Oggi, odio e fake news. Ieri lento, soave e profondo.
postato il 2 Nov 2019
Mentre Twitter , dopo lo scandalo Cambridge Analytica, ha deciso di non accettare piú propaganda politico/elettorale, Zuckemberg accetta non solo la propagada elettorale ma anche le fake news con un fortissimo appoggio all’uso scorretto e deviante della rete, mettendo i suoi interessi davanti al futuro delle comunitá e dei giovani soprattutto. Spero che abbiate visto Spero che abbiate visto l’interrogatorio condotto dalla deputata Ocasio-Cortez al Congresso, dove di fatto l’inventore e proprietario di Facebook preferisce fare la figura dello sprovveduto non troppo intelligente, piuttosto che scoprire le carte e il fango in cui si è immerso. Ho letto recentemente il bel libro di Francesco Foti, editore People, dal sottitolo “la giovane favolosa” che racconta di lei, una giovane donna coraggiosa costantemente minacciata nei modi piú brutali a causa del suo coraggio politico.
Consiglio a tutte e tutti, se non l’aveste ancora fatto, di studiare con attenzione il servizio di Gabanelli su la Bestia, il metodo di ricerca di consenso e comunicazione usato da Salvini, per rendersi conto di come programmi, analisi della fase,e dei bisogni siano ormai strumenti obsoleti per ottenere consensi elettorali. Dobbiamo confrontarci seriamente perché i rischi per chi è donna sono in rapido aumento. Lo stesso per quanto riguarda la non educazione sessuale di giovani e giovanissimi, che imparano da siti porno e sulla rete trovano troppo odio e ben poca tenerezza ed empatia, come documenta Monica Lanfranco nel suo ultimo libro/ricerca “crescere uomini”.
Un grande grazie alla senatrice Segre, promotrice di una mozione che ha rotto le omertá. In questo momento una iniziativa di questo genere è di importanza politica straordinaria: mette in imbarazzo Trump e Israele, Berlusconi a cui ha voltato le spalle, in questa occasione, Carfagna e non solo. Dovremo assicurarci la presenza di parlamentari ecofemministe nella Commissione d’indagine che si dovrá costituire a breve, con cui tenere stretti rapporti anche fare arrivare denunce puntuali.
Nel mio lavoro di trasloco trovo cosi tanti documenti di ieri improntati alla speranza e alla passione che comincio a pensare sia indispensabile trarre forza dalle nostre radici e da chi mi ha aiutata a capire la nostra terra e i nostri limiti che non ci hanno permesso di contrastare odio e violenza, usati oggi come propaganda politica. Voglio ricordare il motto di Alex Langer che ho piú volte ricordato anche in questo blog, e che ha rovesciato il motto olimpico. Lenta, soave e profonda, oggi lo voglio coniugare al femminile contrapponendolo all’odio e alla violenza di cui è intrisa la rete, perché le donne si responsabilizzino e portino la loro cultura, la loro storia, la loro esperienza anche nei luoghi istituzionali, per contrastare questa cultura patriarcale predatrice ormai in crisi e, per questo, pericolosissima. La cultura di Trump, Putin, Erdogan, Orban, Salvini e tutti i loro seguaci ed imitatori.
La cara amica Paola Balducci spiega nel giorno dei morti, la sua inquietudine dopo una notte agitata, in preda a “disagio, sofferenze contraddizioni del mondo che ci circonda ” Dresda, costretta a difendersi dalla diffusione dei neonazisti, la Segre insultata, i curdi e tutti i popoli che stanno subendo guerre e violenze, i continui contrasti politici, il mondo della droga e l’ultimo ragazzo ucciso con la madre dell’assassino che lo consegna alla galera per salvarlo, con un gesto d’amore contro l’indifferenza. Le ho ricordato il bei tempi in cui affermavamo l’ecofemminismo e Alex era con noi. Ho trovato nel mio lavoro di riordino la relazione di Langer alla prima assemblea delle liste verdi a Firenze alla fine del 1984 e rileggendola l’ho ritrovata cosí attuale, come l’intervista a Grazia Francescato pubblicata su “Io donna” , che ha il sottotitolo vivere verde l’impegno delle donne per proteggere il mondo e le nuove generazioni. L’intervista a Grazia é titolata “eravamo profeti che gridano nel deserto”, giusto come molti con Greta oggi.
