Equità di genere: in piazza l’11dicembre

postato il 7 Dic 2011
Equità di genere: in piazza l’11dicembre

Care amiche voglio ringraziarvi per la riunione di ieri sera che per me è stata molto importante. Mi metto a disposizione per cosa è necessario per la buona riuscita della manifestazione di SNOQ che ritengo un momento importantissimo di visibilità e organizzazione per le donne italiane. Riassumo brevemente i nodi politici che ho attualizzato alla manovra ma che rincorro da tutta la mia vita con il movimento delle donne, con la mie esperienze istituzionali in parlamento e come vicesindaco a Moncalieri, con dieci anni di lavoro come consigliera di parità:
Equità di genere significa agire diversamente sulle pensioni per non fare pagare il gran peso della manovra alle donne che ne escono come le più penalizzate. A queste condizioni e senza ammortizzatori sociali aumenterà la povertà già pesante delle donne e molte di loro non saranno messe in grado di arrivare alla pensione. Indicizzare le pensioni fino a duemila euro è equità: le donne hanno le pensioni più basse. Apprezzo che incentivi alle imprese siano finalmente legati non a ristrutturazioni che hanno permesso di cacciare tanti lavoratori ma a assunzioni a tempo indeterminato di donne e di giovani. Occorre però aiutare le donne a mantenerlo il lavoro. Troppo spesso sono licenziate o costrette a licenziarsi per i figli e per l’assistenza agli anziani. Occorre quindi ripristinare la legge che impedisce le dimissioni in bianco e dotare il nostro paese di servizi per bambini ed anziani con quel 40% richiesto dall’UE a cui siamo ben lontani visto che ci stabilizziamo sul 10% di media e al sud non si arriva nemmeno all’1% in alcune zone. Se raggiungessimo la percentuale del 60% del lavoro femminile richiesto da Lisbona avremmo un incremento del PIL del 3%, dice la Banca d’Italia, quindi usciremmo tranquillamente dalla recessione. Bisogna educare gli uomini alla condivisione egualitaria del lavoro di cura (stesse ore delle donne di lavoro gratuito giornaliero) e prevedere anche congedi obbligatori per i padri. Le industrie delocalizzano e non investono nel nostro paese? Vanno penalizzate e incentivate quando invece creano lavoro. Ripristiniamo gli incentivi all’imprenditoria femminile rifinanziando la legge, creiamo ovunque incubatrici (dirette alle donne) d’impresa. Chi evade ruba a tutti e va messo in galera (negli Usa e in altri paesi si rischiano 15 anni) dopo aver restituito il maltolto: quello che è previsto è un passo troppo piccolo che non frutterà neppure l’iscrizione sulla fedina penale nella maggior parte dei casi. Obblighiamo a giustificare da dove proviene il denaro usato per acquistare beni di rilievo e riduciamo a 300 euro l’utilizzo di contante, perfezionando la tracciabilità. Noi pretendiamo sempre la ricevuta fiscale (dal medico, dal parrucchiere, dal dentista, al ristorante,etc) e chiediamo che ci venga riconosciuta una parte della tassa recuperata come avviene in altri paesi.Tassiamo le transazioni finanziarie speculative. E studiamo una patrimoniale più seria. Le donne pagano le tasse, non speculano in borsa, posseggono ben pochi patrimoni (1% delle proprietà a livello mondiale. Quanto in Italia?), ricevono stipendi più bassi, a parità di lavoro, e quindi pensioni più basse. Non ricevono liquidazioni e stipendi d’oro che chiedono siano drasticamente ridimensionati. L’equità va riportata anche sulla ridestribuzione paritaria delle risorse. Occorrono su tutto dati disaggregati per legge per poter studiare le politiche a favore delle donne.
