Fuori la guerra dalla storia – report

postato il 28 Feb 2022
Fuori la guerra dalla storia – report

Confronto ecofem venerdi’ 25 febbraio

Rosangela Pesenti Bg, Elena Mazza Fi, Cecilia Armellini Fi, Franca Marcomin Ve, Ilaria Baldini Mi/Rn Nadia Boaretto Nizza/Mi, Maria Rosa Pantè Vc, Teresa Lapis Ve, Maria Esposito Na, Simona De Lorenzo Cs, Serena Castaldi Nizza, Laura Cima Tn/To

Tiziana Giangrande Na, Marina Toschi Pg, Monica Lanfranco Ge, Anna Santoro Rm, Gabriella Taddeo Ts, Antonia Romano Cs non sono riuscite a collegarsi ma sono interessate.

Confronto stringato, empatico e molto interessante tra alcune con una storia comune di decenni e altre con una storia di collaborazione più recente, voci di diversi territori e realtà. Inizio di un nodo che si ritrova come altre reti nello slogan fuori la guerra dalla storia.

Cara Anna, ho preso ora il telefono in mano e aperto rainews 24 dove si parla della minaccia nucleare di Putin e mi è comparso per primo il tuo bellissimo scritto che è quello che tutte noi pensiamo. Lo diffonderemo ovunque, anche come premessa al report del nostro incontro a cui non sei riuscita a collegarti e, se mi autorizzi, lo ospiterò anche nel mio blog, dove stamane volevo scrivere ma prima pubblico il tuo scritto in cui mi riconosco totalmente. Un abbraccio e grazie

cara Laura, temo di non essere in tema, ma questo ho pubblicato ora su fb. 

La cultura della Guerra – Premessa di Anna Santoro

Rifletto in questi giorni sulla situazione attuale e su tante altre che questa stessa mi fa tornare alla mente. Mi sento confusa, ignorante, impreparata. Addolorata soprattutto. Rifletto sulla Guerra, sulle guerre infinite e continue che si conducono sul nostro pianeta. Rifletto su corpi straziati, in fuga, sul terrore di bambine e bambini, di donne (e anche di uomini) inermi, violate, in fuga o in cerca di riparo con la speranza di salvarsi e con la disperazione di non sapere cosa accadrà dopo, se ritroveranno una casa, cibo, calore, pace. Rifletto su quante volte popolazioni intere si siano schierate contro la guerra, su quante petizioni, manifestazioni, dimostrazioni si siano portate avanti. E concludo che questa locuzione “essere contro la guerra” non traduce il mio sentire. Perché per me, come per tante donne, è semplicemente una parola da cancellare dal vocabolario.

Dire “sono contro la guerra” è attribuirle ancora un significato che non dovrebbe esistere più. La Guerra non è un’opzione su cui essere d’accordo o meno. Non è una possibilità, anzi: è la negazione di ogni nuova possibilità. 

Inoltre, di cosa si parla quando si parla di guerra?

Per me è un eccidio, una carneficina (così già la chiamava Caterina Percoto, scrittrice dell’800), un delitto: è morte, disperazione, fuga, fiato in gola, paura, freddo smarrimento, e ferite, squarci, mancanza di cose elementari, è vedere il tuo bambino, la tua bambina, che soffre, piange, muore. Ma è anche avidità, egoismo, esercizio di potere, e circolazione di merci, di danaro. La guerra è cosa molto diversa per coloro che la soffrono, che sono obbligati a viverla e per coloro che la innescano, uomini potenti in competizione per avere più danaro, più influenza, più dominio, più comando.

Dicevo che mi sento confusa e ignorante, ed è così, perché, quando anche mi sforzi di seguire le notizie date (non commento) non riesco a distinguere tra fatti e narrazione degli stessi fatti, tra notizie e stravolgimenti della realtà o addirittura costruzioni da fiction. E vedo ipocrisia, falsità: si teme di fare un discorso pacato, attento, che si interroghi sul come, perché, quando, sia iniziata la guerra. Siano iniziate le guerre.

Certo, non c’è giustificazione che valga per il machissimo imperatore, devo sottolinearlo?, e neanche c’è giustificazione per le brigate naziste di pochi anni fa, per i morti di quegli anni, per le trame di paesi estranei, come non c’è giustificazione per paesi che fino ad ora si sono opposti all’accoglienza di migranti in fuga dai propri paesi in guerra e ora accolgono. (Mi chiedo se è perché abbiano capito la propria malvagità di poco tempo fa o se è ancora e sempre l’interesse particolare, la politica (chiamiamola così).)

