Morti senza voce in carcere e in mare

postato il 12 Ago 2023
Morti senza voce in carcere e in mare

Tempo di vacanza e le notizie che mi angosciano scivolano nei media tra i ricordi di Michela Murgia, e il suo affrontare la morte pubblicamente coinvolgendoci nella sua vita e mandandoci messaggi politici da oppositrice politica, e altri fatti come l’abbandono pubblico alla sua festa di compleanno da parte del finanziere Massimo Segre della sua promessa sposa Cristina Seymandi, che ho avuto modo di conoscere a Torino quando era collaboratrice dell’allora sindaca Appendino.

Non mi interessano questo e altri vari gossip con tutti i commenti in rete, soprattutto se coinvolgono ricchi e loro entourage, perché questa è una nuova fase della mia vita segnata da un lutto recente che si è verificato poco prima del mio ottantunesimo compleanno e che mi ha spinta ad uscire dalla routine e a cercare nuove prospettive. Il mio interesse è circoscritto a chi muore in silenzio, colpevole questa società patriarcale fatta di lotte tra potenti, come quella che si preannuncia tra Musk e Zuckenberg, che possono trovare tutto l’ascolto che serve loro perché noi donne siamo divise e ancora troppe di noi si comportano da ancelle.

Oggi mi voglio soffermare sulla recente morte di tre donne alle Vallette, il carcere della città dove sono nata e ho vissuto fino a tre anni fa. Ci sono stata tante volte da parlamentare, e ricordo un direttore attento alle condizioni in cui si vive lì e un garante amico con cui abbiamo discusso delle denunce di malessere che mi arrivavano soprattutto dalle donne. Il carcere è pensato da maschi per maschi, che sono in stragrande maggioranza quelli reclusi. Le donne sono poche perché delinquono infinitamente meno ed è difficile che qualcuno si occupi di recuperarle e garantire loro condizioni vivibili anche lì, a partire dal permettere loro di stare con i figli in luoghi dove i bambini possono crescere, socializzare, andare all’asilo e a scuola. Il 28 giugno un’altra donna si era suicidata “terrorizzata di uscire dopo aver scontato la sua pena” e venerdì è toccato a Susan che voleva stare con il figlio di quasi quattro anni. Ieri si è impiccata una giovane di 28 anni, Azzurra, condannata ad un anno di carcere, che avrebbe dovuto uscire il prossimo anno. Eppure ora la direttrice delle Vallette è donna e dovrebbe essere in grado di prevenire, capendo meglio le debolezze del nostro sesso. Le donne morte non hanno avuto voce per esprimere disagio e malessere, ma la responsabile cosa ci dice? Qualche giornalista la intervisterà? Qualche parlamentare e il governo se ne occuperà? Il ministro sarà oggi a Torino e vedremo come affronterà questa situazione.

Ho sollevato il problema in tanti luoghi, anche in Parlamento, per esempio con l’Ordine del Giorno 9/4636-BIS-D/1 che ho presentato il 20 luglio 2005: “La Camera, premesso che: la popolazione detenuta femminile in Italia oscilla da sempre tra il 4 e il 5 per cento del totale, non superando mai questa soglia; le donne detenute in Italia si trovano allocate in sette istituti femminili (Trani, Pozzuoli, Rebibbia, Perugia, Empoli, Genova, Venezia) e in 62 sezioni all’interno di carceri maschili; circa 70 bambini al di sotto dei tre anni di età si trovano in carcere con le loro madri, tanto in prigioni interamente femminili quanto in sezioni ospitate all’interno di prigioni maschili; le donne detenute devono in media scontare pene di lunghezza molto inferiore a quelle degli uomini, la maggior parte non superando i cinque anni; l’ordinamento penitenziario prevede una serie di strutture specifiche per le carceri e le sezioni femminili, come ad esempio gli asili nido laddove l’istituto o la sezione ospiti gestanti o madri con bambini; l’associazione Antigone ha reso noti, attraverso una pubblicazione e alcuni seminari, i risultati di una ricerca transnazionale …”

Avevo già fatto un’interrogazione sull’argomento al Ministro della Giustizia “Il Governo smetta di fare orecchie da mercante” ma nessun governo di nessuna coalizione si è mai occupato seriamente finora.

Purtroppo i suicidi e le morti in carcere sono continui e coinvolgono anche giovanissimi con pene lievi o in attesa di giudizio. E nessuno di loro ha mai avuto la possibilità di comunicare in che condizioni è costretto a vivere.

Nemmeno i tanti morti nel Mediterraneo hanno avuto la possibilità di dirci qualcosa. O i torturati e le donne stuprate nelle carceri libiche. L’ultimo naufragio è avvenuto davanti alla Libia la cui guardia costiera non è intervenuta e ha lasciato morire tutti i migranti di quel barchino partito dalla Tunisia. Non avremmo saputo nulla se due a nuoto non si fossero salvati e avessero raccontato. Ieri il Viminale ha avuto il coraggio di rispondere alla Open Arms, con 60 persone a bordo, che chiedevano in che porto sbarcare: “Il porto chiedetelo alla Tunisia”, per poi cedere alle insistenze e assegnare Porto Empedocle in serata.