Stamane alle sette a uno mattina ho avuto la piacevole sorpresa di trovare due care amiche che stimo molto, Marina Sereni e Isabella Rauti, con cui ho lavorato anni, che esponevano parte di queste proposte con molta competenza e chiarezza, rimandando ai dati Istat, pubblicati da La Stampa di oggi, che dobbiamo a un’altra amica comune il cui lavoro è preziosissimo Linda Laura Sabbadini.
Dunque trasversalità assicurata, competenze tecniche pure e livelli istituzionali anche: la Sereni in Parlamento e la Rauti in una regione importante come il Lazio (ha parlato di un pacchetto conciliazione che dovremmo poi farci dare) e movimento nazionale con SNOQ che, grazie a una tempistica eccezionale, riemerge proprio in questo momento politicamente rilevantissimo.
Finalmente dopo tanta frammentazione e lavoro sotterraneo abbiamo l’opportunità da oggi in avanti di essere protagoniste nella storia del nostro paese. Fidatevi, ho fiuto, è proprio giunta l’ora.
Dobbiamo però essere molto unite in questa volontà, rispettando le nostre diversità che sono la nostra ricchezza, e chiudendoci le orecchie e il cervello alle argomentazioni politiche maschili, soprattutto di partito. Non è facile lo so bene, ormai riconosco subito come si infiltrano tra noi. Dobbiamo essere noi a parlare agli uomini e a guidarli, se vogliamo uscire dal disastro. Abbiamo una grande responsabilità ma dobbiamo avere anche una grande fiducia, e trasmetterla per vincere le paure e le incazzature. Dunque dobbiamo proporre aggiustamenti concreti e realizzabili alla manovra, contribuire alla riforma del MdL e degli ammortizzatori sociali, ridisegnare il welfare, denunciare gli sprechi, smettere con lo sviluppo sconsiderato e chiedere di salvare i nostri beni culturali e le nostre città, che crollano sotto l’incuria e i cambiamenti climatici che ormai sono realtà (Mercalli è un concittadino che dice cose che condivido totalmente al riguardo). Sono tutti nodi politici che da quasi un anno discutiamo nel laboratorio PRODUCIAMO IDEE.
Perciò dobbiamo anche essere capaci di fare sinergia con tutto quello che abbiamo che è tantissimo, competenze, saperi, cultura, relazioni, memoria, e collegare tutto. Se eliminiamo inutili resistenze possiamo farlo da subito e SNOQ può raccogliere gran parte della nostra ricchezza. Come dicevo ieri dobbiamo mettere EQUITA’ dopo DIGNITA’ come parole d’ordine e 50%, non quote, nella rappresentanza a tutti i livelli e nella redistribuzione delle risorse (finanziaria e bilanci preventivi di genere),eliminare le spese inutili (militari, grandi opere) e investire nella manutenzione come si fa in casa quando non si hanno soldi. Nell’iniziativa imprenditoriale delle donne (rifinanziare la 215, indirizzare le studentesse alle facoltà scentifiche, collegarci con le donne manager: una si chiama Cima come me e ha fatto una ricerca interessante che ha spiegato lunedì scorso in via Magenta). Dobbiamo pretendere la legge sulle statistiche di genere e calibrare le nostre politiche sui dati reali continuamente riaggiornati oltre che sulle nostre relazioni.
Dobbiamo denunciare la prostituzione di corpi, di menti, di istituzioni, di leggi come si è fatto ieri con Romana Vigliani, insieme a Giancarla Codrignani, Vera schiavazzi e l’Avv. Rossomando, alla presentazione del suo libro: “La Questione prostituzionale”.
Credo che stiamo acquisendo rapidamente la coscenza della nostra forza e anche il fatto che abbiamo voluto la manifestazione di Torino, che ricordo di aver proposto la prima volta che ci siamo riunite, e di riuscire a realizzarla grazie al lavoro organizzativo vostro che è stato eccezionale, lo conferma. Ci vediamo con estusiamo in piazza e poi continueremo. Un abbraccio a tutte. Laura Cima

