PNRR Halfofit

postato il 30 Nov 2021
PNRR Halfofit

Stamane ho seguito con interesse l’iniziativa di Period #datipercontare perché, tra le relatrici c’erano donne con cui ci siamo relazionate in questo anno. Avevamo appena diffuso il nostro manifesto ecofem che prevede tra i primi obiettivi il 50% dei fondi europei per contrastare le catastrofi ambientali, fronteggiare la pandemia e risollevare economia, alle donne. Sono state protagoniste nella cura sia sul lavoro che in casa, con molte ore di lavoro non retribuito che chiediamo di riconoscere nei Pil degli Stati sin da Pechino, 26 anni fa. Oxfam ne ha calcolato il valore lo scorso anno in 11mila miliardi di dollari: per questo i governi non hanno mai mantenuto le loro promesse!

In tante abbiamo preteso dalla Commissione europea e dal governo italiano statistiche disaggregate per sesso, valutazione di impatto di genere ante e post per poter tenere sotto controllo che tutte le promesse fatte a più riprese da Draghi dal discorso di insediamento, al G20, in UE avessero un fondamento reale e non si trattasse di una presa in giro e di blabla. Azzurra Rinaldi ricorda come abbiamo raccolto il disagio di tutte le donne italiane che sono passate dal poco più del 50% di occupazione al 48,6% di oggi, una su due, ben peggio della media europea e suddivisa al Nord 60% e al Sud 33%. Ricordiamo il dato di un anno fa, dicembre 2020, quando su 101mila disoccupati 99mila erano donne! 1 donna su 5 non può lavorare perché deve curare bambini ed anziani, malati e disabili e pure i mariti, senza essere pagata naturalmente. Una su tre lascia il lavoro quando nasce un figlio perché non ci sono nidi, servizi sociali e asili. Durante lo smart working e la Dad (non abbiamo neppure trovato i termini italiani per nascondere meglio il problema) le donne si sono trovate un carico insostenibile.

La europarlamentare Alexandra Geese, che fa parte della commissione bilancio e mercato interno e con cui ci siamo collegate il 4 gennaio proprio per verificare come la sua petizione halfofit, che abbiamo ripresentata al nostro governo, procedeva ha confermato che i settori più colpiti da disoccupazione sono quelli con 60/80% di donne. Gli investimenti di NGeu sono i settori totalmente maschili del green (energia, trasporti) e del digitale che insieme coprono il 57% e in cui le donne occupate sono 10/20%.

Per tracciare a chi vanno i finanziamenti è stato approvato in Parlamento che si valuti l’impatto sulle donne ma il Consiglio, cioè i governi degli stati nazionali, lo ha rifiutato. E’ stato accettato solo nel quadro finanziario pluriennale (7 anni) e vorremmo anche nel FSE e nei fondi regionali che insieme costituiscono i finanziamenti ordinari distribuiti ai vari stati su progetti. Le commissarie nominate dalla Von der Leyen, e lei stessa, non particolarmente femministe ma più attente comunque allo stato delle donne durante questa pandemia che continua a correre soprattutto se si fanno molte pressioni dal basso.

Per inciso già le ricercatrici dello Spallanzani hanno isolato per prime il Coronavirus quasi due anni fa e Angelique Coetzee ha scoperto l’ultima variante Omicron che fa tanta paura ma in Italia non si investe in ricerca e le baronie universitarie non lasciano spazio alle donne che sono costrette ad andarsene all’estero. I soldi che stanno arrivando dall’Europa rischiano per la fretta di finire in progetti e riforme vecchie, che non tengono conto di come la situazione è cambiato completamente perché preparate da uomini che non hanno patito, nella maggior parte dei casi, crisi e pandemia come è successo alle donne che sanno meglio capire come si sta evolvendo. Inoltre abbiamo ormai accumulato un debito impressionante in Italia e, come sostiene Giovanna Badalassi, bisogna ragionare di futuro e occorre un cambiamento culturale per progettare un piano di rientro credibile che ora non c’è. Dobbiamo anche rivedere gli obiettivi della piattaforma di Pechino, peraltro in gran parte inattuati, e considerare pandemie e catastrofi climatiche che ci tormenteranno con i cambiamenti radicali nel nostro modo di vivere e essere comunità, che stanno purtroppo avvenendo e di cui noi, ecofemministe siamo ben consce.

La presidente della commissione diritti umani PO e relazioni internazionali Marwa Mahmoud di Reggio Emilia ha affrontato il collegamento tra donne che lavorano per 2/3 nei servizi sociosanitari e il 60% contemporanemente deve lavorare gratis x la cura familiare, l’impoverimento delle donne, la carenza di asili e assistenza anziani, il poco peso politico che viene loro riconosciuto, il ruolo fondamentale che hanno nei processi migratori perché capaci di connettere mondi e di riscattare, come seconde generazioni, tutti i sacrifici, le violenze e le difficoltà dei loro genitori. Se rileggete le parole di Luisa Passerini su chi può salvare l’Europa che ho riportato nel post precedente vi colpirà il collegamento tra la ricerca e la realtà politica nell’individuare donne e migranti come i reali soggetti che possono farlo.

Commenti:

  • Simona 30 Novembre 2021

    Purtroppo e’ cosi’..la donna abbandona il posto di lavoro perche’ deve badare al figlio, alla famiglia, ad un anziano a carico perche’ non ti puoi permettere una badante. Una situazione tale per cui la donna viene messa KO su ogni fronte. La discriminazione non esiste solo per il colore della pelle..ma anche per il sesso..nel caso specifico se sei DONNA. Il problema pero’ non sussiste perche’ noi non molliamo ed andiamo avanti perche’ ci vengano riconsciuti tutti i diritti.

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