report di Roma
postato il 4 Dic 2018«Noi donne, una maggioranza senza potere» Ora il femminismo diventa un soggetto politico: molte di voi hanno già letto questo articolo sull’INCONTRO A ROMA dell’amica Monica Ricci Sargentini che ringrazio per la tempestività, la chiarezza e anche il bel titolo che da voce alla svolta di cui accennavo ieri e che ho condiviso anche su FB, ma riporto qui perchè mi aiuta. Roberta Gasparetti mostra lo slogan della nuova associazione che abbiamo fondato a Bruxelles di cui vi ho parlato nel mio precedente post che ha avuto molte visualizzazioni e anche qualche commento interessante a cui rispondo qui anche grazie al bell’intervento di Monica che riporto solo in parte perchè la riproduzione è riservata e vi invito a leggerlo sul suo blog con il link.
Ecco cosa scrive Monica nel suo post su 27a ora: “Le donne in Italia sono il 51,3% della popolazione, eppure il loro potere è ridotto al minimo….[La politica ormai si coniuga solo al maschile, soprattutto a sinistra. Le donne sono sparite, messe in un angolo a guardare. E lo stesso accade nel mondo del lavoro dove sono sommerse da una scansione dei tempi rigidamente maschile ben rappresentata dalle riunioni interminabili cui partecipano. Come uscire dall’angolo? Se lo sono chieste diverse femministe in un’affollata e molto sentita assemblea sabato scorso alla Casa Internazionale delle Donne di Roma. «La civiltà è nella mani delle donne. Oggi più che mai: facciamoci avanti» il titolo dell’incontro che si propone di «ragionare della miseria di una politica sempre più misogina».]… [«Tutto quello che era femminista — dice Daniela Dioguardi dell’Udi — è stato masticato dal patriarcato e ci è tornato contro. L’affido condiviso, per esempio, è nato dal nostro desiderio di condividere la genitorialità ed è stato tramutato da Pillon in un’arma contro le madri. Con lo slogan “né puttane né madonne” non intendevamo certo rendere la prostituzione un lavoro né abbiamo mai pensato all’autodeterminazione come a un commercio di pezzi di corpo femminile».«Gli uomini non sono consapevoli della differenza — dice la presidente di Arcilesbica Cristina Gramolini — pensano che essere uomo e essere donna sia la stessa cosa. I maschi trovano nella prostituzione soddisfazione, tutto il sesso è buon sesso». Nella sala Carla Lonzi parlano anche le nuove generazioni. Martina Caselli, palermitana, 29 anni, dei collettivi Dipende da noi donne, detta l’agenda delle questioni: «Siamo contro la tratta e la prostituzione, contro la mercificazione del corpo, contro le mistificazioni queer, è difficile chiamarsi femministe se si pensa che le donne non esistano». Arianna di Vitto, romana, 30 anni, del gruppo RadFem Italia, denuncia l’occupazione maschile in Non Una di Meno: «È come se il patriarcato si fosse camuffato da femminista» dice..
Lo scorso 30 novembre a Bruxelles è nato Fun Europe, acronimo per Feminists United Network Europe, il cui slogan è «Europe needs Feminism» (l’Europa ha bisogno di femminismo). A farne parte femministe di organizzazioni non governative e di partiti politici. I Paesi rappresentati sono al momento Svezia, Danimarca, Germania, Romania, Polonia, Spagna e Italia. L’obiettivo del network è offrirsi supporto reciproco partecipando ad azioni congiunte e formare una piattaforma politica comune per le prossime elezioni europee. Liv Dali di Feminist Initiative Danimarca ha dichiarato: «Oggi abbiamo scritto un pezzo di storia. Abbiamo creato Feminist United Network Europa. Il femminismo non conosce confini, e insieme uniremo le nostre forze e svilupperemo l’Agenda Femminista Europea!».
Commenti:
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È la strada giusta. Ci vorrà tempo, lacrime e sangue, ma non si torna indietro a fare le comprimarie della politica gestita da leadership solo maschili.