Un otto marzo scombinato: parlino anche gli uomini di se stessi

postato il 7 Mar 2023
Un otto marzo scombinato: parlino anche gli uomini di se stessi

Il giorno in cui Elly Schlein è diventata segretaria del Pd ho scritto che ero proprio contenta e ho promosso un confronto tra ecofemministe che hanno condiviso e diffuso il nostro decalogo prima della tradizionale festa della donna augurandomi che fosse meno improntata di vittimismo di quanto non lo sia stata negli anni recenti.

Che ci piaccia o ci dispiaccia è stato registrato in tutto il mondo che due giovani donne sono diventate negli ultimi mesi presidente del Consiglio, la Meloni, e segretaria del maggiore partito di opposizione, la Schlein, creando una situazione nuova e impensabile fino a prima delle scorse politiche nel nostro paese, visto il maschilismo imperante a partire dalle istituzioni e dai luoghi della politica. La Camera dei deputati ha inaugurato oggi una sala delle donne, dove ci sono i ritratti delle elette illustri, alcune con cui ho lavorato con molto piacere e gratitudine. Giorgia Meloni ha fatto un discorso di incoraggiamento alle donne per valorizzarsi ed imitarla. Peccato che le donne e le bambine afghane, iraniane e pakistane, morte a Cutro, non siano state citate.

Le donne della parità, seguendo le orme delle fondatrici che sono state protagoniste della Resistenza e costituenti, si sono espresse sullo storico giornale Noi donne, con una certa equidistanza tra le due e con una soddisfazione generale, anche ricordando le recentissime nomine. Margherita Cassano alla presidenza della Corte di Cassazione e Silvana Sciarra alla Corte Costituzionale sono riferimenti importanti. Non mi pare però di cogliere cosa questa fase nuova stia scombinando, perché è indubbio che ciò succeda. Le ultimissime dimostrazioni sono le regionali con il 60% di astensioni, donne, giovani e aspiranti di sinistra che non si sentivano rappresentati da nessun candidato, e, contemporaneamente la campagna elettorale del PD dove la partecipazione nei circoli non è stata molto frequentata rispetto alle primarie precedenti mentre quella nei gazebo, che ha ribaltato il risultato, ha visto votare molte donne e giovani.

Noi avevamo lanciato il nostro decalogo prima di questo scombinamento, trovando spazio sui media e consenso tra esponenti del Pd, che poi hanno sostenuto Bonaccini, e dei 5stelle che ora garantiscono da subito la collaborazione con il nuovo partito. Poi, raggelate dall’esito delle elezioni, ci eravamo prese una pausa per capire meglio cosa stava succedendo, intensificando nel frattempo la nostra attività concreta sui territori, con candidature significative soprattutto in Lombardia, senza riuscire però ad eleggere le nostre candidate anche perché la concorrenza della Moratti, sostenuta da Calenda e Renzi, ha nuociuto più alla sinistra che a Fontana. Alcune si sono rifiutate di sostenere la Schlein, schierandosi a volte anche con prese di posizioni molto sgradevoli, per il suo voto all’invio di armi e la sua presunta posizione pro utero in affitto e prostituzione come lavoro liberamente scelto, oltre alla condivisione della proposta di legge con Zan. Altre, tra cui io, l’abbiamo sostenuta invece con molta determinazione pur non essendo iscritte al suo partito, forti del fatto che da sei anni anche lei non lo era e nonostante ciò aveva vinto.

Le nostre differenze, i nostri dubbi e le nostre speranze sono emerse con molta sincerità e molto rispetto nell’incontro di ieri che abbiamo registrato, e che decideremo di diffondere a chi non ha potuto partecipare ma si riconosce nel nostro decalogo, dopo un confronto sul da farsi.