Cosi insieme a tante donne, voglio ricordare un uomo politico che porto sempre con me. Ero seduta vicino a lui, alla presidenza, forse mi aveva voluta li dopo Rimini e la lotta delle donne e operai che avevamo condotto contro la lotta armata. Lo rivedo mentre inizia cosi:
“In questa relazione introduttiva non ho alcuna pretesa di rappresentatività o ruolo dirigente, non parlo a nome di qualcuno, nemmeno della Lista di cui faccio parte, ma di esperienze, contatti ed idee liberamente sviluppate insieme a molti, … qua e là delle Alpi ..E’ questo uno spunto alla discussione, temi ed interrogativi con cui confrontarci.”
E li iniziò la mia avventura con lui e le amiche che hanno testimoniato nel nostro “L’ecofemminismo in Italia” Le radici di una rivoluzione necessaria, quell’esperienza straordinaria che ci fece realizzare, quello che lui presentò come: IL POTENZIALE VERDE NELLA POLITICA ITALIANA. Pur all’opposizione, in gruppo alla Camera di donne e uomini, guidato anche dal nostro direttivo di sole donne, abbiamo fatto uscire l’Italia dal nucleare e gettato le basi legislative della conversione ecologica, giá urgente da allora dopo gli orrori di Chernobyl, rivissuti nella serie Tv recente.

“Molto di più di una proposta “verde” rispecchia un mutamento di giudizio sulla civiltà tecnologica, industriale, espansiva nel suo insieme, ed una scelta contro il modello di sviluppo – universalmente dominante nel mondo industrializzato o in via di industrializzazione – basato sulla crescita quantitativa del prodotto, del mercato, del reddito, del dominio, del controllo sociale, degli armamenti, dello sfruttamento delle risorse, della mercificazione e burocratizzazione di ogni settore della vita, in tutte le latitudini della terra, e persino oltre la terra. L’allarme per il bosco che muore, i deserti che avanzano, i mari che si eutrofizzano, il territorio che si degrada, le risorse energetiche che sì sprecano e si sostituiscono con energie incontrollabili, i cibi adulterati, le metropoli invivibili e particolarmente ostili ai vecchi, bambini e handicappati,le specie animali e vegetali che si estinguono, l’atmosfera che viene inquinata, le acque che scarseggiano e non sono più pulite, le monocolture che devastano ambienti sociali e naturali un tempo equilibrati, l’agricoltura trasformata in campo di applicazione pesante della chimica, la stessa possibilità di manipolazione genetica…. tutto questo, messo insieme all’allarme per la corsa agli armamenti e la reale possibilità di un olocausto nucleare ed alla consapevolezza che milioni di persone muoiono annualmente anche in “tempi di pace” per gli effetti devastanti della normalità fisiologica del cosiddetto sviluppo (fame, malattie, urbanesimo selvaggio, rapina di materie prime), provoca una profonda presa dì coscienza, si genera da qui non tanto la rivendicazione di un. governo diverso e di una distribuzione diversa delle ricchezze tra le classi sociali. all’interno delle società sviluppate, bensì una critica ed autocritica radicale che coinvolge le stesse idee di progresso e di sviluppo.”
Alle mie amiche di If e Governodilei ( molto interessante l’incontro a Milano di una settimana fa: il report di Luisa Muraro) faccio notare che insieme ai contenuti femministi e antipatriarcali, questi che risalgono al 1985 e molte femministe hanno dimenticato, oggi sono piú che mai attuali.
Commenti:
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Pienamente d’accordo, ovviamente, da ripartire da Langer. Con una precisazione e consapevolezza. Langer non era ascoltato e capito nemmeno dai verdi stessi. Quella relazione, profetica e attuale, non è stata il minimo comune denominatore dell’agire politico dei verdi. Occorre ripartire da lì. Come farlo è il vero dramma.
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Non sono un’ecologista e quindi non conosco la materia me recentemente ascoltavo Lucio Cavazzoni che spiegava che persino il potere nutritivo delle mele è diminuito rispetto ad anni fa il che mi ha lasciato davvero stupita. Stiamo davvero distruggendo il pianeta che ci nutre?
Quanto al potere delle donne io credo che manchi al momento un modello di gestione del potere femminile, soprattutto nel mondo del lavoro. Avendo avuto diverse esperienze in realtà molto differenti tra loro ed avendo conosciuto anche alcune donne che avevano ruoli di comando ho sempre notato con fastidio la tendenza ad utilizzare comportamenti e modelli gestionali maschili. Mi sono sentita dire da una dirigente di alto livello che cercava una collaboratrice:”però sotto i trenta o sopra i 45″. Una donna dirigente, che ha lei stessa figli. Nella mia estraneità alla cultura femminista (vengo dai movimenti antimafia e di educazione alla legalità) noto però che spesso i modelli predominanti maschili vengono accettati anche da noi donne invece di crearne di nuovi e questo secondo me è davvero dannoso.