Il memorandum con la Libia è una vergogna di Minniti, del Pd, come Michela Murgia ha denunciato da sempre. E altrettanto ha fatto Saviano nei confronti di Salvini che presiede il Viminale ed è vice di Meloni. Il quale non ha avuto remore a trascinarlo in tribunale.

Vorrei che almeno noi, amiche ecofemministe, dessimo voce a chi non ce l’ha e muore nel silenzio. Questa per me è la priorità oggi. E sono stanca di polemiche tra femministe che non portano a nessun risultato utile e concreto. Confrontiamoci e rispettiamoci ma intanto uniamoci per risolvere problemi che neppure l’attuale opposizione riesce ad affrontare dove governa. Il vertice di ieri con i punti che l’opposizione finalmente unita, salvo Renzi, ha portato all’attenzione del governo non ha dato risultati concreti. E’ stata preannunciata una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare sul salario minimo. Meloni ha spostato la discussione al CNEL ad ottobre. Giusto quando Landini ha preannunciato uno sciopero generale.

Come dire che si continuerà a morire di stenti in silenzio.

Noi non vogliamo essere complici.

Commenti:

  • Daniella Ambrosino 12 Agosto 2023

    La situazione delle carceri è tra le più gravi del nostro paese e tra quelle di cui si parla meno. Le donne detenute poi non esistono proprio, ultime degli ultimi.
    Penso che ci dobbiamo assolutamente mobilitare in loro difesa, anche se non è certo una causa che possa attirare facilmente simpatie. Ma è sacrosanta. La garante dei detenuti a Torino, Monica Gallo, dice oggi di essere rammaricata, ma di non essere stata messa al corrente delle richieste della detenuta suicida e auspica una maggiore collaborazione tra istituzioni! Ma ci si può forse limitare a questo? non dovrebbe la garante informarsi direttamente e di propria iniziativa?? Comunque la donna che si è lasciata morire di fame erano settimane che rifiutava cibo ed acqua, e chi è responsabile di non aver fatto nulla di nulla non può passarla liscia.
    Per non parlare degli altri suicidii, di donne e uomini, che come è risaputo aumentano d’estate. Non possiamo tollerare che sia una fatalità stagionale.
    Spero che si riesca a mettere in piedi una campagna, magari con l’aiuto di Antigone.
    E che si organizzi una vera lotta unitaria sul salario minimo, che faccia saltare le manovre diversive. certamente intorno a questi temi è possibile essere unite.

  • Pinuccia 12 Agosto 2023

    Drammatica notizia? Ma il garante o la garante dei detenuti??

  • Gabriella 12 Agosto 2023

    Sento il peso di ogni evento luttuoso di cui vengo a conoscenza. Non c’è limite all’indifferenza, all’odio, al massacro in mille modi dei più deboli. Mi ha lasciata basita la dichiarazione della garante (donna) dei detenuti di Torino: NON NE SAPEVA NULLA dei disagi di quelle detenute. Allora, mi chiedo, che ci fa lì? quali progetti sta attuando? dove sono le istituzioni? so di giovani 18enni agli arresti domiciliari (a carico delle famiglie) per mesi e mesi in attesa di processo lasciati senza offrire loro alcun percorso di studio o di lavoro… e poi leggo dei bravi? uomini di sinistra, come Serra, che oggi scrive di una Murgia ‘polemica’ e ‘piantagrane’, che però lo costringeva ad ascoltare (facendolo distrarre dal suo ombelico) e non avendo di meglio si chiede se era più scrittrice o più intellettuale…(invidia della miglior penna?)…sono questi i nostri ‘compagni’ sulla strada della parità? Dio ce ne scampi…perfetti per le ancelle del patriarcato!

  • Laura Incantalupo 12 Agosto 2023

    La responsabilità in tutte queste situazioni è doppia per la nostra parte perché la destra, soprattutto questa destra, sappiamo bene non essere interessata all’applicazione della nostra Costituzione, che ha al contrario sempre vissuto come una sconfitta.
    Non aspettiamoci nessun impegno per la funzione rieducativa della pena né per i migranti ma impegniamo la nostra parte all’assunzione di responsabilità per gli errori commessi e alla battaglia per un futuro migliore. Soprattutto la mia generazione, quella dei nati negli anni sessanta, deve stare al fianco dei giovani invece di dire “andate avanti voi”.

  • Rosangela Pesenti 14 Agosto 2023

    Condivido parole e sentimenti che sono fondamento per poter almeno pensare di condividere azioni.
    Condividerò sulla pagina facebook anche se cerco di evitare la frequentazione assidua dei social, ma in questo momento è bene fare tutto quel poco che si può.
    Lo condivido anche per praticare quel riconoscimento che può ancora costruire una collettività femminista nella reciprocità. Continuo a provarci sconfitta dopo sconfitta ma non sono ancora disposta a darmi per vinta. Grazie Laura

  • Lidia 14 Agosto 2023

    Abito vicino le carceri delle Vallette e dico che è davvero angosciante sentire ambulanze che vanno e vengono ,soprattutto la sera le urla dei detenuti ..comunque la donna che si è lasciata morire di fame erano settimane che rifiutava cibo ed acqua, possibile che non è stata segnalata la situazione ai medici ?? dico che chi è responsabile di non aver fatto nulla
    non può passarla liscia…

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