Di fronte a tali tragedia, a tale tragedia di oggi, appariamo sempre in emergenza, i governanti di tutte le nazioni, e i commentatori tuttologi, si mostrano stupiti, ignari di come e perché le cose siano esplose nientemeno in questo modo. Certo, chi alla fine dichiara guerra e invade un paese è responsabile dell’inizio della guerra, e va fermato, ma non sopporto l’ipocrisia di chi non ammette che di quei risultati sono loro responsabili. E di chi paventi una guerra mondiale come disgraziatamente, dice, forse, unica opzione.

E invece la Guerra, e le guerre non sono opzioni possibili.

La guerra è stupro di massa. Anche lo stupro è un atto da cancellare.

Il nostro linguaggio deve cambiare:  dovremo manifestare tutti i giorni con tutti i mezzi contro il linguaggio televisivo e dei social, sempre più violento, dove la terminologia bellica viene usata a profusione (cfr. con la pandemia, ma non solo), contro le trasmissioni che dettagliano omicidi, crudeltà, glacialità, contro i film che vengono trasmessi sempre più violenti, e sempre più frequentemente con a tema guerre, eroi di guerre, carneficine, contro l’uso sciagurato del termine libertà che, dai tempi del primo sor berlusca, ha cambiato significato, diventando sinonimo di “mi faccio i cazzi miei”, contro i programmi scolastici sempre più superficiali, contro lo smantellamento della scuola pubblica, dal punto di vista delle risorse materiali e di quelle culturali (la competitività sfrenata, la pressione su ragazzine e ragazzini dall’asilo all’Università e oltre, la violenza che passa ignorata, le cause di questa stessa violenza, la poca cura da parte di certi insegnanti di “curare” la propria scolaresca, i libri di testo superficiali, eccetera), che ha radice nel disinteresse di chi dovrebbe badare alla scuola nei confronti di coloro che frequentano la scuola pubblica, mentre quella privata forgia a suo modo la futura classe dirigente (!!!!). E dovremmo manifestare contro l’impoverimento del sistema sanitario nazionale, anch’esso frequentato da una popolazione poco interessante per chi è al comando, povera o quasi, ininfluente, mentre le strutture private “d’eccellenza” vadano a chi può permettersele.

La cultura di guerra inoltre si nutre quotidianamente di gesti e comportamenti purtroppo presenti anche tra di noi: insulti se non si ha la stessa opinione nei confronti di un politico, di una legge, di un libro, di un film. Conflitti aperti su questioni che andrebbero discusse, al fine di una comprensione reciproca. Chiusure e rifiuti di relazioni.

Questi comportamenti, minimi, quotidiani, semplici, ma nefasti, contribuiscono alla cultura di guerra, alla cultura dello stupro, della violenza, delle ingiustizie.

Questa cultura così orrenda è risultato di una struttura/cultura patriarcale e imperialista. Dobbiamo ripeterlo fino a che non entri nella zucca.

Ed è contro questa che bisogna essere contro.

Domenica 27 febbraio 2022 alle ore 19:00 laura cima ha scritto: vi allego il report con i contributi ricevuti. Fateci sapere se desiderate tutte continuare il dibattito.
Breve analisi introduttiva di Laura che riassume l’attuale situazione della guerra scatenata da Putin e lo stato del dibattito nel nostro parlamento e nel consiglio europeo schierati con Biden e Nato. Consiglio di sicurezza Onu bloccato dal veto russo e dall’astensione della Cina, India e Emirati arabi. Sanzioni, efficacia o inutilità. Capitalismo finanziario guerra dei ricchi che pagano i poveri. Sottolinea l’estraneità storica delle ecofemministe alla guerra, l’incatenarsi delle neoelette verdi al ponte di Taranto per impedire l’uscita delle navi militari dopo il voto favorevole all’intervento italiano nella prima guerra del golfo, anche della sinistra, in contrasto con art.11 costituzione. La legge di iniziativa popolare per la riconversione delle fabbriche d’armi, la partecipazione a Gerusalemme dell’incontro tra palestinesi e israeliane Din. L’appello di Magnolia, molto semplice ma chiaro, è bene che raccolga consensi e sia diffuso.