Commenti:

  • Pietro Del Zanna 7 Dicembre 2011

    Cara Laura,
    ci sarebbero tante cose da dire.
    “Se non ora quando” mi piaceva più “se non le donne chi”. L’importanza della differenza di genere la riconosco nei termini di base per una relazione non di una rivendicazione che esclude un soggetto. I singoli punti sono in parte condivisibili, in parte meno. Ormai diamo per scontato che tutti debbano obbligatoriamente avere un conto in banca, è ancora tutto impostato in termini di rivendicazione e non di visione di un futuro diverso e desiderabile. Mi sembra si facciano passi indietro invece che in avanti. Un abbraccio

  • Maria Cristina Migliore 8 Dicembre 2011

    Laura, il tuo post mi è piaciuto molto. Mi piace l’invito ad unirci nelle differenze, per dare il contributo di idee di noi donne a questo paese (e questa Europa) in crisi, la crisi di un modello di sviluppo. Sono anche d’accordo che il pensiero che il movimento delle donne ha elaborato da quando è nato (direi almeno un secolo di storia) è tanto e ricco, e non ha ancora dato il suo contributo alla cosa pubblica. Non ho potuto frequentare le riunione di SNOQ, non so come stanno andando le cose, il dibattito interno. Spero che SNOQ riesca a raccogliere e fare rete, sinergia di tutti i gruppi di donne sparsi sul territorio.
    E eviti il linguaggio e le dinamiche delle forze partitiche, creazioni maschili. Anche su questo sono d’accordo con te Laura.
    Circa le proposte da fare, io vorrei che fossero proposte che riportino l’economia ad essere economia nel senso di “arte di saper amministrare bene le cose di famiglia e dello stato”, economia nel senso di attività che si svolgono per rispondere a bisogni “buoni”, bisogni che quando sono soddisfatti fanno star bene tutti, compresa la terra. E’ un bisogno “buono” costruire auto sempre più grandi e potenti, come i suv? E’ un bisogno “buono” costruire elettrodomestici progettati per “scadere” in modo da sostenere i consumi?
    Oltre al cosa si produce, mi interessa anche molto il “come” si produce. I posti di lavoro sono diventati sempre più rigidi, disumani, con questa fissa della certificazione, standardizzazione, razionalizzazione, etc.

    Ancora una cosa: tu dici che se l’occupazione femminile crescesse, crescerebbe anche il PIL. Io però vedo intorno a me solo lavoro che si riduce, non c’è lavoro nel senso di qualcuno disposto a pagare il lavoro. Come si crea il lavoro? cosa sta frenando la creazione di lavoro in Italia? come uscire dalla spirale negativa in cui sembriamo imprigionate/i? oltre ad un’eccessiva pressione fiscale e troppa burocrazia per chi fa impresa, io direi anche che il sostegno pubblico dovrebbe andare alle attività economiche ad alto valore aggiunto. Trovo fuorviante ridurre il discorso alle dimensioni delle imprese e alla capacità di esportare. Per sostegno pubblico non intendo necessariamente risorse economiche, ma discorsi pubblici che promuovano culturalmente modi nuovi di fare impresa e di innovare. Dobbiamo far sentire certi imprenditori e manager come antiquati, con un’idea di potere fine a se stesso e non al bene dell’azienda.

    Abbiamo troppi governanti di formazione economica, ingegneristica, legale che ci governano, e troppo poche persone di formazione antropologica, psicologica-culturale, sociologica. Per fare un esempio, chi ha una formazione economica pensa troppo in termini di incentivi e chi ha una formazione ingegneristica ha un’idea di processi come meccanicistici.
    Per noi donne pensanti e per gli uomini che ci sono vicini sono invece importanti la qualità delle relazioni, il dialogo, l’empatia, il lavoro fatto bene, le questioni di merito, il curare,…
    Ci vediamo domenica in piazza!

  • Sandra Ruggeri 9 Dicembre 2011

    Sono d’accardo con i tuoi punti: Equità di genere; Ripristiniamo gli incentivi all’imprenditoria femminile ; noi donne dobbiamo anche essere capaci di fare sinergia ; creiamo ovunque incubatrici (dirette alle donne) d’impresa ; trasversalità assicurata, competenze tecniche ; unite in questa volontà, rispettando le nostre diversità ; Dobbiamo essere noi a parlare agli uomini e a guidarli, se vogliamo uscire dal disastro ; Perciò dobbiamo anche essere capaci di fare sinergia con tutto quello che abbiamo che è tantissimo, competenze, saperi, cultura, relazioni, memoria, e collegare tutto – ………..Sono d’accordo su tutto e penso che questa crisi ci obbligherà a trovare nuove strade – io sono con te Laura.

  • laura cima 11 Dicembre 2011

    grazie a pietro,maria cristina e a sandra che hanno commentato arricchendo la mia lettera e a tutte quelle e quelli che hanno condiviso su fb o x tel. Che ne dite, amiche e amici di continuare il dibattito tra noi, nei siti che promuovete e frequentate, oltre che sul mio blog? Per le amiche di Torino ci mettiamo d’accordo su come proseguire giovedì 15 alle 18 al Centro Studi Pensiero Femminile, cso s.maurizio 6 dove ci faremo anche gli auguri.

    http://www.lauracima.it

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