Nel mondo il 70% dei poveri e i 2/3 delle persone analfabete sono donne

postato il 19 Nov 2007
Nel mondo il 70% dei poveri e i 2/3 delle persone analfabete sono donne

Voglio riprendere alcune parti del DISCORSO PRONUNCIATO DA CLAUDIA CARDINALE, ambasciatrice Unesco a TORINO, il 7 GIUGNO 2006 all’ADVISORY FORUM 2006, nel quadro di informazioni e pensieri da pubblicare prima della manifestazione contro la violenza alle donne di sabato 24 a Roma.

“Donne e ragazze costituiscono più di metà della popolazione mondiale. Le donne sono quella metà del mondo che investe la maggior parte del proprio tempo per prendersi cura dei bambini. Quegli stessi bambini che saranno adulti domani. Quei bambini che voi volete, giustamente, preparare per il progresso e a cui volete dare quelle capacità professionali che il nostro mondo, così esigente, gli chiederà domani.

Eppure la maggior parte del lavoro delle donne è a malapena riconosciuto. Nel mondo, il 70% dei poveri sono donne, e sempre donne sono i 2/3 delle persone che non sanno né leggere né scrivere.

Si discute molto di come l’istruzione e la formazione possano raddrizzare tante storture di questo mondo. Eppure, troppo spesso, il contributo basilare che ogni giorno, milioni di donne, danno allo sviluppo in tutto il mondo si ignora, perché si crede che ciò che rientra nella sfera familiare, non possa rientrare nel nostro raggio d’azione.
zambia - foto andrea cima serniotti
Bene, se guardassimo le cose con una prospettiva più ampia, ci accorgeremmo che quello che succede nelle loro case può essere, eccome, alla nostra portata. Un migliore accesso all’istruzione non aiuterebbe forse le madri a preparare meglio i propri figli ad affrontare quello che il futuro ha in serbo per loro? A predisporli già dai primi anni cruciali della loro vita, per quell’istruzione e quella formazione che voi, i policy-makers, saprete offrirgli?
Il sapere e l’esperienza di prima mano, non aiuterebbero le donne a preparare meglio i nostri giovani per una vita che esige non solo che si sappiano continuamente adattare ma anche che continuino ad imparare, per tutta la vita? A ispirare le loro figlie, tanto quanto i loro figli, perché facciano le scelte giuste e non finiscano su binari senza sbocco o al di sotto delle loro capacità?”

Se questo discorso vale oggi solo per i paesi in via di sviluppo e in Italia, come in tutto il mondo occidentale, non solo le donne hanno ampio accesso a istruzione e a formazione ma ne fanno migliore uso dei loro compagni maschi tant’è che riescono molto meglio negli studi, si diplomano e si laureano prima e con voti migliori, com’è che continuano a lasciare le leve del potere agli uomini, e quindi hanno poca influenza nel modificare i dati sconcertanti che le riguardano nel mondo?
Oltre ai dati su povertà e analfabetismo ricordati dall’Unesco, dovremmo ricordare quelli ONU sul numero di ore lavorate da donne molto più alto di quello degli uomini. Oppure sulla loro inesistente proprietà (1% di quella totale).
Dovremmo disporre anche di dati articolati sulle violenze fisiche e sessuali che subiscono da parte degli uomini, spesso quelli a loro più vicini: padri, mariti, fratelli, zii e perfino figli.
Oppure quelli su pratiche violente, imposte alle bambine per segnarne la sottomissione sessuale, come l’infibulazione oppure il burqa.

E’ ancora tollerabile tutto ciò? E’ compatibile con la nostra speranza di progresso? E perfino con la sopravvivenza del nostro pianeta?

Pubblicato in: Donne, Esteri, Lavoro,
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