Oggi c’è speranza
postato il 10 Nov 2022
Per questo riprendo a scrivere dopo giorni di silenzio, quando mi era sembrato di affogare in un mare di violenza e ignoranza, proprio quando cominciavamo a parlare di diserzione dal patriarcato al grido “donne, vita e libertà”, trascinate dal coraggio delle sorelle iraniane e curde, sarawi, mapuche, guatemalteche, afroamericane, indiane riunite a Berlino nella conferenza internazionale per “illuminare l’oscurità creata dal sistema degli uomini” grazie a un patrimonio di lotte “che dura da cinquemila anni” e la determinazione a combattere “sessismo, razzismo, estrattivismo e colonialismo. Per questo hanno paura di noi, ci devono più di una vita, la vita delle nostre madri, delle nostre sorelle. Siamo furiose, decise a cambiare il mondo e chiediamo a tutte le donne di unirsi a noi per la nostra comune lotta, in un Confederalismo democratico”. Naturalmente noi ecofemministe vogliamo esserci e coinvolgere le donne del Mediterraneo. Il Forum che Marilù Mastrogiovanni aprirà in questi giorni a Bari sarà un’occasione di confronto importante.
Oggi Trump è furioso dopo le lezioni di midterm che l’hanno messo fuori gioco grazie al voto di giovani e donne, Putin si ritira da Kherson e si dice disposto a trattare la pace, Salvini si è coperto di ridicolo con il suo ministro degli interni Piantedosi, mentre i migranti sono tutti scesi dalle navi che aveva bloccato. Le compagnie tech sono in difficoltà e Musk e Zuckerberg licenziano migliaia di persone. Non sono secondarie queste cadute di arroganti e pericolosi politici. La presidente Meloni arranca e prepara la manovra che produrrà 20 miliardi di debiti fuori bilancio, non redistribuirà redditi ma faciliterà evasioni con la flax tax e l’ampiamento del tetto del contante e favorirà ulteriori vergognosi arricchimenti e sovraprofitti che non avrà il coraggio di intaccare. Dopo aver incontrato i vertici europei, anche per essere autorizzata a indebitarsi ulteriormente, i sindacati a cui non ha detto le sue intenzioni, dopo essere passata alla Cop27, aver autorizzato altre trivellazioni, fatto un intervento scolastico e formale e incontrato Al-Sisi per fare business, senza citare le pesanti violazioni dei diritti umani in atto e chiedere di recapitare le convocazioni al processo degli assassini di Regeni, ha dichiarato accorata di trovarsi nella fase più difficile della Repubblica (non ha più usato nazione). E’ arrivata nel frattempo la seconda tranche dei fondi PNRR, in totale più di 50 miliardi e ben pochi finiranno nelle mani femminili, in spregio ad halfofit e a tutte le regole paritarie messe in atto a livello comunitario.
Certo che avere una giovane premier che vorrebbe essere un fratello è molto imbarazzante in questa fase ma dimostra la debolezza estrema di chi ha governato perpetuando il modello patriarcale, emarginando e impoverendo le donne, privandole di servizi sociali e alla famiglia pur dicendosi di sinistra. La Roccella ci stupirà con il suo ministero famiglia e natalità? A quale opposizione parlamentare possiamo rivolgerci, visto che neppure per le prossime elezioni regionali sa trovare candidate comuni e propone Moratti?. A quali elette interessa la prospettiva del nostro decalogo? In Italia siamo molto indebolite e non possiamo che prenderne atto e cercare di rafforzarci il più velocemente possibile seguendo la via che Berlino ci indica e che supera gli scontri occidente e oriente, destra e sinistra, Nord e Sud perchè individua il modello da abbattere per vivere
Disertare il patriarcato non può essere ovviamente solo cedere il passo alle donne, lasciandole libere di decidere la loro vita e non obbligarle a morire se disobbediscono, perché la rivoluzione per vivere in armonia sul nostro pianeta cancellando le realtà distopiche che ci attorniano, è un processo anche interiore che deve scardinare un ordine molto invasivo, risalente alla notte dei tempi. Né basta avere per la prima volta una giovane donna alla presidenza del consiglio come succede oggi nel nostro paese con il governo Meloni, che ha portato al successo un partito di destra discendente dal Fronte della gioventù, dal nome Fratelli d’Italia. Il presidente, come ha preteso subito di farsi chiamare forse nell’illusione di mantenere una autorevolezza che le sarà messa sempre in discussione perché donna, ha nominato ministri una stragrande maggioranza di uomini con un’età media alta e rappresentanti di un patriarcato sovranista. E rispetto a tutti i gravissimi problemi nazionali e internazionali che il nuovo governo si troverà ad affrontare, non solo donne impegnate nei movimenti e nelle associazioni ma molta parte dell’informazione, pare prestare attenzione particolare a come interverrà rispetto all’aborto. Certo che simbolicamente questa esperienza segnerà nel nostro paese una fase nuova e imprevedibile. Anche nelle recenti elezioni di midterm in Usa il voto delle donne per contrastare la decisione della Corte suprema sull’aborto ha contenuto l’ascesa dei repubblicani.