Rosangela racconta la difficile e ambigua situazione di Bergamo, città premiata per il volontariato in cui sono impegnato donne all’80% ma non capaci di indire una manifestazione come è successo a Torino dove non è ancora chiaro chi, quando e come manifesterà e il comune ha esposto la bandiera ucraina, scelta che lei non condivide. Ricostruisce la storia politica pacifista e internazionalista delle donne e ricorda che lo slogan che abbiamo scelto è il sottotitolo del libro di Berta Von Sutter “giù le armi” del 1899 che gli valse anche il premio nobel per la pace nel 1905. Nel 1911 l’Italia invade la Libia e 1914 1° guerra mondiale. Autodeterminazione dei popoli con Società delle nazioni. Nazifascimo 2° guerra mondiale e poi Onu e Nato nel 49. Negli anni ’50 milioni di firme contro la proliferazione nucleare. Nel 55 Patto di Varsavia, come reazione al riarmo e all’entrata nella Nato della RFT e consolidamento guerra fredda.

Riassumo le considerazioni essenziali ricordando le proposte di Ilaria di far incontrare donne ucraine e russe in Italia, di Teresa, Maria Rosa e altre di discutere a scuola nelle ore di ed. civica, coinvolgendo insegnanti, studenti e chiedendo anche a Miur, di Franca il collegamento necessario pandemia guerra, biotec Usa, commercio utero in affitto Ucraina, l’affermazione di Cecilia che la guerra è la faccia dell’economia maschile di potere e predominio a cui dobbiamo contrapporre l’economia della pace, le rinnovabili e non petrolio, gas e carbone come vuole Draghi. Maria denuncia la difficoltà di tutte noi disperse e la fatica di trovare un baricentro femminista, per Nadia è prioritario ricercare l’unità riconoscendoci nell’appello Magnolia.

contributo di Nadia Boaretto

Il patriarcato guerrafondaio sovverte e sottrae al significato nobile d’origine il linguaggio della pace. Così l’autodeterminazione dei popoli sancita da Onu e Nato sulla base della dottrina Wilson offre il destro per armare l’Ucraina contro la Russia. Di fatto si tratta di business di armi e di un ritorno alla guerra fredda degli anni ‘50 in cui le superpotenze misurano il proprio dominio sul mondo. La bulimia di Trump partito alla conquista dello spazio grazie alla creazione di una quinta flotta spaziale in caso il nostro pianeta, sfruttato fino all’estinzione, fosse da abbandonare ci dà la misura della politica militare più distruttiva. Trump, apparentemente eliminato, ha lasciato scorie tossiche nella società .
La scuola deve essere l’ambito per la Cultura della Pace. Durante la guerra del Golfo fra studenti e insegnanti occupammo la scuola e facemmo interessanti dibattiti per capire quale fosse la posta in gioco. Si respirava il timore che quei medesimi giovani venissero chiamati alle armi. Si concluse che la posta in gioco era il petrolio e dietro a questa prima facciata c’era l’industria delle armi e il dominio territoriale.

contributo di Gabriella Taddeo

Oggi, come un tempo, la storia ci racconta di quali grandi aberrazioni sono capaci coloro che governano, per lo più uomini, che vogliono esibire la loro onnipotenza ed il loro protagonismo a discapito delle persone, del tutto indifferenti alle sofferenze dei più e con lo scopo di detenere il potere e non perdere l’autorità loro concessa, spesso rubata, costi quel che costi.

Sappiamo che le guerre le decidono pochi oligarchi, rigorosamente maschi, mentre chi muore, sprofonda nella miseria più nera, perde il lavoro e a volte non sa neppure il motivo, è sempre la gente civile e tra la gente civile le prime a soccombere sono le donne che hanno il carico familiare di cura di vecchi e bambini. Neppure l’adrenalina del combattimento. 

La guerra nel Donbass, ha fatto in questi anni 14.000 morti, nella vergognosa indifferenza generale e da mesi Putin ha inviato messaggi inequivocabili, a seguito del corteggiamento provocatorio della Nato all’Ucraina. L’Europa vergognosamente muta, la Cina pronta ad approfittare delle distrazioni generali per mangiarsi Taiwan. 

L’atto delirante e nazista di Putin, dovrebbe far sovvenire che, se non erro, in Africa si contano una quindicina di guerre spietate e dovrebbe rendere ancor più insopportabili l’incessante conflitto medio orientale, i giochi intriganti del narciso Erdogan: ci ricordiamo di Cipro invasa con una passeggiata e ancora tagliata in due? Non vogliamo parlare dei conflitti in India, Thailandia…vogliamo ricordare lo Yemen o la scandalosa debacle nella questione afghana? Chi parla più della Cecenia e della Georgia? 
A Trieste, la mia città, la comunità kosovara si gonfia di giorno in giorno per l’arrivo di uomini giovani e forti da impiegare nelle migliaia di cantieri edili, mentre il loro paese è una bomba ad orologeria in mezzo ai Balcani. Chi vuol dare lezioni di democrazia a chi?

