Non violenza, massacri e lotta continua

postato il 16 Gen 2023
Non violenza, massacri e lotta continua

Ieri un missile su un condominio di Dnipro è l’ultima strage putiniana che ha causato decine di morti e di feriti gravi in una guerra senza fine. Il commento di Putin: “tutto procede come previsto”, Fa dire al suo portavoce: “noi non colpiamo obiettivi civili”. Massacri, torture, stupri ed esecuzioni in Iran e islamisti contro cattolici, in Africa, in Nigeria bruciato vivo un prete e in Congo l’Isis butta una bomba su una chiesa. In Burkina Faso 50 donne rapite, come purtroppo succede non di rado.

Femminicidi nel nostro paese, mascherati da un titolo che li nasconde: omicidio/suicidio a Trani e a Roma dove la donna impaurita dal litigio a tavola che si nasconde viene invitata ad uscire con il suo maltrattante per non disturbare i clienti ed è uccisa dal suo ex convivente sul marciapiede.

Manifestazioni ecologiste non violente: in Germania con Greta Thunberg per bloccare una miniera di carbone, sciolta a forza dalla polizia, mentre i ragazzi di Ultima Generazione imbrattano con vernice lavabile l’ultimo monumento dopo il Senato, azione che aveva fatto dichiarare il presidente La Russa, fascista di lunga militanza, la costituzione di parte civile. Le catastrofi climatiche continuano ovunque e il riscaldamento del nostro pianeta sembra ormai inarrestabile. L’Italia è punto fragile del Mediterraneo, dove continuano le migrazioni e le morti in mare.

Avevo appena pubblicato nel nostro sito Ecofemminismo e sostenibilità, il mio articolo dal titolo ‘Ultima generazione: basta il coraggio?‘: e ieri “Il nostro presidente” Giorgia Meloni, in difficoltà dopo la decisione di ripristinare le accise sulla benzina e la conseguente mobilitazione dei benzinai, dichiara nel giorno del suo compleanno “si fa l’Italia o si muore” che ricorda Roma o morte di mussoliniana memoria e si definisce audace, concreta e coraggiosa. In compenso oggi un successo dei carabinieri: l’arresto a Palermo del corleonese stragista Matteo Messina Denaro, boss dei boss, che in trenta anni, da quando era stato arrestato Riina, nessun governo aveva fermato. Rita Dalla Chiesa dichiara sarà importante capire chi finora l’ha coperto e chi oggi l’ha tradito.

In questo quadro si apre oggi a Davos il Word Economic Forum con la partecipazione de “i grandi della terra”. Il rapporto Oxfam, appena pubblicato, riporta i dati allarmanti del biennio pandemico e di guerra 2020/2022. Nel nostro paese ci sono più di 2 milioni di indigenti assoluti, il 5% degli straricchi ha raddoppiato le sue entrate mentre i salari sono i più bassi in Ue, le discriminazioni di sesso aumentate in modo esponenziale, come l’evasione fiscale.

Venerdì scorso su Rai3 è stato trasmesso il docufilm su Lotta Continua, tratto dal libro di Cazzullo, di cui avevo visto in anteprima le due prime puntate che mi avevano commossa e fatto commentare in rete: “come ci hanno ridotti”. Le ultime due mi avevano invece delusa perchè ancora una volta il ruolo di protagoniste che abbiamo avuto noi ecofemministe nel fermare la pericolosa contiguità con Prima Linea, spostando la centralità dalla lotta operaia ai nostri corpi, era stata cancellata. Ho incominciato a leggere il libro da cui è stato tratto che contiene molte interviste e omette però il nostro ruolo fondamentale, appoggiato dagli operai, nel demolire la dirigenza e denunciare il ruolo pericoloso e violento del servizio d’ordine guidato da Erri De Luca che aveva attaccato con i “barotti” il corteo di sole donne a Roma per liberalizzare l’aborto il 6 dicembre 1975 .Consiglio a chi vuole sapere come sono andate le cose di leggere gli atti pubblicati dalla Coop giornalisti Lotta Continua da cui riporto qui uno stralcio del mio intervento ma su cui tornerò dopo aver letto anche il libro di Guido Viale appena pubblicato e presentato in questi giorni.

