Dopo il no del Congresso al piano Bush

postato il 1 Ott 2008
Dopo il no del Congresso al piano Bush

Non è servito a nulla che entrambi i candidati, Obama e McCain, nel primo faccia a faccia si fossero dichiarati d’accordo con il piano di salvataggio dell’economia americana di 700 miliardi di dollari, quello che Bush aveva caldeggiato di buon mattino alla TV, prima che aprissero le borse per evitare “guai seri”, e aveva sperato di ottenere cercando disperatamente al telefono uno per uno i congressman repubblicani per tentare inutilmente di convicerli a votare, un mese prima delle elezioni, il piano Paulson, profondamente impopolare.

Per i repubblicani, abituati a sbandierare la deregulation del libero mercato come credo del neoliberismo, era duro da digerire in piano che portava di fatto alla statalizzazione di banche e, ovviamente per i democratici la preoccupazione di arricchire o salvare, quegli sconsiderati di Wall Street che tanti danni hanno provocato con le loro operazioni di trasferimenti di rischio alla gente, invece di aiutare chi è rimasto senza casa, senza pensione e senza risparmi.

Il Congresso ha detto no e i guai sono puntualmente arrivati nelle borse di tutto il mondo, e a Wall Street, con un crollo storico. Nel secondo appello di ieri mattina per far approvare stasera al Senato la legge emergenza, Bush ha affermato che “non c’è il lusso di poter scegliere” avendo già mandato in fumo più di mille miliardi di dollari con il primo no. Se Wall Street si è un pò ripresa, le altre borse dimostrano estrema incertezza e Sarkozy ha chiesto la convocazione di un G4 (Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia) straordinario dopo aver stanziato 6,4 miliardi di euro insieme a Belgio e Lussemburgo per salvare la Dexia. Anche l’Inghilterra è in affanno e si fa aiutare dal Banco di Santander spagnolo.

L’Irlanda ha assicurato con fondi statali tutti i cittadini rispetto a depositi, mutui e fondi pensione. In Italia Unicredit perde nell’ultima seduta il 12%.

E’ probabile che tutte le trattative condotte convulsamente in queste ore e l’ultimo appello di Obama e McCain al Congresso indurranno il Senato a votare a favore del piano come è stato modificato rendendo più facile il voto alla Camera.

Ma continueremo a non sapere come tutta questa vicenda andrà a finire nel medio periodo e chi pagherà di più questa crisi.

E’ probabile che l’Europa , che non ha una sua autonomia politica e quindi risulta frantumata con diversi livelli di rischio nei vari Stati, pagherà pesantemente questa crisi. Cina, India, Brasile e America Latina, paesi islamici, si renderanno ancora più autonomi e più forti rispetto agli Usa: il quadro mondiale sta drasticamente cambiando e nessuno è in grado di ipotizzare quale sarà la mappa geopolitica del potere nelle grandi banche e assicurazioni tra qualche anno.

Qualcuno comincia a dire che siamo arrivati al capolinea di questo capitalismo neo liberale, fortemente voluto da Bush e dai leaders della destra a livello mondiale. Dopo venti anni di sperimentazione di un modello neoliberista che ha creato tanti guasti, ingiustizie e povertà nel terzo mondo la grave crisi degli USA apre nuovi scenari imprevedibili.

Forse può favorire la vittoria di Obama. In Europa paura e impoverimento hanno già spinto a votare più a destra. Anche perchè la sinistra sembra totalmente incapace di analizzare questa fase, ed è stata incapace di prevederla. Non ha leader e non ha progetti.

Basta vedere in Italia l’imbarazzo di Veltroni, D’Alema, Bersani ed Epifani che sembrano non capire cosa sta succedendo. E quello di Berlusconi che fino a ieri sbandierava la parole d’ordine neoliberiste di Bush. Almeno Tremonti si è accorto un po’ prima che il vento stava cambiando e ha scritto un libro “no global”.

Forse è ora che donne e giovani si facciano sentire e provino di nuovo a sognare che “un altro mondo è possibile“.

Commenti:

  • Andrea 2 Ottobre 2008

    Un plauso da me alla sua felice considerazione, quella secondo la quale la sinistra non ha leaders ne’ progetti, (cosa che secondo me inizio’ dal dopo tangentopoli, solo che Berlusconi se ne era accorto dopo Prodi, se fosse vero il contrario il Cavaliere non sarebbe neanche sceso in politica…) ed un saluto da un suo ex allievo ENAIP che legge con interesse le sue pagine.

    ALL THE BEST, MISS CIMA.

    Andrea Fredolini

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