Tremende le logiche ed il linguaggio anacronistico di guerra, dove armi, bombe, testate nucleari, tecnologie militari si sposano con l’uso di sanzioni economiche, blocco di accordi, sospensione di progetti internazionali in corso, punizioni esemplari. Un linguaggio maschile, autoreferenziale, muscolare e definitivo, in ogni campo. 

Le donne non ci sono. E se ci sono e, a volte compaiono, non sono degne di una stretta di mano o di una sedia neppure se a capo dell’Europa. Questi atti vengono considerati una ‘gaffe’. Come se uno stupro fosse un comportamento ‘osè’.

Concordo con Rosangela, le donne sono troppo impegnate ad esistere, spesso a sopravvivere e comunque sempre delegittimate a meno che non rimangano nel ruolo subordinato di mogli e madri. Poche, sempre sotto attacco e comunque deboli anche se riescono a svincolarsi. 

Avete notato che le corrispondenti di guerra sono per lo più donne? Un’amica, giornalista nota, mi ha detto chiaramente: è l’unico modo che hai di fare un po’ di carriera… 

Rimane il dubbio, discusso con amici: che la guerra in Ucraina, ora che è scoppiata, possa diventare una strana opportunità di fare la guerra a Putin in modo illimitato, armando quel territorio per inchiodare Putin nel suo Afghanistan e danneggiare irrimediabilmente la sua leadership. Sarebbero soddisfatte in modo cinico ma accettabile le voglie di supremazia, del democratico e illuminato occidente. A scapito della fine atroce di un altro popolo. Ditemi che è un pensiero sbagliato e che si farà il possibile e l’impossibile per chiudere il conflitto, prima possibile. 

contributo di Maria Rosa Panté

Mi pare interessante il discorso che è stato fatto sulla difesa del disertore, perchè sui giornali stanno già tutti a giocare alla guerra col kamikaze ucraino eroe e gli sposini che prima si sposano e poi si arruolano. Nella scuola si dovrebbe anche far notare questo.

Non so se servirà, ma vi lascio queste due immagini:

Lo scimmione antropomorfo dell’inizio del film di Kubrick 2001 ecc. che impugna un attrezzo e lo usa subito per uccidere ed esulta e la storia vera di una macaca, Imo, che negli anni ’50 in un’isola del Giappone fu la prima macaca (almeno secondo gli studiosi ovviamente) a lavare nel fiume una patata rendendo un gran servizio alla sua comunità e poi addirittura a lavarla nel mare rendendola più buona.

Gli studiosi accortisi della grande invenzione hanno notato che le prime a seguire Imo sono state le femmine e i maschi giovani, poi le anziane, ultimi i vecchi maschi alfa..

Ora la storia e la narrazione dovrebbero finalmente occuparsi di Imo e non dello scimmione e più che di Imo della patata, il tubero salvifico che resiste a guerre e carestie.

ECOfemminismo è la chiave. Rosangela ha perfettamente ragione infatti secondo me.

Contributo di Simona De Lorenzo

Durante l’incontro sono stati messe in evidenza tutte le criticità che perdurano da sempre ma che con il presentarsi di una condizione ancor più drammatica come la guerra condizionano pesantemente il nostro futuro. Penso alla  mia regione, la Calabria, dove ancora sono numerosissimi coloro che non accettano il vaccino per un continuo susseguirsi di messaggi errati, e in cui la gente ora pensa al 31 marzo, data in cui termina lo stato di emergenza, come una liberazione. Il giorno in cui verrà annullato il green pass sarà pericoloso se l’obiettivo vaccinazione non viene raggiunto nell’intera popolazione perchè dovremo convivere con il virus e tutti prima o poi dovremo ammalarci. La politica non ci aiuta con gruppi che continuano a litigare per questioni di potere anziché lavorare per il bene comune dei cittadini. E poi arriva la guerra. Una parola che mi mette sempre paura perché le vittime sono i civili. Vedere tanta gente morire senza avere nessuna colpa. Ma ecco la nascita di un nuovo essere vivente nella metropolitana rifugio, una realta’ non facile. Un vero succedersi di momento tristi ma anche emozionanti. Sono d’accordo a divulgare con ogni mezzo perchè solo facendo rete possiamo far arrivare le nostre idee.

Propongo di diffondere per ora questo report nei nostri siti, insieme all’appello Magnolia per ora e intanto costruire un approfondimento ecofemminista a partire da queste considerazioni, e da tutti gli altri contributi che vorrete inviare e raccogliere come approfondimenti in corso, seguendo l’evolversi della situazione. Poi ci risentiremo e ne faremo un documento da diffondere. Laura Cima

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