Per chi vorrà fare opposizione nelle istituzioni e nella società sarà difficile ripetere continuamente gli stessi mantra obsoleti che li hanno fatti perdere. Per le donne che credono nella generica necessità di perseguire una società paritaria, e le giovani che manifestano contro stupri, femminicidi e cambiamenti climatici ma non vogliono impegnarsi nelle istituzioni e nella politica, o le politiche che sono rimaste gregarie e insignificanti succederà che dovranno tutte posizionarsi in altro modo per incidere. Ma soprattutto i tanti politici che per la prima volta si sentono messi da parte, non solo Berlusconi e Salvini, riluttanti a riconoscere una giovane donna alle cui decisioni si devono adeguare, ma anche Letta e gli altri oppositori di centro sinistra che non hanno ascoltato e lasciato spazio autonomo alle loro elette militanti e dirigenti, dovranno sparire davvero se non sanno inventarsi il nuovo modo di stare al mondo.
I comportamenti individuali, violenti o empatici, noiosi o creativi, capaci di autocritica o ottusi saranno sempre più importanti da capire per decodificare cosa sta succedendo e come orientarsi per incidere e fermare tutto ciò che il patriarcato morente sta distruggendo per sopravvivere. E i figli non sempre sono migliori dei padri, spesso sono spietati nella loro ricerca spasmodica di potere. Chi attornia Putin o il comportamento di Jinping nell’atto finale del Congresso, l’allontanamento a forza del suo predecessore, con la conferma del terzo mandato e un potere pressoché assoluto ne sono la prova. Ma perché l’Europa è totalmente incapace di avanzare proposte di trattativa e si limita a mandare armi e a addensare truppe Onu al confine nord e sud? Eppure la Commissione UE è con una direzione femminile, la Von der Leyen è cattolica con sette figli ma gli appelli di Papa Francesco, che con il suo Laudato si ha messo sotto accusa l’antropocentrismo, non li ha ascoltati. La manifestazione per la pace a Roma che ha riempito piazza S,Giovanni è un altro motivo di speranza per noi. Non basta essere donna per rovesciare il modello patriarcale.
Che potere hanno le pochissime donne a capo di Stati nel determinare svolte significative in Europa e nel mondo occidentale e orientale, nel Nord e nel Sud? E se cerchiamo nel passato del nostro paese le costituenti che hanno disegnato la parte più importante della costituzione, quella dei principi che nessuno ha mai osato modificare, donne autorevoli come Nilde Iotti e Tina Anselmi quali svolte hanno segnato? E come sono state messe a tacere? Voglio ricordare qui solo il lavoro dell’Anselmi sulla P2 e il fastidio del suo partito che poi la emarginò. O il processo subito dalla Iotti dagli uomini con la doppia morale del PCI per la relazione con Togliatti che la portò all’aborto del figlio. Dobbiamo saper rintracciare le nostre radici individuali e collettive in quel che è successo prima di noi, ma anche saper suggerire alle nuove generazioni le vie per disegnare il loro futuro e rintracciare le loro radici. E saper proporre loro punti di riferimento. Disertare il patriarcato è necessario anche per le donne per capire quando, anche loro malgrado, finiscono di essere ancelle. Ma è fondamentare per gli uomini che ci sono amici, famigliari, colleghi. Che non possono più permettersi di sorvolare e rimuovere. E con cui vogliamo confrontarci, ma sul nostro terreno finalmente.
La difficoltà di un percorso per cui mi impegno da decenni, e che ritrovo nella Conferenza di Berlino, sembrano insormontabili. Ma oggi mi sento rassicurata. E spero che molte che ci leggeranno e già lavorano con noi, lo siano altrettanto. Buon lavoro a tutte noi.
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Commenti:
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Buon intervento. Complimenti.
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Grazie per l’analisi dettagliata e precisa. Registriamo la sconfitta e ci prepariamo di nuovo alla lotta con la consapevolezza di avere con noi una cultura politica di lunghissima durata, pacifista, femminista, amorevole e autorevole. Possono mettere ostacoli, anche terribili, ma non ci potranno fermare.
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Noi , anche se stanche e provate, andiamo avanti, guardando al mezzo bicchiere pieno! Grazie Laura!
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Come sempre vai al cuore del problema. Complimenti Laura. Sono con te!
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Concordo con te in ogni parola
La condizione femminile la paragonerei alla tela di Penelope: tessiamo, testiamo, e a sciogliere di notte c’è sempre qualcuna di noi