Un modo differente di essere leader

postato il 17 Lug 2014
Un modo differente di essere leader

Sto partendo per Roma.

Oggi ultimo incontro e collegamento skype per preparare l’assemblea. Ieri ho firmato” Dopo l’ altra Europa” un bel contributo politico di Domenico Finiguerra che condivido per il modo chiaro, senza ambiguità, di esprimere cosa vogliamo sia la lista Tsipras in Italia.

Sempre Domenico ci ha segnalato le considerazioni di Lucia Ciamoli che mi paiono un modo differente di indirizzare pensieri, passione ed azione perché parte da sé, proprio come abbiamo sempre fatto nei nostri confronti femministi.

Dopo tanti discorsi affastellati e spesso confusi  che si susseguono sulla mailing list che raggruppa più di 400 persone ma che non so in quanti seguono costantemente ( molto pochi e sempre i soliti intervengono polemizzando) e dopo ore di confronto in assemblea a Roma lo scorso 6 Luglio che non hanno prodotto nessuna proposta convincente, qualcuno ha deciso di lavorare in gruppi e di non votare in assemblea. Non è chiaro chi dirigerà questo processo e verso quali orizzonti comuni ci stiamo avviando.

Ho deciso di non aggiungere una mia ulteriore valutazione e proposta politica perché in questa fase è indispensabile un lavoro collettivo. Ma deve essere un lavoro che si basa sulla fiducia reciproca e non lascia spazio a giochi che vorrebbero essere di potere (velleitari anche perché dobbiamo ancora costruire insieme prima che qualcuno pensi di appropriarsi dei frutti di un lavoro comune).

Per questo ho proposto insieme ad altre donne di non ghettizzarci in un gruppo che qualcuno aveva battezzato “questione di genere” ma di sparpagliarci in tutti a portare metodo, pratiche, idee e proposte. Naturalmente con un pre-confronto tra noi e una relazione finale in assemblea.

Le considerazioni di Lucia mi sembrano proprio il metodo giusto per guidare un processo così complesso. Eccole:

“Siamo ancora in tempo… Abbiamo bisogno di trasparenza, elaborazione politica e organizzazione. Molti di noi ne hanno notato l’assenza, già prima di iniziare la raccolta firme, ma al grido di “questo è l’ultimo treno, la situazione è drammatica!” si è continuato nonostante tutto, attendendo un cambio di passo. Invano. Come semplice militante, consapevole della gravità di quanto sta accadendo, voglio sapere chi sta dettando una linea che nei fatti ci sta affossando. All’inizio della nostra avventura, i sondaggi ci davano oltre il7%, verso la fine della campagna elettorale negli ultimi sondaggi eravamo al di sotto della soglia di sbarramento. Da un certo punto in poi tutti hanno iniziato a parlare di “sinistra” e del fatto che il progetto sarebbe andato avanti dopo le elezioni, ma a me come a tanti altri, questi cambiamenti di rotta sono arrivati da non si sa dove. Questo, nonostante io faccia parte del gruppo comunicazione. Dopo il raggiungimento del quorum siamo partiti con le prime assemblee in un clima di gran fermento. Allo stato attuale, si sono persi pezzi e quel fermento è ormai soffocato. Non so se da qualche parte ce n’è traccia. Come non bastasse, ho avuto modo di constatare la delusione di persone che ci hanno votato. Sono poche le riunioni alle quali non ho partecipato, eppure i tasselli che mi mancano, a rigor di logica, sono innumerevoli. Ho vissuto le difficoltà di non vedere risposte alle critiche avanzate non tanto da me quanto da persone che apprezzo e stimo migliori di me. Ogni volta si parla di fare ma rimaniamo fermi. Un paio d’esempi l’ultima riunione del gruppo coordinamento romano: ho partecipato soprattutto per chiedere che ci fosse un comunicato stampa sul grave attacco alla democrazia di questo paese e rendermi conto dello stato dell’arte. Ho, essenzialmente, sollevato il problema della trasparenza e dell’esigenza in mezzo a tanti gruppi di lavoro inerenti al territorio, di un gruppo che studiasse modalità che portassero a un maggior coinvolgimento e condivisione e all’esigenza di un confronto sull’organizzazione. Ignorata, come altri. Sempre il solito copione. Chiedo di essere inserita nella mailing-list del gruppo coordinamento. Ricevuto un rifiuto, perché c’è già qualcuno del mio municipio, ripeto la richiesta come referente della mia associazione. Mi è stato riferito che qualcuno si è opposto al mio inserimento. Da giovedì, quando al coordinamento ho ribadito la richiesta, solo ieri, tornata dal presidio, ho visto essere stata inserita. Sembrava non ci fosse più un gruppo di comunicazione nazionale; alla riunione viene fuori che non poteva essere fatto alcun comunicato perché a farlo doveva essere il gruppo di comunicazione nazionale(?). E probabilmente, come per la conduzione del nulla cui stiamo assistendo, non c’è un piano “malefico”. Forse, semplicemente l’effetto dell’indefinito “liquido”. Voglio sapere chi ha osteggiato il mio inserimento nella m.l. del coordinamento, e perché. Voglio i nomi di chi sta dettando o gestendo questa linea, oggettivamente fallimentare e non per “metterli alla gogna” ma perché hanno evidentemente bisogno di essere accompagnati per ritrovare quel briciolo d’umiltà di cui ogni persona di valore conosce l’importanza, consapevole che per essere utile deve saper prima di tutto ascoltare. Altra cosa, per me e quanti si sono alimentati alla cultura di sinistra, il significato di occupazione e autogestione, come la differenza tra legalità e giustizia sociale rappresenta l’abc, ma in questo percorso c’è chi si è avvicinato per la prima volta alla politica; dovremmo essere felici di ciò, e, anche qui, ascoltare e spiegare le nostre motivazioni. Concludendo, ho massimo rispetto per il travaglio di RC, SEL e PdCI, e mi è difficile ipotizzare dietro tutto questo una loro responsabilità diretta. A loro dovrebbe essere chiara l’importanza di una concreta organizzazione. Lasciando spazio al loro eventuale travaglio se lo ritengono necessario, anche a porte chiuse, cominciamo però, a confrontarci tutti insieme, ad elaborare e, nel contempo, nella pratica costante, a porte aperte ognuno porti la propria espierenza, il proprio sapere per crescere insieme. L’unica ipotesi che mi sento fare è che gli ultimi trent’anni abbiano pesantemente influenzato il modo di fare politica anche a sinistra. Si è insinuata probabilmente una specie di “mediocrazia” e individualismo per cui anche dove in realtà non c’è alcunché da gestire, bisogna marcare il terreno e alimentare il proprio individualismo. La forma partito non va più di moda, si adotta una nuova terminologia ma in realtà non facciamo altro che girare intorno ai problemi, perché è la trasparenza e la circolazione di informazione a garantire una reale democrazia e partecipazione. Ora basta, non possiamo permettere che si continui così e nemmeno sapere a chi indirizzare le nostre critiche. Stiamo assistendo al taglio continuo di servizi sociali, alla progressiva chiusura di ogni spazio di democrazia, sotto una cappa di mistificazione e continuiamo a prenderci in giro con movimenti liquidi e consenso. Senza sapere nemmeno se condividiamo il significato del concetto di liquido e di consenso.

PS: e teniamoci cari i candidati che ci possono garantire un collegamento sul territorio e dare visibilità; non rischiamo dimetterli da parte come un panno usato.”
Io ci ritrovo la nostra breve storia comune,  i miei entusiasmi e le mie arrabbiatura, la mia passione e le mie speranze. E condivido tutti i suggerimenti. Lucia è una leader che mi piacerebbe avere nella guida di questo processo politico che non possiamo permetterci di svuotare perché per molt* come me è l’ultima speranza di riscatto di una politica democratica e rispettosa dei principi della nostra bella Costituzione. Buon lavoro a tutt* noi

 

Pubblicato in: Europa, politica,
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