intervento a Lamezia
postato il 25 Set 2021
Governodilei. Lamezia
Grazie a tutte per esserci arrivate con entusiasmo, ascoltandoci e modificando continuamente, facendo partecipare e affascinando tante amiche che vogliono esserci anche all’ultimo minuto. Gratitudine ed empatia, nonviolenza, amore e democrazia, senza prevaricazione ma con molta determinazione abbiamo dispiegato la forza collettiva delle donne. Ho trovato ieri mattina appena sveglia un libro che ho riletto, pubblicato nel 2004 a Kabul da una associazione di donne afgane, “la tela di Penelope” di una operatrice della CRI che è stata anche in Africa ed India. Tante di noi sono scrittrici, viaggiatrici e operatrici umanitarie. Poche hanno esperienza politica e istituzionale. Quando si entra come me nell’era degli 80, e la memoria, insieme alla documentazione raccolta, ti ricordano quali sono state le tue priorità, hai anche traccia dei tanti bilanci e il modo di valutare, sola e collettivamente, quando e quanto hai/abbiamo ottenuto e quando e quanto abbiamo/hai perso. Nel mio trasloco dalla casa in cui ho vissuto da nomade per 55 anni ho ritrovato documenti e testimonianze che mi hanno commossa per la ricchezza e tanti ricordi e stimoli di cui vorrei parlarvi per valutare quanto è stato importante, separandolo da chiacchiere inutili o dannose che oggi ci subiamo in modo martellante dai media e in rete. L’autocoscienza ha selezionato i miei rapporti e anche le mie relazioni politiche, potremo riprenderla? Meglio incontrarci di persona perché i corpi parlano in modo più complesso e intelligente. Così ti liberi da ripetizioni inutili e ti basta poco tempo per esprimere l’essenziale. Con passioni buone e empatia come ci ha insegnato Elena Pulcini, che è sempre in me con le tante altre che mi hanno preceduta. Gli uomini hanno cancellato e le gregarie hanno emarginato, per poi essere buttate via quando non servivano più. Le radici sono nei miei due libri, “il Complesso di Penelope, le donne e il potere in Italia”, con la prefazione della centenaria lucidissima Marisa Rodano e un capitolo sulle madri costituenti con alcuna delle quali ho lavorato, e “l’Ecofemminismo in Italia” con Franca Marcomin e le tante testimoni ecofem, che hanno vinto nell’87 cacciando il nucleare, mettendo a fuoco i punti fondamentali e nodi a tutt’oggi irrisolti. Molte sono qui con noi mentre altre femministe non li considerano neppure ora prioritariv. Per continuare quella rivoluzione necessaria le cui radici abbiamo rivitalizzato insieme, ricordando Herland, Primavera silenziosa, Femminismo o morte, Our common future, Che cos’è l’ecologia e anche Fox Keller e Mac Clintock nell’incontro “Il futuro ci è dato in prestito dai nostri figli” e poi “Politica sostantivo femminile”, “Fiore selvatico, “Madre provetta” e tanto altro. E poi i progetti più recenti: Iniziativa femminista Eu, dallastessaparte e il laboratorio ecofem che ha prodotto il bel manifesto pubblicato da Pinuccia Montanari nel recente “Spigolatirci d’ambiente”. La prima parte del manifesto contiene gli obiettivi che proponiamo al confronto anche qui [vedi nota]. Gli altri due sulla scuola e sulla salute si trovano come il nostro manifesto e quelli su economia, lavoro e diritti nell’elaborazione finale e pubblica, ma ben poco utilizzata, che ci ripromettiamo di rivitalizzare. Abbiamo già detto e pubblicato molto sul nostro progetto di concretizzare una forza politica di donne che guidi responsabilmente il cambiamento urgente e necessario ed è incoraggiante vedere come molte si sono coinvolte e desiderano intervenire. Registrazioni e riprese faranno conoscere anche tutte quelle che sono costrette come me a partecipare da remoto ma proviamo gratitudine per chi ha trovato il luogo e organizzato la Convenzione in nome di Lidia Menapace, che tanto ci ha insegnato, compreso il modo di convenire insieme da esperienze e storie diverse, come Rosangela ci ha ricordato. Disponiamo in Calabria di un luogo d’incontro per le donne che si chiama Biblioteca delle donne bruzie, voluto da Maria Francesca Lucanto di Fata Morgana, testimone da Chernobyl dell’ecofemminismo. Lei ha voluto rifare una convenzione anche se Lidia non c’è più. Ha fatto campagna elettorale per la sua terra e per Riace, e contemporaneamente, ha organizzato Lamezia. Ieri si è svolto lo sciopero per il clima indetto da FfF. Iniziamo nello stesso giorno in cui a Roma si manifesterà con la Magnolia, che ha ottenuto un comodato d’uso per la Casa internazionale, modello di contratto da