Ripropongo il mio intervento di allora, con pochi tagli, e con il linguaggio crudo che si usava, perchè rimanga. l’emozione e la passione che ci aveva coinvolto tutte e tutti:

“Noi pensiamo — ed è venuto fuori nelle riunioni che abbiamo fatto anche in questi giorni — che c’è molto di irrazionale e di parziale nei compagni, quando si esprimono sulle loro esigenze di comunismo, quando vivono nel modo in cui vivono, nel modo in cui fanno all’amore, nel modo in cui vanno per le strade, nel modo in cui vanno al bar, nel modo in cui hanno i rapporti con le persone e con le cose, nel modo in cui fanno politica, nella loro concezione di comunismo”. Sostengo che con questa assemblea si è aperta la lotta di classe al femminismo, grazie alle donne e alle contraddizioni che hanno portato nel congresso.

“Noi riconosciamo che gli operai hanno un ruolo fondamentale rispetto alla lotta al capitalismo e ai rapporti di produzione ma mentre distruggete il potere dei padroni, in altre strutture aspettate di usare il potere che togliete ai padroni e di farvene strumento. Allora io affermo qui quello che abbiamo gridato nei cortei e che ha sollevato tanto scandalo: « dito dito orgasmo garantito, cazzo cazzo orgasmo da strapazzo ». Ed è con questo, credo, che la centralità operaia debba fare i conti oggi. Non ho intenzione di sacrificarmi! Perché già Berlinguer mi dice che mi devo sacrificare, e me lo devo sentire dire anche dai compagni che vengono qui? E che per fare l’autocoscienza devo andare davanti alle fabbriche ad aiutarli?

Ribalto semmai la domanda di Ciro: le donne tengono conto del punto di vista operaio? Io chiedo se la centralità operaia oggi può tener conto del punto di vista delle donne. Io affermo di no e voglio fare degli esempi precisi, che sono basati su delle contraddizioni che abbiamo detto nei nostri interventi, perché io sono stufa di sentir parlare dei problemi della sessualità, della vita, del corpo, di cultura, di ideologia della classe operaia.

Mi pare ci siano problemi ben più materiali, compagni. Sono problemi della nostra vita, a cui io voglio dare una risoluzione rivoluzionaria. Chiedo ai compagni operai se hanno idea di che cosa vuol dire essere espropriati del proprio corpo, sempre, e da due punti di vista. Se hanno idea di che cosa vuol dire sentire usato continuamente il proprio corpo per le strade, in casa, in fabbrica, sui manifesti, al cinema. Voglio che si rendano conto di che cosa significa, perché tutte le volte che vogliono riaffermare, ribadire la Ioro volontà di lotta, ed esprimere la paura che queste cose vadano male, dicono: « non voglio prendermela in culo », « me la sono presa in culo ». Che cosa vuol dire prendersela se non il disprezzo che avete verso gli omosessuali? Se non la paura che avete voi che il vostro corpo venga usato da altri! Non possiamo pin accontentarci di questa situazione.

Rispetto alla sessualità, per voi è uno sfogo, per noi non è piacere. Noi siamo state costrette a partire dal rapporto più intimo con l’altro. dal rapporto più impegnativo, che è quello del far l’amore: lì abbiamo cominciato a ribaltare i ruoli sessuali. Le bambine non sanno di avere una clitoride. Quale maschio non sa di avere un cazzo?

Noi abbiamo riaffermato la volontà oggi di riscontrarle, di aprirle queste contraddizioni, e di vedere che partito ne viene fuori.

Con tutte le cose che ho detto, io la centralità operaia non la seguo più. Mentre distruggete il potere dei padroni, in altre strutture aspettate di usare il potere che togliete ai padroni e di farvene strumento.”

Una compagna operaia di Torino, Anna, la fatto un commento molto bello, che metteva in luce tutte queste cose. Diceva: « io sono operaia, ho dei problemi in fabbrica che non sono solo quelli della categoria. Sono anche il rapporto di subordinazione sessuale che ho con i capi, che ho con i padroni ». Le operaie — non è un mistero — sono costrette ad andare a letto con i capi, con i padroni, e prima a farsi dare la pacca sul culo e sono costrette anche dai delegati maschi; ed è vergognoso doversi far rappresentare in fabbrica da chi è contro e non le rispetta.

