) come riferimento per le politiche, perché è il benessere, in tutte le sue forme, a dover essere garantito.
Ne discende la Valutazione di impatto di genere (VIG) dei progetti ex ante ed ex post, la doverosa impostazione di statistiche disaggregate per sesso e la necessità in particolare del punto di vista ecofemminista nelle ricerche e nelle raccolte di dati.
2. Il lavoro, che la Costituzione mette a fondamento della Repubblica deve essere garantito a tutte e tutti con adeguata remunerazione e in condizioni che consentano ogni giorno, insieme al tempo per il riposo e per la libertà personale, un tempo per la manutenzione e la cura degli ambienti e delle relazioni, superando il modello sessista della divisione dei compiti.
Va garantito il tempo per figli e figlie ma anche per essere figli e figlie, amici e amiche, persone solidali nei piccoli/grandi collettivi umani dentro i territori in cui viviamo.
Il tempo per la cura di sé, degli affetti, degli ambienti, per lo sviluppo della propria cultura e dei propri talenti deve diventare l’orizzonte in cui ripensare tutto il lavoro anche attraverso l’uso responsabile delle nuove tecnologie soprattutto nell’ambito del digitale.
Nella transizione, legislativa e contrattuale, che muta l’organizzazione sociale, il lavoro gratuito di cura nelle case e nelle famiglie, che i dati evidenziano erogato prevalentemente dalle donne, va considerato da subito nella messa in atto di forme di finanziamento dei servizi anche attraverso dispositivi economici di facilitazione nel rapporto tra bisogni dell’utenza e bilanci delle istituzioni.
3. La transizione ecologica e il contrasto alla catastrofe climatica, a cui da tempo le ecofemministe lavorano per garantire la continuità della vita sulla Terra, si attuano con la bonifica dei siti inquinati e delle acque, l’economia circolare, le fonti rinnovabili, il riciclo e il riuso, il trasporto e la mobilità non inquinante, la riduzione drastica di emissioni CO2 e polveri sottili, la messa in sicurezza dei nostri territori sempre più minacciati dagli eventi climatici e dalla mano pesante dell’economia, la promozione dell’agroalimentare sano e dell’etichettatura corretta insieme alla tutela degli animali e all’eliminazione degli allevamenti intensivi.
Siamo impegnate da anni a chiedere la fine dei sussidi al settore petrolifero e ai combustibili fossili, l’eliminazione delle plastiche, lo stop alla cementificazione e all’industria delle armi.
La salvaguardia dei beni pubblici, a cominciare dall’acqua, del paesaggio e degli animali con una seria e programmata politica incentrata sulla manutenzione dell’esistente, la salvaguardia della bellezza e della ricchezza del paesaggio naturale e della biodiversità, del nostro patrimonio storico, artistico, culturale che non solo crea lavoro – soprattutto per donne e giovani (donne e uomini) –, ma qualifica il nostro territorio e la sua capacità di accoglienza, lo rende complessivamente più protetto, più bello, più accessibile e fruibile (Convenzione di Faro).
La cura, la messa in sicurezza, la manutenzione, la protezione del territorio, fermandone il consumo per attività speculative, il contrasto al dissesto idrogeologico sulle coste e nell’interno, la difesa delle spiagge e degli arenili, la riqualificazione urbana a partire dagli edifici pubblici, scolastici e residenziali, un piano di investimento nell’edilizia pubblica agevolata per realizzare il diritto alla casa, la modernizzazione delle infrastrutture di mobilità pubblica ora inefficiente, i collegamenti interni, tra regioni e con gli altri Paesi sono ambiti importanti per la creazione di qualità di vita e di lavoro, di democrazia partecipata.
Vanno fermate le “grandi opere”, inutili per le comunità, invasive per l’ambiente, colpevolmente onerose oltre alle svendite, le privatizzazioni, i tagli ai beni e servizi pubblici.
Va messa in atto una “nuova pedagogia dell’abitare” che, a partire dalla prima infanzia, alimenti relazioni di rispetto e di convivenza con tutti gli esseri viventi nella delicata rete di connessioni che formano l’ecosistema.
4. La salute pubblica, non più tutelata da un SSN messo in crisi dalla pandemia, va salvaguardata con servizi territoriali adatti alle nuove esigenze, con un nuovo progetto per i Consultori Familiari, da anni oggetto di depauperamento progressivo, con la diffusione del co-housing (co-abitare), come nuova frontiera dell’abitare collaborativo in luogo delle RSA, con la prevenzione, diffusa sul territorio, delle pandemie e delle malattie da inquinamento, con lo sviluppo delle cure domiciliari che evitino il ricorso frequente alle ospedalizzazioni.