riproporre ovunque e da chiedere alle candidate che stanno facendo campagna in 1342 comuni e in questa regione difficile. Molte ecofemministe manifesteranno e parteciperanno anche a ilgovernodilei. La data di oggi diventerà storica perché il sostegno che abbiamo voluto dare a candidate che sono collegate con noi, ha rotto un isolamento che rischiava di tradursi in delusione, disimpegno e astensione e ha avviato il nostro progetto e di tante che ci hanno precedute. Elezioni in Germania, dove i grunen hanno il 17%, domenica, una settimana prima delle nostre amministrative, con l’annuncio dell’abbandono nucleare mentre da noi Cingolani lo ripropone dopo due referendum che hanno detto NO. Pnrr , NGEU, sono arrivati i primi fondi e si stanno faticosamente approvando le numerose riforme richieste. Peccato che la prima, quella sulla Giustizia, nonostante la ministra che qualche femminista aveva proposto per la presidenza della Repubblica si sia confrontata con tutti costituzionalisti maschi e non abbia audito neppure ANMagistrate. Come se fosse una faccenda di soli uomini.. Draghi e confindustria in totale accordo x spartirsi i fondi e fare le riforme. Tra un mese a Glasgow inizierà la COP 26 e dovremo presentare un PNIEC, energia e clima. Tutti assolti in appello, carabinieri e Dell’Utri e gli altri per la trattativa stato-mafia. Tutto ciò dovremo cominciare a seguire con attenzione. E confrontarci per la prima volta sui risultati elettorali, insieme a elette e non, producendo una valutazione comune che ci preparerà alle prossime elezioni, in Sicilia per esempio, e alle politiche. Buon lavoro a tutte noi.
[nota]
[1]il re è nudo, lo sviluppo insostenibile e le catastrofi ambientali e climatiche sono strettamente collegati. Le violenze e le discriminazioni che subiamo hanno ormai raggiunto un livello intollerabile: nella sola giornata del 25 novembre contro la violenza alle donne ci sono stati tre femminicidi, realtà che si è purtroppo ripetuta con un crescendo di violenze e assassini anche di figli. Da subito abbiamo posto la necessità improrogabile di un cambio di paradigma affermando quello di cui siamo esperte: relazioni eque tra donne e uomini nel rispetto delle differenze, la cura di chi ha bisogno, dell’ecosistema, della madre Terra e delle specie che la abitano.
Finora nessuna nostra azione, suggerimento e cambiamento di comportamenti, adottato o indotto dalle nostre lotte, ha intaccato alle radici uno sviluppo e un potere patriarcale insostenibili. Il nostro Paese è molto arretrato per quanto concerne le classifiche mondiali della discriminazione contro le donne e – nonostante la grande vittoria che abbiamo ottenuto dopo Chernobyl con l’uscita immediata dal nucleare – lo è anche rispetto all’inquinamento di aria, suolo e acque. È soggetto a diversi procedimenti di infrazione a livello europeo per questioni ambientali. È anche tra quelli che hanno un più basso tasso di natalità proprio perché le condizioni sociali e ambientali ci rendono difficile fare figli. Quindi, pur riconoscendo l’utilità di recenti provvedimenti come il superbonus al 110% e i milioni stanziati per la riforestazione, ribadiamo la necessità che il governo assuma misure simbolicamente e concretamente importanti non solo per noi, ma per realizzare davvero quel cambiamento strutturale sempre più urgente per la società:
• La legge per il cognome materno che rivendichiamo da almeno trent’anni, con più di 50.000 firme depositate in Parlamento e con l’ultima pronuncia della Consulta che dichiara incostituzionale retaggio del patriarcato la prassi delle anagrafi di dare il cognome del padre, oltre a tre precedenti sentenze delle Corti italiane ed europee che ci danno ragione.
• L’inserimento del valore del lavoro di cura non pagato delle donne che 25 anni fa a Pechino il nostro governo si impegnò ad attuare per ritrovare nei servizi, nella defiscalizzazione e in finanziamenti a nostro favore la contropartita nel bilancio dello stato. Il BES (Benessere equo e sostenibile) invece del solo PIL come riferimento per le politiche, perché il benessere e non la ricchezza va garantito. Valutazione di impatto di genere dei progetti ex ante ed ex post.
• Statistiche disaggregate per sesso e il punto di vista ecofemminista nelle ricerche e nei dati raccolti. Ad esempio nessuno dei dati di cui siamo inondate durante questa pandemia è disaggregato, e quindi non ci è permesso conoscere il reale peggioramento delle condizioni di vita delle donne né la maggiore resilienza al Covid-19.