Eravamo 15 donne e un uomo: Ilaria Baldini, Maria Carla Baroni, Antonella Casati, Laura Cima, Rita Coco, Simonetta Ferrero, Roberta Ferruti, Sara Gandini, Paolo Groppo, Laura Incantalupo, Monica Lanfranco, Lorella Marini, Pinuccia Montanari, Laura Moschini, Rosangela Pesenti, Eliana Rasera, Gabriella Taddeo. Abbiamo iniziato un confronto in itinere, riconoscendoci tutte nell’attualità del nostro decalogo e nell’urgenza di confronto sui punti individuati con opposizione e governo, ma dobbiamo definire tempi e interlocutori. Per me è stato un confronto libero e rispettoso, appassionato e interessantissimo. Ringrazio Paolo perchè ha dato la disponibilità’ a chiarire, partendo dal suo libro, che domande fare ai maschi per verificare la loro diserzione dal patriarcato. Ne avevo scritto il 16 gennaio scorso, ricordando il mio intervento al congresso di Lotta Continua nel 1976, cancellato o attribuito a una donna fino all’ultimo fedele alla dirigenza e al servizio d’ordine, proprio mentre noi donne con gli operai iniziavamo un processo che avrebbe portato poco dopo allo scioglimento dell’organizzazione. Mettevo allora in discussione la centralità operaia, usata come feticcio per coprire l’avvicinamento alla lotta armata, partendo dalla centralità dei nostri corpi, dall’uso fatto dagli uomini anche del nostro lavoro non pagato. Oggi quale centralità maschile dobbiamo mettere in discussione per liberare le energie femminili e trovare alleati per chiudere lo sviluppo insostenibile del patriarcato? Mi piacerebbe chiedere a leader importanti come Franceschini, la cui giovane moglie pare surclassarlo, Bersani molto rispettato ma che ha inaspettatamente abbandonato, Boccia e la sua moglie di destra che fa la conduttrice televisiva e ha smesso di farsi eleggere, il nesso con la loro recente conversione. E ad altri che come loro hanno sostenuto apertamente l’elezione della Schlein, ma anche e soprattutto ai capicorrente che candidavano a sindaci e a presidenti di regione solo maschi, le ragioni più personali della frana del Pd che hanno governato, l’emarginazione delle donne o il loro uso come gregarie. A Del Rio come ha allevato i suoi numerosi figli mentre faceva politica. E così via. Cioè le domande che vengono fatte alle donne in carriera.

Useremo questa prospettiva che ci veniva proposta, oggi nuova e fondamentale, per decodificare una realtà sempre più complessa e imprevedibile. Per questo chiederei a tutte di trovare tra i contatti fidati chi è interessato a sottoscrivere il decalogo e a raccontarci come sta disertando il patriarcato.

Vorrei quindi valorizzare in questo 8 marzo uomini che dicono cose interessanti, anche se come al solito dimenticano che esistono le donne, che hanno un ruolo fondamentale da sempre, e tanto più oggi che sono sempre più visibili in ruoli di grande responsabilità. In questa scadenza qualcuno di loro farà i soliti discorsi di circostanza? O ci saranno novità e dichiarazioni sorprendenti? In attesa di altri uomini disponibili a sottoscrivere il nostro decalogo, riporto in questo 8 marzo le dichiarazioni di Mattarella, del cardinale Zuppi e la copertina del libro di De Masi.

 E aspetto da tutte e tutti voi che mi leggete altre segnalazioni significative.

Per il Capo dello Stato «sulle coste della Calabria si è verificato una tragedia che ha coinvolto e commosso il nostro Paese. I profughi afgani ci hanno fatto tornare in mente quanto il nostro Paese ha fatto due anni fa, con la presa del potere dei talebani, per portare in Italia tutti i cittadini che hanno collaborato. Nessuno è stato lasciato, tutti sono stati accolti in Italia. Ci tornano in mente le scene dei cittadini che all’aeroporto imploravano un passaggio e ci fanno comprendere perchè intere famiglie cercano di lasciare la loro terra per cercare un futuro altrove».

«La libertà non è effettiva se non è appannaggio di tutti: in un mondo che è sempre più una comunità raccolta, interconnesso, la mancanza di libertà o di esercizio di diritti in un luogo colpisce tutti, ovunque». Esiste, secondo il capo dello Stato, «il valore della unicità del genere umano e questa unicità ricorda il valore della indivisibilità della libertà se non è appannaggio di tutti».

Una linea in continuità con la presa di posizione del presidente della Repubblica si ritrova nelle parole del cardinale Matteo M. Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. «L’accoglienza è l’unico messaggio possibile. Chi non ha casa, va accolto. Dobbiamo metterci sempre nei panni degli altri. Chi ha perduto tutto e deve scappare, deve trovare accoglienza. Non ci sono alternative. Quello all’emigrazione era un diritto garantito per tutti gli uomini, prima che sorgessero muri e nascessero paure. Tanto più per chi scappa da guerra, violenza o fame. Mettere in contrapposizione questo con il nostro futuro, significa non volere il futuro. L’accoglienza apre al futuro, la chiusura fa perdere anche il presente». (da Il Sole24ore del 6 marzo 2023)

Ma non c’è progresso senza felicità e non si può essere felici in un mondo segnato dalla distribuzione iniqua della ricchezza, del lavoro, del potere, del sapere, delle opportunità e delle tutele. Quest’inumana disuguaglianza non avviene a caso ma è lo scopo intenzionale e l’esito raggiunto di una politica economica che ha come base l’egoismo, come metodo la concorrenza e come obiettivo l’infelicità”.(Domenico De Masi, La felicità negata, Einaudi, Torino, 2022)

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