Va assicurato il diritto all’accesso alla sanità pubblica finanziata nella misura sufficiente a garantire in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale il blocco dell’esternalizzazione, l’efficienza tecnologica, il numero adeguato di posti letto e la realizzazione delle attività socio-sanitarie territoriali per la prevenzione, la diagnosi e la cura e per la gestione domiciliare delle malattie cronico degenerative.
5. Nascere bene è il primo diritto che società e Stato devono garantire.
Il modello assistenziale di cura alla donna è negativamente impregnato di pregiudizi che ostacolano il cambiamento culturale verso scelte consapevoli e autonome in tema di salute femminile riproduttiva e sessuale. Nel rapporto dell’assemblea generale delle Nazioni Unite del 2019 la violenza ostetrica è stata riconosciuta come una violenza dei diritti umani di salute riproduttiva che scaturisce da pregiudizi e stereotipi sulla maternità e sul ruolo della donna.
In Italia la violenza ostetrica non è reato, mentre la medicina e le cure per le donne non sono ancora regolarmente praticate.
La salute sessuale e riproduttiva e le scelte connesse devono essere rispettate e garantite dal momento della nascita fino alla menopausa. Contraccezione, aborto ed esami ed eco in gravidanza devono essere realmente a disposizione gratis nei Consultori. Il personale sanitario tutto sia formato alla medicina di genere.
Nascere bene è una questione di libera scelta della madre che incide anche sulla vita futura di chi nasce. Va affrontata la piena attuazione della Legge 194 anche attraverso normative che consentano solo a personale infermieristico e medico non obiettore di partecipare ai concorsi pubblici.
Va assicurata la possibilità di adozione per persone singole e coppie di fatto, indipendentemente dal sesso e dall’orientamento sessuale, fatte salve semplicemente le condizioni di idoneità genitoriale.
6. La violenza sulle donne non è disgiunta dalla violenza sull’ambiente; l’uomo ha infatti concepito la donna e la natura come “a sua disposizione”. Ora che le donne affermano e praticano con più determinazione la loro soggettività, femminicidi e altri crimini sessuali si intensificano.
Condanniamo ogni forma di mercificazione del corpo femminile.
Chiediamo la piena applicazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza maschile sulle donne e la violenza domestica anche nel rispetto dei richiami del GREVIO.
Trattandosi di un fenomeno culturale è necessaria la formazione e informazione di operatori ed operatrici insieme a:
- sospensione della potestà genitoriale per chi agisce violenza; braccialetto elettronico; allontanamento immediato dalla dimora che va preservata per la donna;
- lavoro costante per abolire il fenomeno della prostituzione, con conseguente difesa della Legge 75/1958 (Legge Merlin); introduzione del modello nordico che prevede punibilità dei clienti e sostegno alle donne per uscire dal sistema prostituente;
- abrogazione della Legge 54/2006 sulla bigenitorialità imposta, per la quale centinaia di minori sono stati strappati da madri che hanno denunciato il padre per violenze e abusi sessuali;
- formazione e informazione, insieme ad attenzione costante delle istituzioni, per impedire l’utilizzo in forme subdole della PAS, o sindrome di alienazione genitoriale, (già dichiarata inesistente sul piano scientifico) nei tribunali, a danno delle donne e dei figli/e.
E’ l’ora anche di aiutare e risarcire le donne vittime delle mafie e di maggiori investimenti e maggiore diffusione del protocollo “liberi di scegliere” che permette alle madri, mogli di boss mafiosi, di strappare se stesse ed i loro figli ad un destino già scritto.
7. Una nuova politica sull’immigrazione per fermare le morti dei migranti e delle migranti in mare, sui confini europei e nei lager libici, gli stupri e le violenze sulle donne “bottino di guerre” è un tema urgente. Non è più tollerabile una narrazione delle migrazioni come invasioni e come problema di sicurezza.
Le leggi, le normative e i Memorandum che attualmente regolamentano l’immigrazione devono essere modificate in base ad una politica umana e civile che salvaguardi le vite, in accordo con l’UE, abolendone alcuni, come gli accordi con la Libia e i decreti vigenti.
E’ l’ora di promuovere realtà virtuose di accoglienza e inclusione sociale e lavorativa dove i/le migranti possano vivere in armonia e crescere con le comunità che li accolgono. Vanno riviste regole e criteri per l’acquisizione della cittadinanza con forme di automatismo per chi nasce in Italia.
8. Riforme e investimenti per la Scuola Pubblica, per uscire da un modello patriarcale di gerarchia imposta e di competizione nella consapevolezza che le future cittadine e i futuri cittadini hanno il diritto di ricevere la migliore educazione in luoghi adeguati e con un ordinamento scolastico che rispetti ed attui le indicazioni nazionali e le linee guida esistenti che puntano ad una cittadinanza consapevole, attiva e perciò responsabile lungo tutto l’arco della vita non sono più procrastinabili. L’educazione al pensiero critico ed un uso responsabile delle tecnologie e dei social media si rivela fondamentale inoltre per contrastare atteggiamenti di omologazione, bullismo, violenza e sviluppare la cittadinanza digitale consapevole.