• Il 50% dei fondi Next generation EU come richiesto dalla petizione europea e italiana Halfofit, perché è proprio l’accumulo di ricchezze nelle mani maschili a livello mondiale, europeo e nel nostro Paese che esclude le donne dai luoghi decisionali e dai progetti che possono finalmente invertire la rotta. Purtroppo la pandemia in corso ha attualmente concentrato nelle mani dei più ricchi i flussi di denaro senza ridistribuirlo. Quaranta patriarchi, a capo di multinazionali, posseggono quanto metà dell’umanità più depredata, ormai in gran parte donne.
• La transizione ecologica comporta il protagonismo di ecofemministe che già lavorano e hanno esperienza in tutti i settori: la bonifica dei siti inquinati e delle acque, l’economia circolare, le fonti rinnovabili, il riciclo e il riuso, il trasporto e la mobilità non inquinante, la riduzione drastica di emissioni CO2 e polveri sottili, la messa in sicurezza dei nostri territori sempre più minacciati dagli eventi climatici, la promozione dell’agroalimentare sano, dell’etichettatura corretta con provenienza ed emissione CO2. Molte di noi sono impegnate da anni a chiedere la fine dei sussidi al settore petrolifero e ai combustibili fossili, delle plastiche, della cementificazione, delle spese militari; incentivi e sgravi fiscali; valorizzazione del lavoro di cura, della sanità pubblica e dei servizi territoriali, degli asili, della messa in sicurezza degli edifici scolastici, del co-housing in luogo di RSA, e la prevenzione diffusa sul territorio anche delle pandemie e delle malattie da inquinamento. Progetti che coinvolgano le donne che hanno maturato esperienze sul campo e che hanno perso il loro lavoro per sopperire alla carenza di servizi e alla mancata condivisione del lavoro di cura e domestico. Chiediamo l’attuazione della volontà popolare che ha vinto il referendum perché l’acqua pubblica è per tutti: basta privatizzazioni e svendite di beni pubblici, che sono della comunità e non di chi governa.
Nascere bene è il primo passo d’amore che società e stato devono garantire. Riguarda la salute e il benessere nel campo materno-infantile. Ma l’Italia si distingue ancora nel mondo e in Europa per avere uno dei tassi più elevati di tagli cesarei: il 30-40%, non giustificabile e ben superiore al limite del 15% indicato
dall’OMS.
Il modello assistenziale di cura alla donna è negativamente impregnato di giudizio e atti di patriarcato che ostacolano il cambiamento culturale verso le scelte consapevoli e autonome in tema di salute femminile riproduttiva e sessuale, vengono ostacolati modelli organizzativi assistenziali già collaudati all’estero – ad esempio le case di maternità che grazie alla continuità assistenziale e all’approccio salutogenico alla donna riducono notevolmente gli esiti negativi in termini di salute su madre e figlio –. Basti pensare alla campagna mondiale che si è mossa circa sei anni fa sulla violenza ostetrica, a cui parteciparono milioni di donne portando la loro testimonianza: nel rapporto dell’assemblea generale delle Nazioni Unite del 2019 la violenza ostetrica è stata riconosciuta come una violenza dei diritti umani di salute riproduttiva che scaturisce da pregiudizi e stereotipi sulla maternità e sul ruolo della donna nella società intaccandone l’autostima e la libertà di scelta. In Italia la violenza ostetrica non è reato: in una società dove non si rispettano le donne non ci si può aspettare il rispetto per l’ambiente e la natura, e pertanto della vita stessa.
La prostituzione continua a essere tollerata nonostante la barbarie che rappresenta: promuoviamo campagne abolizioniste in merito al mercato del sesso perché si riconosca che esso è “stupro a pagamento”, che ogni ragazza/donna che entra in questo sistema vi è indotta – per cui la cosiddetta libera scelta è un alibi patriarcale –, e infine perché si attui anche in Italia, come già in parte dell’Europa, una legislazione sul modello nordico, che penalizza il “cliente” e predispone concreti corridoi di uscita. Ci impegniamo inoltre a contrastare l’incremento di una pornografia sadica che propone anche a giovanissimi una sessualità predatoria, e a educare al rispetto reciproco e verso le altre specie e alla nonviolenza.
Ovviamente gli obiettivi andranno confrontati con le candidate nei loro territori.
Commenti:
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Grazie per aver citato la sentenza sulla “Trattativa” che c’è stata ma se la fanno gli uomini dello Stato non costituisce reato. Se l’avessero fatta donne dello Stato sarebbe andata nello stesso modo? Per la prima volta me lo chiedo anche grazie a te aura.