Abbiamo gridato nelle manifestazioni che non vogliamo più essere macchine per la riproduzione, rivendicato il diritto di abortire, magari in stato avanzato. lo voglio sapere come i compagni reagiscono, non servono a niente le parole che vengono scritte sul giornale. Io voglio sapere qual’è la realtà dei fatti, e credo che sia molto diversa dalle parole.

Per questo riaffermo che c’è diversità nei bisogni di comunismo. C’è uno schema che vorreste imporre a tutti, che a noi non va bene. C’è una pratica di lotta, oggi, per noi, che è diversa, che vuol dire autocoscienza, che per noi vuol dire riappropriarci della nostra storia, vuol dire darci gli strumenti per interpretare la realtà, darci gli strumenti per aggredirla, modificarla da subito, oggi, a nostro favore. in questo senso credo che il femminismo non si pratichi nel partito.

Il ricordo del mio attraversamento di Lotta Continua mi aiuta a capire di quanto ci hanno ricacciate indietro. E ci tornerò presto anche per analizzare questa complessa situazione in cui siamo immerse e disorientate.

Pubblicato in: Donne, politica,

Commenti:

  • Pinuccia 16 Gennaio 2023

    Ottimo Laura. Condivido pienamente

  • Rosangela Pesenti 16 Gennaio 2023

    Preciso il punto sulle questioni del presente e bellissima la testimonianza. Da diffondere. Grazie

  • Adriana Perrotta 16 Gennaio 2023

    Laura penso anche io che andrebbe diffuso. In questo periodo sto considerando le cosiddette fratture generazionali , quelle che vorrebbero noi “vecchie”, storiche… abbarbicate alle nostre concezioni, intente a voler trasmettere alle donne giovani la nostra esperienza di lotta, incapaci di cogliere le esigenze espresse da loro. Madri asfissianti. Io penso che coi sia bisogno di ascolto reciproco, anche su nodi per i quali abbiamo lottato, che, se vengono trascurati, rischiano di ricacciare indietro, Le parole di quegli interventi a quarant’anni e più di distanza mi sembrano importantissime oggi

  • Maria Grazia Campari 16 Gennaio 2023

    Concordo con i concetti che esprimi. Le storie di duplici oppressioni sono arrivate alla mia conoscenza e hanno formato oggetto di pratica politica separata nell’associazione milanese “Osservatorio sul Lavoro delle Donne”. In effetti, la mia esperienza di politica nella sinistra extraparlamentare é stata brevissima: fine 1968-primavera 1970. Ero in Avanguardia Operaia, ho preteso dai dirigenti di allora rispetto per le mie scelte nel “Soccorso Rosso”, sono state considerate antagonista e immediatamente radiata. Allora ho capito che la pratica politica dovevo farla diversamente e altrove. Sono interessata al libro di Guido Viale che leggerò con tanta maggiore attenzione dopo aver visto e poco apprezzato il documentario RAI su Lotta Continua.

  • Iole Natoli 16 Gennaio 2023

    Le spinte per ricacciarci all’indietro ci sono e sono forti. Tra le tante, penso a quella massiccia e capillare per la Gpa, che porta proprio all’opposto di quel che tu esprimi con le parole “Abbiamo gridato nelle manifestazioni che non vogliamo più essere macchine per la riproduzione”. Noi, le “vecchie femministe” che lo gridavano quando erano giovani. Quante giovani oggi sono realmente consapevoli del problema?

  • Paolo Groppo 20 Gennaio 2023

    Ho aspettato un po’ prima di condividere il mio totale appoggio a quanto scritto da Laura, perché speravo che altri uomini, giovani e non, leggessero, riflettessero e appoggiassero questo intervento di una attualità sconcertante. Verrebbe voglia di cominciare a scrivere un seguito a “Quando Eva bussa alla porta…” intitolandolo: Avevano ragione loro (Laura, Mariarosa, Silvia …) così da rimettere in circolazione idee che devono essere conosciute insieme a nuove proposte per il futuro. Brava Laura!

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