9. Fisco
Vanno attuate con determinazione
- la lotta all’evasione fiscale e le riforme che ne riducano la possibilità concreta
- la riforma fiscale per un’equa e progressiva distribuzione del prelievo sui redditi come previsto dalla Costituzione
- la tassazione sui grandi patrimoni e lavoro per accordi internazionali contro le fughe di capitali nei paradisi fiscali
- il recupero dei finanziamenti accordati ad aziende che hanno delocalizzato l’attività in altri Stati con la finalità di aumento dei profitti e sfruttamento di lavoratori e lavoratrici.
10. Spese militari
Siamo nonviolente e da sempre vogliamo che la guerra esca dalla Storia. Il dialogo, basato sul confronto e sul rispetto reciproco alla base delle relazioni etiche e femministe deve essere strumento di pace nei conflitti anche e soprattutto armati. In questa direzione va la richiesta di un sistema di difesa europeo.
Occorre un piano di riduzione degli investimenti sugli armamenti e per la riconversione delle aziende produttrici insieme a una riqualificazione dell’esercito come forza di gestione nonviolenta dei conflitti.
Commenti:
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E’ un decalogo che vorrei veder tradotto in realtà, perciò spero sia fatto proprio innanzitutto da UP, in quanto in buona consonanza con i principi che stanno alla base di questa neoformazione unitaria. Suppongo che sia stato inoltrato alle organizzazioni politiche che confluiscono in UP e mi auguro che queste rispondano.
Non vedo altre forze politiche che possano
accogliere integralmente le istanze del decalogo. -
Nella confusione ideologica e opportunistica che si sta delineando darò il mio voto al partito/coalizione che accoglierà e si impegnerà a realizzare concretamente le istanze declinate nel documento in modo chiaro, netto e ineludibili per chi si propone come forze progressista. E promuova con fermezza il decalogo. Altrimenti non pianga se, una volta di più, tantissime donne e molti uomini decidano di non andare a votare. La Responsabilità delle/dei candidati è molto alta sull’arginare la deriva politica a cui stiamo assistendo. Ed è ora di prendere posizione.
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Al punto 6 chiedete la applicazione del modello nordico per abolire la prostituzione e criminalizzare i clienti. Come lavoratrici del sesso denunciamo da tempo la violenza istituzionale che impatta sulle nostre vite e sul nostro lavoro come conseguenza di simili leggi. Dimostrato da ricerche fatte in Francia da Medici senza Frontiere e in Irlanda da Amnesty International. Inoltre sono misure che aggravano la condizione delle donne migranti che sono la maggioranza nel settore, esponendole agli arresti e alle deportazioni. Quello che le donne liberamente decidono di fare con il proprio corpo non puo essere stigmatizzato e vietato dallo stato. Se non riconoscete l’autodeterminazione che femminismo è il vostro?
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Nel momento in cui parlate di condivisione del lavoro di cura mi chiedo, e vi chiedo, se la decisione non debba essere innanzitutto individuale. Stessa cosa per quanto riguarda la volontà di abolire la prostituzione che, essendo un fenomeno distinto dalla tratta, non può che dipendere da una decisione individuale. È molto pericoloso secondo me sostituire l’azione politica alla decisione
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Concordo totalmente e ho già condiviso il post sul mio blog. Paolo
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Per quello che può contare, avete tutto il mio appoggio.
Diffondo. -
Molto interessante questo manifesto. Credo che non venga nominato un solo punto per me importante: la tutela vera ed efficace degli orfani da femminicidio. Sono bambini e bambine traumatizzati, che si ritrovano un padre in galera e la madre morta, lasciati, quando va bene, alla tutela di solito dei nonni materni, spesso anziani e attraversati dal grandissimo dolore di aver visto morire una figlia, quindi sicuramente anche loro traumatizzati e non centrati. Non ci sono percorso di cura, recupero, tutela economia per questi orfani che io definisco “di guerra”.
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Purtroppo il modello nordico con cui ci siamo confrontate a Trieste il 6 /7 ottobre del 2006 non ha dato i risultati su cui le femministe scandinave puntavano.
Sarebbe interessante ripetere l’esperienza di” Violence and Patriarchy” per avviare una nuova campagna “a European Campaign Against Violence on Women “ come già scritto da Pia Covre il modello non ha migliorato la condizione delle donne.
Anche sulla tutela delle / degli orfane/i di femminicidio qualcosa va aggiunto